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Covid
03 Gennaio 2023 - 10:01
Vaccini ai bambini (foto d'archivio)
Con la fine del 2022 si può verificare, dati alla mano, se l’«obbligo vaccinale per la prevenzione dell’infezione da Sars-CoV-2» contenuta nei decreti del Governo Draghi convertiti in legge dal Parlamento abbia ottenuto l’effetto sperato. Costringendo gli italiani a farsi inoculare il “vaccino” anti-Covid si è raggiunto l’obiettivo di prevenire l’infezione «per lo svolgimento in sicurezza delle attività economiche e sociali»? Insomma: “vaccinare” a tutto spiano - pena l’impossibilità di andare a lavorare, o di frequentare l’università, o di viaggiare, o di recarsi nei locali pubblici - è servito, com’era negli auspici, a contenere la diffusione del virus nel nostro Paese?
No, non è servito. Anzi: con l’aumentare delle inoculazioni (e delle dosi: prima due, poi tre, poi quattro, ora siamo alla quinta) in Italia è progressivamente aumentato anche il numero di contagi: nel 2020 - quando i cosiddetti “vaccini anti Covid” ancora non c’erano - erano stati poco più di due milioni; nel 2021, a campagna vaccinale in corso, più di 4 milioni; quest’anno, con il 90% della popolazione “vaccinata”, più di 19 milioni: di cui oltre 15 milioni plurivaccinati. Togliere la libertà ai non vaccinati non ha quindi limitato per nulla la diffusione del virus, visto che a portarlo in giro - con questi numeri impressionanti - erano i vaccinati dotati di “green pass”. Ancora oggi in Italia ci sono più di 400 mila “positivi”, a cui la “vaccinazione” (che secondo Draghi & c. avrebbe tenuto lontano il virus) non ha impedito di contrarre il Covid.
Visti i risultati delle prime tre dosi, e siccome i fatti hanno la testa più dura delle fandonie governative (dopo tre anni di pandemia: alla buon’ora...), la campagna per la quarta dose finora è stata un flop: nonostante il martellamento mediatico l’hanno fatta in poco più di 5 milioni: meno del 30% della platea, meno del 10% della popolazione.
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