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Qualcosa di sinistra
10 Aprile 2024 - 16:20
Il Piemonte non lo merita, Torino non lo merita, Settimo non lo merita.
Mi sento di sintetizzare così, la situazione politica piemontese, fatta di tanti amministratori locali competenti, appassionati, disinteressati, e di esponenti all’arrembaggio, violenti nel linguaggio e nei modi, pretestuosi, cinici, alla costante ricerca della visibilità social, disamorati del bene pubblico.
Ahimè, noto che gli aggettivi che ho usato per descrivere la situazione sono per lo più negativi, un sintomo grave. Altrettanto grave è che – d’istinto – mi sia riferita soltanto agli «amministratori», dimenticando che la politica è fatta di corpi collettivi (i partiti) e dei loro rappresentanti anche non istituzionali. Sintomo che i partiti sono svaporati, non esistono in quanto soggetto politico, percepiti non a torto – a stare alle cronache di questi giorni - come sommatoria di singoli e dei loro interessi.
Torino e la sua provincia seguono preoccupati - a dir poco – il destino di Stellantis. Fino alla fine dell’anno è previsto un ingente utilizzo di ammortizzatori sociali, ma «il rischio è che tra sette anni Mirafiori chiuda per consunzione». Insomma una «dismissione silenziosa che si sta consumando sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori», riflettendosi inevitabilmente sugli occupati dell’intera filiera.
Dopo il caso di Rear, conclusosi con un restyling del gruppo dirigente e del management della cooperativa, è la volta di un’associazione del terzo settore che si occupa del sociale, un ambito nel «quale lavorano quasi tutte donne spesso sotto pagate e sotto inquadrate». I committenti sono gli «enti pubblici, che esternalizzano i servizi sociali con appalti al ribasso e progetti brevi, in media da un anno, lasciando il settore ancor più nell’instabilità».
A Torino, o cassa integrazione e incentivi per andarsene o lavoro povero e spesso cattivo, ecco di cosa dovrebbero occuparsi i partiti.
Invece… Invece i piemontesi che, quest’anno, eleggeranno il presidente e il consiglio regionale e voteranno per 801 sindaci e consigli comunali, tra questi quelli settimesi, si trovano di fronte una pessima offerta politica. I partiti del governo regionale uscente sembrano incapaci di rappresentarsi se non attraverso esponenti dal linguaggio aggressivo, volutamente conflittuale, con scarse competenze e scarsissimo profilo istituzionale, mentre il maggior partito d’opposizione, dopo aver tentennato a lungo sulla scelta del candidato, ora è prigioniero di un’inchiesta giudiziaria che ne delinea un ritratto per nulla rassicurante: un partito preda ormai non solo delle correnti e dei capataz, ma forse – e persino – del malaffare, gettando nello sconcerto e nel rammarico una considerevole fetta di elettori.
A distanza di sessanta giorni dalle elezioni, un pessimo modo di entrare nel vivo di una campagna elettorale, nemmeno cominciata e già finita. Davvero meritiamo di più.
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