Cerca

Esteri

Zohran Mamdani: autobus gratis per tutti

Zohran Mamdani, l'outsider socialista che conquista New York: campagna dal basso, bus gratuiti, 200.000 case popolari e una tassa più equa per i ricchi.

Zohran Mamdani: autobus gratis per tutti

Zohran Mamdani: autobus gratis per tutti

Quando alle 22.47 del 4 novembre 2025 gli schermi della CNN e della BBC lampeggiano il suo nome accanto alla parola Elected, Zohran Mamdani sta abbracciando la madre nel suo quartier generale nel Queens. Lì dove è cominciato tutto, tra magazzini semi-industriali e botteghe pakistane, la vittoria è appena diventata realtà. New York ha scelto il suo nuovo sindaco. E non un sindaco qualsiasi: un uomo di 34 anni, figlio di intellettuali africani di origini indiane, musulmano praticante, dichiaratamente socialista democratico. Un outsider che sconfigge giganti della politica americana.

La sala esplode. Giovani volontari saltano, si abbracciano, urlano, piangono. Sul grande schermo appare la scritta “Breaking News: Zohran Mamdani elected Mayor of New York City”. È il momento che segna la storia.

Con il 98% dei voti scrutinati, Mamdani ottiene il 54,8% delle preferenze, contro il 43,1% del repubblicano moderato Daniel Goldman. Nelle primarie democratiche di giugno ha già demolito Andrew Cuomo, l’ex governatore, fermo al 36%. È una doppia vittoria che fa tremare l’establishment e riscrive la geografia del potere urbano.

Mamdani

m

Il suo quartier generale non è il solito centro di potere con catering e consulenti d’immagine. È una vecchia officina riconvertita in spazio comunitario, con pareti tappezzate di cartelli fatti a mano: “Housing is a human right”, “Free the buses”, “A city for all of us.” Fuori, sotto una pioggia leggera, centinaia di persone sventolano cartelli improvvisati: “Zohran for the People”.

New York vibra. I taxi strombazzano, i social esplodono, la stampa mondiale titola: “Una rivoluzione nel cuore dell’America urbana.”

Il successo di Mamdani nasce da una campagna elettorale che assomiglia più a un movimento sociale che a una corsa per il potere. Niente sponsor miliardari, niente comitati patinati. Solo persone. Oltre 50.000 volontari, 2 milioni di telefonate, 1,5 milioni di porte bussate. La donazione media è di 28 dollari. È la vittoria della politica “dal basso”, quella che parla di autobus, bollette, affitti, pasti caldi.

Figlio del celebre politologo Mahmood Mamdani e della regista Mira Nair, Zohran nasce nel 1991 a Kampala, in Uganda, e cresce tra il Sudafrica e New York. È un ragazzo che si forma nell’attivismo più che nei corridoi del potere: organizza inquilini contro gli sfratti, aiuta le comunità migranti a difendere i propri diritti, denuncia i privilegi delle grandi banche. Nel 2020 entra nell’Assemblea dello Stato di New York, diventando la voce dei quartieri dimenticati del Queens.

Ora, cinque anni dopo, la città più grande e contraddittoria d’America gli affida le chiavi di Gracie Mansion.

Sul palco, la voce di Mamdani è calma, ferma, quasi intima: “Non ho mai pensato che avrei potuto vincere contro l’establishment. Ma questa città non appartiene ai palazzi di Manhattan. Appartiene a chi la vive, a chi la costruisce, a chi la tiene pulita ogni giorno. È la vittoria di chi non si è mai sentito rappresentato.”

Le prime righe del suo discorso vengono interrotte da applausi interminabili. La folla urla il suo nome. L’aria odora di pioggia, sudore e speranza.

New York, per una notte, torna a credere che cambiare sia possibile.


