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Mentre si litiga sull’ospedale, ci privatizzano i pronto soccorso

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E’ una regola di sopravvivenza: quando una notizia inizia a riempire tutte le prime pagine dei giornali, bisogna stare all’erta perché vuol dire che i decisori ne stanno combinando una grossa.

Sta accadendo con la discussione con colpi di scena sulla collocazione del nuovo Ospedale di Ivrea o del Canavese che dir si voglia della quale è piena la cronaca cittadina.

Barelle in Pronto Soccorso

Come Unione Popolare scrivevamo: “Ivrea deve attivarsi con urgenza (sono gravi i ritardi fin qui accumulati) per svolgere un ruolo di coinvolgimento delle istituzioni sul territorio per arrivare, in tempi brevi, ad un’ipotesi di collocazione di un nuovo ospedale che tenga insieme le esigenze comuni  e il tema della viabilità e dell’impatto ambientale, abbandonando politiche di campanile”.

Invece sono proprio le “politiche di campanile” a prevalere, a discapito di tutta l’utenza. Da un lato perché si sta ripetendo un film stravisto la cui trama parla di un territorio che litiga, non riesce a fare sintesi, ottenendo come unico risultato il blocco di ogni decisione.

Dall’altro distraendo le persone dai problemi presenti: l’ospedale attuale, anche se si decidesse domani dove costruire il nuovo, dovrà funzionare ancora per molti anni, vi è quindi l’urgenza di adeguare la struttura affinché personale e degenti possano viverlo dignitosamente (indegna la soluzione dei ventilatori per contrastare l’afa). In parallelo si devono potenziare le strutture esistenti di Castellamonte e Cuorgné, in quest’ultimo ospedale riaprire immediatamente il Pronto Soccorso. Su questo devono impuntarsi i sindaci delle valli canavesane nell’immediato. Per non trovarsi fra 4-5 anni con un ospedale nuovo, ma con il deserto attorno.

Ma la discussione accesa ad arte sulla collocazione del nuovo ospedale, che tanto odora di elezioni regionali 2024, fa un altro grave danno: non tiene accesa l’attenzione sulle manovre privatiste della giunta Cirio. Prima fra tutte la voglia di privatizzare i pronto soccorso.

L'assessore regionale alla sanità Luigi Genesio Icardi

E’ notizia di questi giorni che l’assessore Icardi si sia detto favorevole e pronto a valutare l’offerta di gestione dei servizi di emergenza e urgenza arrivata dalla sanità privata, per decongestionare i Pronto Soccorso. Un assessore, ruolo politico pubblico, persona che gestisce la cosa pubblica, che a fronte di carenze organizzative di un settore sotto la sua stessa responsabilità, prende anche solo in considerazione di cedere un servizio pubblico essenziale al privato, è quanto meno manchevole e inadeguato.

E perché i pronto soccorso sono congestionati? Forse perché si sono tagliati da tempo i servizi territoriali e quindi si riversano nei Dea anche persone, in particolare anziani e cronici, che potrebbero invece poter superare molte delle emergenze a casa con le strutture adeguate?

Forse perché, come in tutti i settori della sanità pubblica, sono stati tagliati gli operatori e il turn-over non viene coperto? E’ in atto una lenta, ma continua distruzione della sanità pubblica, che pure a denti stretti lavora professionalmente e universalmente con tantissime eccellenze, per arricchire le casse delle cliniche e strutture private. Di questo dovrebbero discutere i sindaci e indignarsi le cittadine e i cittadini, prima che sia troppo tardi.

Prima di scoprire che una malattia grave che richiede cure lunghe e costose o una operazione salvavita che richiede macchinari d’avanguardia dai costi altissimi, non potranno più essere garantite a tutti, ma solo a chi avrà i soldi per pagarsele (come per altro accade già con tante persone che non riescono più a sostenere nemmeno il costo dei ticket e quindi rinunciano a curarsi).

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