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Ivrea

La Pace conviene. Eppure divide

La Pace conviene. Eppure divide

Alla prima prova sulla traccia “Pace” il Consiglio Comunale di Ivrea consegna il foglio in bianco. Forse per il timore di non riuscire ad accogliere e far accogliere con ampio consenso l’appello delle associazioni e dei singoli aderenti del Presidio per la Pace contro il regolamento europeo Asap che favorisce la produzione di munizioni e missili a scapito della spesa sociale.

L’appello è stato inviato al sindaco, al presidente e ai/alle capogruppo, anche all’ex sindaco, capogruppo di minoranza, per essere presentato nel consiglio comunale del 26 giugno.

Arrivato tardi per alcuni, non pervenuto per altri, sfuggito ad altri ancora, l’appello chiedeva al Consiglio eporediese di manifestare il dissenso verso il regolamento europeo “Asap” di prossima approvazione che consentirà agli stati membri di spendere denaro destinato ad interventi civili e sociali (Pnrr e Recovery Fund) per produrre “munizioni e missili”. Una follia pura della quale si tace sui media.

L’obiettivo delle associazioni era proprio quello di portare a conoscenza della cittadinanza quest’azione che ci tocca tutti, di far esprimere il consiglio cittadino contro un dispositivo che oltre a violare il Trattato sull’Unione Europea è contrario ai principi della Costituzione Italiana. Se non si pronunciano le città come Ivrea che fanno parte di Mayors for Peace, la rete internazionale dei Sindaci per la Pace e il disarmo nucleare, chi dovrebbe muoversi?

Vero è che grazie ad un emendamento del Pd il Parlamento italiano ha decretato che nel nostro paese non potranno essere utilizzati i fondi del Pnrr per spese militari, ma questo di certo non risolve il problema. In primo luogo perché l’Asap permette di usare oltre ai fondi del Pnrr, anche quelli del Recovery Fund e in secondo luogo perché non ci può bastare di fare la penisola (quasi) felice in una Europa “guerrafondaia” che nel 2012 pure ricevette il Premio Nobel per la Pace.

 

Scollegandoci dalla tremenda guerra Ucraina, senza porre in campo il tema dell’invio di armi nei teatri di guerra, per altro vietato dalla nostra Costituzione, perché l’opposizione ad un regolamento contro le popolazioni dovrebbe essere divisivo? Quale parte politica, e a maggior ragione nelle piccole comunità come la nostra eporediese, potrebbe essere d’accordo a togliere fondi alla spesa sociale e civile a favore della produzione di armi?

E a chi fra gli eletti nelle istituzioni locali che appartiene a partiti nazionali ed ha rappresentanza in Europa, non viene istintivo chiedere ai propri parlamentari in Italia e in Europa di rifiutare tale aberrazione e di destinare invece non solo tutti i fondi come il Pnrr e il Recovery fund a favore delle popolazioni, ma anche di tagliare drasticamente la spesa militare* per aumentare invece i trasferimenti agli enti locali che sono il pezzo di Stato più vicino ai cittadini? Chissà, magari a questi cittadini verrebbe anche la voglia di tornare a votare. 

Ma non è ancora tutto perduto. Il voto definitivo al Parlamento Europeo che doveva essere attorno a metà luglio, forse slitterà a settembre, così il nostro Consiglio Comunale avrà il tempo di approvare l’appello del Presidio per la Pace nella seduta del 24 luglio e certo prima di allora ogni consigliere e consigliera potrà farsi portavoce di questo dissenso presso il proprio partito oppure i civici presso l’Anci o le reti dei Comuni e/o anche semplicemente partecipando ai presidi per la Pace che da 72 settimane ininterrottamente si tengono in a Ivrea.

* In Italia passeremo da più di 70milioni al giorno per le spese militari a 104milioni fino al 2% del Pil. Aumento approvato dal Parlamento italiano nel marzo 2022 a larghissima maggioranza con 391 voti favorevoli  (tutto l’arco) e solo 19 voti contrari (singoli soprattutto nel gruppo misto come le deputate di ManifestA aderenti a Unione Popolare).

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