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18 Settembre 2025 - 19:37
Il regista e autore televisivo Pierfrancesco Diliberto — noto al grande pubblico come Pif — ha pubblicato oggi, 18 settembre, un video sui social che scardina i confini della satira e accende una polemica politica e civile. Nel filmato, rilanciato oggi (18 settembre 2025), Diliberto pronuncia una provocazione volutamente shockante: «Per battere la mafia bombardiamo la Sicilia».
Il ragionamento paradossale è sviluppato come una lezione di cinica aritmetica: «Ci sono circa 10.000 tra mafiosi e collusi su 5 milioni e mezzo di siciliani. Se sappiamo che lì c’è un mafioso, lo bombardiamo. Qualche siciliano non mafioso morirà», afferma Pif, che aggiunge: «L’importante è non arrivare a 60.000 morti, perché solo a 60.000 morti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dirà: “È una reazione sproporzionata”».
Il video collega in termini provocatori la tragedia della distruzione di Gaza alla percezione — a suo dire utilitaristica e tardiva — della risposta italiana sul piano politico. Nel montaggio delle battute e delle osservazioni, Pif cita esplicitamente il numero delle vittime nelle operazioni contro la Striscia, giocando sull’assurdità del paragone per denunciare quella che definisce un’impostazione della comunicazione governativa fatta di “frasi di circostanza”.
Nel corso del videomessaggio, l’autore prende di mira anche figure politiche: «Il Ministro Tajani è l’uomo delle frasi di circostanza», dice, evocando il ruolo del titolare della Farnesina nel pronunciare dichiarazioni formali; e poi ironizza su Matteo Salvini: «Vabbè, già fai male il Ministro dell’Infrastrutture. Ora, non ti metti a far male anche il Ministro degli Esteri». Sempre in chiave caustica, Diliberto allude alla vicenda della Global Sumud Flotilla — la missione di aiuti verso Gaza — osservando che se quella flotta avesse viaggiato in treno «sarebbe ancora tra Roma Termini e Tiburtina».
La chiusa del video torna al registro paradossale: «L’idea si può stendere in Calabria per combattere la ’ndrangheta. E poi bombardiamo la Campania per la camorra. Basta non superare i 60.000 morti». E aggiunge, con quel tono amaro che attraversa tutto il pezzo: «Quelli dal 1948 in poi non contano. Questa mi pare una grandissima idea. Mi rimetto a dormire perché magari mi viene un’altra idea brillante».
Il linguaggio scelto da Pif mescola satira, rabbia e retorica apocalittica: la formula dell’iperbole estrema è utilizzata per porre l’accento su due temi strettamente connessi nel ragionamento del regista-autore — la gravità della crisi umanitaria a Gaza e, sul fronte interno, ciò che egli descrive come reticenza o ritardo nella presa di posizione politica italiana.
Il video, per il tono e i riferimenti, è destinato a polarizzare reazioni: da un lato chi lo leggerà come atto di denuncia politica — una messa in scena estrema per rimarcare la dissonanza tra vittime e parole ufficiali — dall’altro chi lo considererà un’offesa inaudita verso i siciliani e un uso inaccettabile della retorica della violenza.
Al momento, dal materiale fornito non risultano reazioni ufficiali né repliche del governo a quanto detto da Pif nel video. Restano sullo sfondo le questioni che il regista solleva: la proporzionalità della risposta militare, il conteggio delle vittime civili nella narrazione pubblica e la responsabilità del linguaggio politico nel momento in cui la guerra e la sofferenza civile dominano le cronache internazionali.
La forza dirompente del video sta nel ribaltamento di un argomento: prendere la logica della guerra di rappresaglia e applicarla, in senso iperbolico, al contrasto alla mafia. L’operazione retorica obbliga lo spettatore a confrontarsi con la facilità con cui si possono normalizzare le morti «collaterali» se il discorso pubblico si abitua a numeri e formule. È un’accusa dura rivolta a chi parla di numeri senza nominarne la tragedia umana.
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