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La mafia uccide, la memoria resiste: una fiaccolata con il fotografo di Capaci (VIDEO)

Anche quest’anno si è tenuto l’evento per ricordare le vittime delle mafie. Millecentouno vite spezzate chiedono giustizia per l’Italia del futuro

«La memoria è quella che deve coltivare tutto il Paese, poco importa se si è in Sicilia, in Piemonte, in Lombardia o in Veneto». Con queste parole Antonio Vassallo ha inaugurato davanti alla stampa la fiaccolata del 21 marzo a San Mauro Torinese, la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera dal 1996.

Antonio Vassallo è stato infatti ospite di diversi incontri al pubblico a San Mauro e a Settimo durante la settimana, con le scuole, le istituzioni e comuni cittadini. Durante il tragico giorno della strage di Capaci – in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro il 23 maggio 1992 –, lui fu il primo fotografo a recarsi sul luogo dell’attentato, vedendo con i suoi occhi e immortalando con la sua macchina fotografica i primi tragici istanti dell’accaduto.

«Dobbiamo anche coltivare il diritto alla verità, non solo alla memoria, in un Paese in cui ci sono state regalate solo mezze verità e verità negate. Voglio cogliere l’occasione per ricordare che le vittime innocenti per mano mafiosa oggi sono millecento, e voglio ricordare che più di cento erano bambini», ha aggiunto Vassallo.

Il Tavolo per la Legalità a San Mauro Torinese accoglie Antonio Vassallo

Fondamentale rimane quindi iniziare a parlare di mafia già con i più giovani, come ad esempio i ragazzi delle scuole medie:

«La missione nostra – ha commentato il fotografo – quando parliamo ai giovani è soltanto una: far crescere la futura generazione migliore di noi, perché la nostra generazione ha la sensazione di aver fallito. E poi una responsabilità in più: dobbiamo preparare la nuova classe dirigente del futuro nei nostri Comuni».

Antonio Vassallo è stato anche l’ideatore della celebre scritta “No mafia” vicino al luogo in cui è stato fatto detonare il viadotto dell’A29, dove viaggiavano Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e la loro scorta. Quella frase è stata realizzata quindici anni dopo l’accaduto, «quando ho preso coscienza di quello che era accaduto e venivo contattato per raccontare – ha aggiunto –. Oggi racconto parecchio, di certo non la versione rassicurante che raccontano gli altri: che a uccidere il buonissimo Giovani Falcone sia stato il cattivissimo mafioso. Raccontiamo i depistaggi, le anomalie, le gravi negligenze investigative».

La celebre scritta "No mafia"

Un particolare molto significativo della sua vicenda è che il rullino contenente le primissime immagini della strage di Capaci gli fu sequestrato da uomini che si qualificarono come delle forze dell’ordine, senza che gli fosse mai restituito o utilizzato in sede processuale. Ma chi erano veramente quegli uomini?

«È uno dei misteri che racconto. Probabilmente degli uomini esterni al mondo di Cosa Nostra, intervenuti per primi per assicurarsi che il lavoro fosse stato fatto bene e che non rimanesse nessuna traccia. Ancora oggi mi chiedo: chi ho fotografato, involontariamente, quel sabato pomeriggio arrivando con la mia macchina fotografica? È uno dei misteri che ancora attende risposta», ha concluso Vassallo.

Complice un cielo molto nuvoloso, ma ancora senza pioggia, la fiaccolata si è regolarmente tenuta attraversando il centro cittadino, con la partecipazione delle istituzioni – sia regionali che anche di Comuni limitrofi –, delle forze dell’ordine, delle scuole, del corpo filarmonico e della Pro Loco, oltre che di numerosi residenti.

Il corteo si è poi spostato verso la parrocchia di San Benedetto, dove all’interno del teatro sono stati letti tutti i 1101 nomi delle vittime innocenti delle mafie dall’unità d’Italia a oggi, un computo tristemente maggiore di 24 persone rispetto a quello dello scorso anno.

Alcuni sono nomi poco noti: comuni cittadini, bambini, anziani, lavoratori; altri sono invece nomi più celebri: Giuseppe Impastato, Piersanti Mattarella, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Libero Grassi, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino.

Millecentouno vite spezzate, tra chi ha combattuto contro la criminalità organizzata e chi semplicemente ne ha subito le conseguenze. I loro nomi sono stati letti a turno dai bambini delle scuole, dagli insegnanti, dalle istituzioni e da tanti cittadini presenti alla serata.

Anche quest’anno, grande è stata quindi la partecipazione e la commozione di chi ha preso parte all’evento. L’obiettivo non è quindi solo ricordare il passato, ma soprattutto promuovere un presente e un futuro di legalità e consapevolezza.

L'incontro con le scuole e il pubblico al cinema-teatro Gobetti

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