“Per Casale Monferrato vogliamo ecogiustizia in nome del popolo inquinato insieme al completamento delle bonifiche che ancora mancano all’appello e che riguardano i 48 comuni ricadenti nel SIN. Non si può continuare a morire per colpa dell’amianto”.
A chiederlo a gran voce sono ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera che questa mattina, mercoledì 27 novembre 2024, hanno organizzato un flash mob davanti all’ingresso del Palazzo di Giustizia di Torino dove si sta svolgendo il giudizio di appello nel processo “Eternit bis”.
Con quest’azione collettiva davanti al tribunale, accompagnata dalla lettura simbolica di una sentenza, si è aperta la prima tappa della campagna nazionale “Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato”, promossa dalle 6 associazioni per riportare in primo piano, in Italia, il tema delle bonifiche dei siti inquinati di carattere nazionale e regionale, feriti per anni dai veleni, dove ambiente e salute non sono diritti garantiti.
L’obiettivo è quello di richiamare la politica a impegnarsi per questi territori, spesso dimenticati, chiedere la piena applicazione del principio chi inquina paga e avviare dei patti di comunità per la riqualificazione ambientale, sociale ed economica.
Un picco di casi di mesotelioma
Quella di Casale Monferrato è una storia lunga, dolorosa e difficile che però ha costruito consapevolezza e risultati, sia riguardo le bonifiche degli edifici pubblici e dello stabilimento ex Eternit, sia per la realizzazione di una discarica pubblica per l’amianto, unica in Italia.
Risultati importanti ottenuti grazie alla tenacia dell’AFEVA (Associazione familiari e vittime amianto), un’associazione che ha saputo coinvolgere nella vertenza amianto tutta la cittadinanza e le istituzioni.
Nonostante i risultati, le bonifiche non sono terminate e l’amianto ancora miete vittime. Infatti, il mesotelioma è il tumore più legato all'esposizione all'amianto e i suoi sintomi si manifestano in genere solo decenni dopo l'esposizione.
Le analisi del rapporto “Sentieri”, realizzato dall’Istituto superiore di Sanità, hanno evidenziato un picco di casi di mesotelioma in prossimità dell’ex azienda produttrice di manufatti di cemento-amianto e in aree secondarie dove veniva utilizzato materiale asbestiforme.
A ciò si aggiungono anche gli ultimi dati Eurostat, secondo cui nel 2021 l'Italia ha riportato il maggior numero di decessi per mesotelioma prevenibile (518), seguita da Germania (400) e Francia (329).
“La strada verso una definitiva scomparsa dell’amianto a Casale Monferrato e nei comuni limitrofi - dichiarano ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera - è ancora lunga vista l’elevata diffusione della fibra sul territorio. Per questo è fondamentale che si completi al più presto il percorso di bonifica degli edifici pubblici e privati dei 48 comuni, 45 dei quali in provincia di Alessandria, 2 in provincia di Vercelli e uno in provincia di Asti, ricadenti nel SIN (Sito interesse nazionale). Quanto fatto fino ad oggi ha portato a risultati molto importanti per il risanamento e il rilancio della città di Casale Monferrato, ma bisogna prevedere ancora molti altri interventi per voltare veramente pagina”.
Oggi, ricordano le associazioni, la parte più complessa delle operazioni risulta essere la messa in sicurezza e successiva bonifica di tutto l’amianto che nel tempo è stato utilizzato per le costruzioni e lo sviluppo della città di Casale Monferrato e di tutti i paesi nel suo hinterland.
I dati disponibili, aggiornati al 2022, parlano di 3.021 domande evase e liquidate, 484 sono in corso di finanziamento, 1.078 sono giacenti e in fase di verifica.
In tutto 1.200.000 m2 di tetti e coperture sono stati bonificati. È in esecuzione la bonifica del terzo lotto sul Canale Lanza adiacente all’ex area Eternit. Sono terminati i lavori di ampliamento della discarica.
Patto di comunità e proposta di gemellaggio
Durante l’assemblea di oggi pomeriggio, organizzata a Casale Monferrato dalle ore 17, verrà presentato il “Patto di comunità” per il Sito d’interesse nazionale di Casale Monferrato, con le proposte delle associazioni per sollecitare gli interventi che ancora mancano, monitorare la loro attuazione e promuovere la partecipazione attiva delle popolazioni ai progetti di transizione ecologica del territorio.
All’assemblea interverrà anche Pietro Comba, uno dei massimi esperti italiani sugli impatti sanitari dell’amianto, per illustrare una proposta di gemellaggio tra Casale Monferrato e Sibatè, una cittadina di 38.000 abitanti, situata a circa 30 km da Bogotà, in Colombia, dove uno studio internazionale ha identificato un’area ad alta incidenza di inquinamento da amianto e di mesotelioma pleurico.
Il caso della Saca di Cavagnolo
La vicenda dell'amianto in Piemonte ha segnato profondamente, oltre ovviamente alla comunità di Casale Monferrato, sede dell'Eternit, anche quella di Cavagnolo, area simbolo del dramma legato all'esposizione a questa pericolosa fibra.
La Saca di Cavagnolo, attiva dal 1947 al 1987, è tristemente ricordata come una “fabbrica della morte”.
In quegli anni, gli operai e gli abitanti della zona sono stati esposti a elevate quantità di polvere d'amianto, un killer silenzioso che ha causato la morte di molti lavoratori e loro familiari.
Si stima che almeno cinquanta persone siano decedute a causa di malattie legate all’esposizione all’amianto, tra cui mesotelioma e asbestosi. Tuttavia, si ritiene che le vittime siano molte di più, considerando che non solo gli operai della fabbrica, ma anche i loro familiari e gli abitanti vicini allo stabilimento sono stati esposti alle fibre letali.