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Eporedia Futura

Damnatio Memoriae

Ex sindaco e ex assessora coperti, insieme al nome del primario

Damnatio Memoriae

Questa era la pena prevista nell’antica Roma per i nemici dello Stato e, successivamente, per gli imperatori di cui non si voleva lasciare traccia ai posteri.

Prevedeva la cancellazione del nome del condannato dagli edifici, lo sfregio dei ritratti che lo raffigurassero e spesso anche la distruzione delle opere pubbliche da lui volute o dedicategli.

La damnatio memoriae è tornata recentemente in voga, tra il pubblico non particolarmente interessato alle vicende dell’impero romano, a seguito dei tristi eventi riconducibili alla cosiddetta “cancel culture”,  con l’abbattimento di statue e la proibizione della diffusione delle opere di personaggi del passato ritenuti non in linea con alcuni valori del mondo contemporaneo.

Sebbene a Ivrea nessuno abbia pensato di rimuovere il busto del Generale Ettore Perrone di San Martino o qualche altro – forse anche a causa della scarsa presenza di monumenti simili – un recente evento ricorda in maniera piuttosto lampante la sopra citata damnatio memoriae: è di questi giorni, infatti, la notizia della cancellazione dei nomi del già Sindaco Stefano Sertoli e del suo Assessore Giorgia Povolo dai libri de Il Piccolo Principe donati dal Comune all’Ospedale di Ivrea per essere consegnati ai nati nell’anno in corso.

A dire il vero sono stati coperti, insieme al nome del primario eporediese, con una striscia di nastro adesivo dorato, forse per aggiornare i neonati sugli sviluppi politici di Ivrea o forse per intestarsi un’iniziativa pensata dai propri predecessori, che non può in alcun modo essere dichiarata degna di lode e portata avanti senza censure.

Non so quale fosse l’intenzione di chi ha disposto questo colpo di scotch – dubito che sia stata un’idea autonoma di un dipendente comunale – ma l’esito risulta quantomeno grottesco. 

Mi dispiace molto per Stefanus Massimo Sertolii e per Georgia Livia Povolus, ultimi destinatari di una damnatio memoriae che definire assurda è poco.

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