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Lo stiletto di Clio
13 Gennaio 2024 - 09:56
IN FOTO 14 dicembre 1924, s’Inaugura la tranvia elettrica Settimo-Torino
A differenza di oggi, l’economia locale attraversava una fase di straordinario sviluppo. Superata la crisi del 1921, dopo la fine della Grande guerra, le spinte all’industrializzazione avevano ripreso vigore.
In un verbale di deliberazione del 12 gennaio 1924, il commissario prefettizio Gioachino Girardi poteva sostenere che il paese viveva una situazione «comune a tutte quelle località» che, trovandosi «nelle vicinanze di una grande città», erano «favorite dai mezzi di comunicazione, dalle condizioni edilizie e dalla specializzazione della maestranza».
IN FOTO Una veduta di Settimo Torinese fra le due guerre mondiali
«In questo Comune – precisò ulteriormente Girardi – sono sorti e continuano a sorgere, in modo eccezionale, stabilimenti» che s’impongono «su tutte le piazze d’Italia ed in molte altre dell’estero» per «la bontà dei loro prodotti».
La popolazione (oltre 6.600 abitanti nel 1921) non poteva che risultare in costante crescita per effetto di un inarrestabile flusso migratorio da tutte le province piemontesi, ma anche da altre regioni, specie dal Veneto. Il saldo migratorio attivo fu di 123 persone nel 1922, di 155 nel 1923, di 386 nel 1924: nel 1925 salirà a 710.
Ormai l’industria era il volano dell’economia locale, con funzione trainante per i commerci, l’artigianato, le lavanderie e i servizi d’interesse collettivo.
«Da alcuni anni a questa parte, per lo sviluppo di promettenti industrie impiantate nel territorio di questo comune – riscontrerà, nel 1925, il commissario prefettizio Ignazio Pacì, il successore di Girardi – si continua a costruire edifici per corrispondere, da un lato, alle necessità delle private aziende e, dall’altro, alla richiesta di alloggi della popolazione immigrata».
Le mappe dell’epoca evidenziano i tratti di una espansione edilizia che si sviluppava a macchia d’olio, conformandosi al tracciato delle vie già esistenti, nella più totale assenza di un disegno urbanistico d’insieme.
All’esterno dell’abitato principale, in considerazione del basso costo dei terreni, prevalevano le casette unifamiliari a un solo piano, con giardino e orto. «Si costruiscono, in media, cinquanta case all’anno», puntualizzò Girardi nel gennaio 1924.
Pochi dati sono sufficienti a delineare un quadro delle energie messe in moto dalla crescita industriale.
A Settimo, nel 1924, si contavano trentacinque esercizi pubblici, cinque alberghi, quattordici macellerie, due farmacie e cinque rivendite di generi di privativa, l’ultima delle quali aperta quello stesso anno in una delle zone di maggiore sviluppo demografico e edilizio, la località Campidoglio-Provinciale, dove dal 1914 era attivo lo stabilimento Paramatti (colori, vernici e pennelli).
Intorno al 1924, il dazio (l’imposta indiretta che colpiva le merci introdotte in paese) procurava un gettito che non si discostava troppo dalle 120 mila lire annue; il peso pubblico, prescindendo dai traffici legati al mercato settimanale del martedì, forniva un utile annuo di circa diecimila lire.
Nel 1924 fu elettrificata la vecchia tramvia a vapore che univa Settimo a Torino attraverso la strada dell’Abbadia di Stura. Il che permise di migliorare in modo sensibile i collegamenti con l’ex capitale sabauda. A realizzare l’opera furono i fratelli Giacomo e Carlo Ghigo, i nuovi concessionari della linea. Il Comune di Settimo intervenne con un contributo di ben 250 mila lire, ricavate dall’alienazione dell’Azienda elettrica municipale. La nuova linea fu inaugurata il 14 dicembre di quell’anno.
Correva l’anno 1924. Un secolo or sono...
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