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06 Settembre 2025 - 14:55
Sabato 6 settembre, una mattina limpida e silenziosa in cui la Cattedrale di San Giusto a Susa (TO) ha accolto l’ultimo saluto a Mara Favro, la cameriera 51enne scomparsa nel marzo del 2024.
Un addio senza bara, perché i resti di Mara sono stati tumulati solo tre giorni prima, il 3 settembre, nel cimitero di Mompantero. Un addio atteso, carico di dolore, e segnato dalla richiesta di verità e giustizia.
La cerimonia è stata officiata dal viceparroco don Hervè Mora Anjara. In prima fila i familiari, accanto ad una nutrita folla di amici, colleghi, conoscenti, semplici cittadini.
La comunità di Susa si è stretta intorno al ricordo di Mara, presenti anche le istituzioni e alcuni rappresentati dell’amministrazione comunale tra cui il sindaco Pier Giuseppe Genovese.
“Chiederò verità per Mara tutti i giorni della mia vita”, ha detto con voce rotta dall’emozione Antonella Gentile, amica di Mara e sua collega in un negozio di artigianato.
Durante la cerimonia, Antonella ha distribuito ai presenti dei fiocchetti rossi, simbolo della lotta contro la violenza di genere. “E’ bello vedere che così tante persone hanno accolto il mio invito ad indossare il fiocchetto rosso – prosegue – li ho realizzati personalmente perché questa è una storia di violenza che ha bisogno di verità e giustizia”.
“Non ci deve essere un omicidio senza giustizia – hanno commentato alcuni presenti – crediamo di poter parlare a nome di tutti: serve giustizia per Mara. Dopo un anno e mezzo almeno siamo riusciti ad ottenere una cerimonia in suo suffragio e i suoi resti da seppellire. Avevamo bisogno di un luogo in cui piangerla, avere un posto in cui pregare per lei.”
Susa ricorda Mara Favro
Mara era scomparsa nella notte tra il 7 e l’8 marzo 2024, dopo aver terminato il turno di lavoro in una pizzeria di Chiomonte. I suoi resti sono stati ritrovati mesi dopo nei boschi tra Chiomonte e Gravere, ma l’inchiesta sulla sua morte è ancora aperta. Nessuna verità definitiva, nessuna responsabilità accertata. Solo ipotesi, dolore e attese.
All’inizio della funzione, il fratello Fabrizio ha voluto leggere un pensiero personale. “Prego solo e mi auguro che questo tuo addio così prematuro possa servire a tutti da insegnamento,” ha dichiarato.
Il discorso del fratello ero volto a ricordare Mara: “Oggi vogliamo semplicemente ricordarti con queste poche parole. Ricordarti per i sorrisi che hai sempre regalato a chiunque incontrarsi, per la tua gentilezza, la tua voglia di vivere e l'ottimismo che contagiava chiunque incontrassi, per essere stata una splendida mamma affettuosa e sempre presente, per tutti i momenti belli e brutti, ricordati semplicemente per come eri”.
Fabrizio Favro ha ricordato la sorella Mara
Poi, Fabrizio Favro ha proseguito: “Le persone che purtroppo la vita ha reso più fragili di altri meritano più attenzione, rispetto, amore e comprensione. Non devono e non possono mai essere sottovalutate, sfruttate e ignorate per le loro vulnerabilità. Ciao Mara.”
Fuori dalla cattedrale, uno striscione bianco portato da un gruppo di amici recita: “Mara ti vogliamo bene.” Una frase che riassume l’affetto e il senso di vuoto lasciato dalla sua scomparsa. “Noi siamo tutte persone che volevano bene a Mara e siamo qui anche per chiedere che le sia fatta giustizia”, hanno detto, stringendosi nel ricordo.
Durante l’omelia, don Hervè ha richiamato la necessità della memoria:
“Stringiamoci alla famiglia di Mara in questo momento di lutto e dolore. Questo è il momento della preghiera e del silenzio, ma anche della speranza della fede. Questo momento deve servire per parlare di Mara, della sua vita e di come lei era veramente. La vera morte è essere dimenticati, che non sia così per la cara Mara. E la nostra presenza qui è la testimonianza di quello che era per ciascuno di noi.”
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