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Carnevale di Ivrea
25 Gennaio 2025 - 19:09
Era il 1954, un anno destinato a diventare storico per il quartiere di San Grato a Ivrea. È qui che un gruppo di amici condivide un sogno: creare qualcosa di unico, qualcosa per celebrare la passione per il Carnevale e l’irrefrenabile voglia di festa. Nasce così la squadra degli Aranceri della Morte, un nome che suona come una sfida e che ancora oggi evoca rispetto, grinta e tradizione. Il punto di ritrovo di questi visionari? Il bar Tre Galli, situato in stradale Torino, cuore pulsante del quartiere. Seduti l’uno di fronte all’altro i fratelli Pocchiola, Stocco, Nale ed Aldo Rizzi.
Fu lì che nacquero le prime strategie, le risate e l’entusiasmo che li avrebbe portati a lanciare le loro arance con fierezza in Piazza di Città. La prima divisa, semplice ma emblematica, è costituita da una tuta da lavoro blu e da un berretto che ricordava quello della Legione Straniera.
Già dai primi anni, la squadra si fa notare per la sua combattività e lealtà, un binomio che sarebbe diventato il marchio di fabbrica della Morte. Negli anni Cinquanta fa la sua comparsa il celebre stemma con il teschio bianco, ispirato al simbolo “Pericolo di morte” sui pali dell’alta tensione.
Un’immagine che trasmette un messaggio chiaro: chiunque si fosse trovato nella zona di tiro degli Aranceri della Morte avrebbe dovuto prepararsi a una pioggia di arance lanciata con forza e precisione. La divisa, come la squadra, si evolve con il tempo.
Alla fine degli anni Cinquanta, la tuta blu lascia il posto a una casacca nera, pantaloni verdi e fazzoletto bianco.
Negli anni Sessanta, i pantaloni sono scozzesi rossi e blu, ma a causa della difficoltà nel reperire la stoffa, si passa presto a un design più semplice: pantaloni rossi con bande nere laterali.
Gli anni Settanta rappresentano l’apice del successo. Sotto la guida di William Grassi, la squadra conquista il primo premio per il getto delle arance, un traguardo che consolida il prestigio nel Carnevale di Ivrea. Ma non è solo questione di vittorie: la Morte si afferma come una comunità unita, animata da uno spirito goliardico e da un senso di appartenenza che va oltre le battaglie in piazza. Nel 1989, la squadra si costituisce in associazione sotto la presidenza di Emilio Braghieri, conosciuto da tutti come Ino.
Da allora, gli Aranceri della Morte non si limitano a essere protagonisti del Carnevale, ma diventano anche promotori di iniziative solidali. Nel 1999, organizzano “Una Partita per la Vita”, un evento che vede in campo una selezione degli Aranceri della Morte contro la Nazionale Calcio Artisti TV, con la partecipazione straordinaria di Rita Levi Montalcini come madrina e del Gabibbo come mascotte. L’incasso, devoluto all’AISM di Ivrea, dimostra che dietro quella grinta c’è un cuore generoso.
Il 2003 segna un momento storico per la squadra: il cinquantenario. Gli Aranceri della Morte vengono insigniti dell’onorificenza “Oditori et Intendenti Generali delle Milizie et Genti da Guerra del Canavese”, un riconoscimento per chi contribuisce a mantenere viva l’essenza del Carnevale di Ivrea.
Il vero trionfo arriva con il primo premio assoluto, che fa esplodere di gioia Piazza di Città. Nonostante le sfide, come la pandemia di Covid-19 che ha bloccato le edizioni del Carnevale dal 2020 al 2022, la Morte ha continuato a crescere. Il 2023 ha segnato la ripartenza, con la celebrazione del 70° anniversario e una vittoria straordinaria che ha visto gli Aranceri tornare sul podio più alto. Oggi, sotto la guida di Pierfranco Morra e con il presidente onorario Beppe Sado, la squadra continua a essere un punto di riferimento per il Carnevale e per la comunità di Ivrea.
Ogni anno, il teschio bianco svetta con orgoglio sopra le loro teste, simbolo di forza, tradizione e amicizia. Gli Aranceri della Morte non sono solo una squadra: sono una leggenda vivente, un intreccio di storie, emozioni e spirito di appartenenza che, da più di 70 anni, rende il Carnevale di Ivrea un evento unico al mondo.
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