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05 Novembre 2025 - 19:18
New York City ha scelto il cambiamento. E il suo nome è Zohran Kwame Mamdani, 33 anni, primo sindaco afro-indiano e socialista dichiarato nella storia della metropoli. La sua vittoria segna un punto di svolta nella politica americana: un messaggio chiaro al Partito Democratico, che si riscopre diviso tra il pragmatismo moderato di Joe Biden e la nuova ondata progressista che trova in Mamdani il suo nuovo volto.
Nato a Kampala, in Uganda, da genitori di origini indiane fuggiti durante la dittatura di Idi Amin, Mamdani è cresciuto nel quartiere Astoria, nel Queens, tra famiglie di migranti e comunità operaie. Suo padre è Mahmood Mamdani, uno dei più importanti studiosi africani di scienze politiche, mentre la madre è la regista Mira Nair, autrice di film come Monsoon Wedding e The Namesake. Un contesto familiare intellettuale, ma anche fortemente politico, che lo ha plasmato fin da giovane.
Prima di entrare in politica, Zohran Mamdani era un rapper e attivista per l’edilizia popolare. Con il nome d’arte Zohran MC, ha partecipato a serate hip hop nei club di Brooklyn e del Bronx, usando la musica come strumento di denuncia contro il razzismo sistemico, la violenza della polizia e la disuguaglianza sociale. Il suo percorso politico inizia nel 2018, quando si avvicina ai Democratic Socialists of America (DSA), lo stesso movimento di cui fa parte Alexandria Ocasio-Cortez, che diventerà una sua alleata e sostenitrice.
Nel 2020 viene eletto membro dell’Assemblea dello Stato di New York per il 36º distretto, che comprende Astoria e Long Island City. È il primo musulmano dell’Africa orientale a ottenere un seggio in quello Stato. Da allora si distingue per battaglie a favore dell’affitto equo, del trasporto pubblico gratuito, della tassazione sui grandi patrimoni e della transizione energetica giusta. Si oppone alla gentrificazione e difende con forza i diritti dei migranti e dei lavoratori dei servizi.
Quando decide di candidarsi a sindaco, molti lo considerano un outsider. Ma la sua campagna, costruita porta a porta, nei club e sui social, si trasforma presto in un fenomeno mediatico. Su TikTok e Instagram pubblica video ironici, clip di freestyle rap e momenti quotidiani con i cittadini del Queens. La sua frase più virale — “La politica è come un beat: se non la senti, non puoi seguirla” — diventa lo slogan della sua campagna.
La sfida decisiva arriva contro Andrew Cuomo, ex governatore e figura simbolo dell’apparato democratico newyorkese. Mamdani lo batte con un margine netto, portando al voto una coalizione di giovani, minoranze e lavoratori che non si riconoscevano più nei partiti tradizionali.
Per i Democratici, la sua elezione è un segnale forte: la sinistra può vincere anche nelle grandi città, parlando con un linguaggio nuovo. Non quello dei palazzi, ma quello delle strade, dei social, delle comunità.
Nel suo discorso della vittoria, Mamdani ha ringraziato la madre e ha citato il poeta Langston Hughes: «Let America be America again». Poi, rivolto alla folla che lo acclamava a Times Square, ha promesso: «Faremo di New York una città per chi la vive, non per chi la compra».
Il nuovo sindaco si prepara ora a un compito enorme: ricucire una città divisa, affrontare l’emergenza abitativa, riformare la polizia e trasformare la metropoli più diseguale d’America in un laboratorio politico del XXI secolo.
Come scrive il New York Times, “Mamdani è il primo politico americano a coniugare TikTok e Marx, rap e housing sociale, attivismo e governance”. E la sua vittoria non parla solo a New York, ma a un intero Paese in cerca di un nuovo linguaggio politico.
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