Il sindaco dei bus gratuiti e delle case accessibili

Mentre le tv internazionali trasmettono in diretta i festeggiamenti, i giornali online aggiornano i titoli: “Il primo sindaco musulmano nella storia di New York”, “Un socialista democratico conquista la metropoli del capitalismo.”Mamdani sorride, consapevole che la vera sfida comincia adesso.

Il suo programma è un manifesto di rottura, un decalogo di giustizia sociale. Promette di rendere gratuiti tutti gli autobus cittadini entro il 2027, di bloccare gli affitti per tre anni nelle unità a prezzo calmierato, di alzare il salario minimo a 30 dollari l’ora entro il 2030.

“Bus gratuiti” diventa la bandiera simbolica. Mamdani sostiene che il trasporto pubblico debba essere un diritto, non un privilegio. Spiega che il piano costa 1,6 miliardi l’anno, ma può essere coperto con una tassa sui grandi profitti immobiliari e una redistribuzione dei fondi federali per la mobilità sostenibile. “I bus gratis non sono un sogno,” dice, “sono una scelta politica.”

Sul fronte abitativo, annuncia un piano imponente: 200.000 nuove abitazioni pubbliche in dieci anni. Vuole creare una New York Housing Corporation capace di costruire, affittare e gestire alloggi a prezzo accessibile. Vuole togliere spazio alla speculazione e restituirlo alla comunità.

m

Gli esperti di finanza scuotono la testa, i conservatori lo accusano di “utopismo”. Lui replica: “Preferisco un’utopia che cerca di includere, piuttosto che un realismo che esclude.”

Nel suo orizzonte politico non mancano i temi sociali: asili nido comunali gratuiti, mense popolari nei quartieri a rischio, supermercati pubblici per abbassare i prezzi dei generi di prima necessità, cliniche di salute mentale diffuse sul territorio. Tutto finanziato da un sistema fiscale più equo: un aumento del 2% per i redditi sopra il milione di dollari, e una tassa progressiva sui fondi immobiliari da oltre 500 milioni.

La sua visione è chiara: “Una città per chi lavora, non per chi specula.”

Gli entusiasmi però si mescolano ai dubbi. Wall Street già parla di “fuga di capitali”. I grandi costruttori minacciano ricorsi legali. Alcuni lo dipingono come un ingenuo idealista. Ma Mamdani non si scompone. “Non sono qui per piacere ai potenti,” dice, “sono qui per cambiare le priorità.”

Nei quartieri del Bronx e di Jackson Heights la gente balla in strada. Nei bar, sui social, ovunque si discute del “sindaco dei bus e delle case.” Molti lo paragonano a Bernie Sanders o Alexandria Ocasio-Cortez, ma lui non ama le etichette: “Io non voglio guidare una rivoluzione. Voglio governare una città in modo giusto.”

Intanto la sua elezione accende dibattiti in tutto il mondo. Le Monde scrive: “Zohran Mamdani incarna la nuova sinistra urbana.” The Guardian parla di “un esperimento politico che l’America non può permettersi di ignorare.”

E mentre New York si sveglia dopo la notte della vittoria, Mamdani entra per la prima volta nel suo ufficio di transizione. Le pareti sono ancora vuote. Sul tavolo, un quaderno. Sopra, una scritta a pennarello: “Remember who you’re doing this for.” Ricordati per chi lo stai facendo.

Fuori, la città è già sveglia. I bus arrancano nel traffico, i senzatetto cercano riparo, le luci dei grattacieli restano accese come occhi stanchi. È questa la New York che Mamdani eredita. La città delle promesse e delle disuguaglianze, delle opportunità e dei paradossi.

La sfida comincia adesso.

Se riuscirà a trasformare anche solo una parte dei suoi progetti in realtà, entrerà nella storia come il sindaco che ha rimesso la giustizia sociale al centro della più dura delle città. Se fallirà, diventerà solo un nome tra molti, un altro sogno americano sfumato.

Ma stasera no. Stasera Zohran Mamdani è il simbolo di un risveglio. La città che non dorme mai, per una volta, sogna di nuovo.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori