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16 Marzo 2025 - 13:07
Gianluca Gavazza, torrazzese doc, ex consigliere regionale della Lega, oggi è tornato alla sua vita da cittadino e imprenditore nel settore dell'autotrasporto. Ma la politica resta nel suo DNA.
In questa intervista ripercorre le battaglie portate avanti in Regione, dalla riapertura della linea ferrovia Chivasso-Asti, per ora solo a scopo turistico, al finanziamento del ponte Sant’Anna di Verolengo, fino alla difficile partita del nuovo ospedale di Ivrea. Parla del futuro del centrodestra, del suo ruolo da consigliere comunale a San Sebastiano da Po, del rapporto con Alberto Cirio e della possibilità di tornare in prima linea. E su una sua candidatura a sindaco di Chivasso? Non si sbilancia, ma lascia aperta ogni possibilità.
Gianluca Gavazza, come stai?
Bene. Diciamo che potrebbe andare peggio, quindi va bene così! Anzi, in ottima salute.
Oggi sei un cittadino come tutti noi, ma fino a qualche mese fa eri consigliere regionale e un riferimento della Lega Nord per il Chivassese e il Canavese. Cosa stai facendo ora?
Intanto vorrei precisare che sono ancora consigliere comunale a San Sebastiano da Po, incarico di cui sono felice. Mi occupo delle problematiche locali, che non mancano, come facevo già da consigliere regionale. Dopo la campagna elettorale il risultato è stato quello che è stato, e il partito non ha aiutato come cinque anni fa. Ma il punto è che io sono stato il più votato della Lega nel Canavese. Ricordo che la Lega divide il Piemonte in otto province e il Canavese è considerato una provincia a sé. Il territorio ha fatto la sua parte, ma in Consiglio regionale non abbiamo ottenuto incarichi di partito.
Per quanto riguarda Chivasso, oggi vive un momento nuovo: è stato rifatto il direttivo della sezione, ci sono ragazzi con tanta voglia di lavorare, si portano avanti i gazebo e le iniziative. Io, come consigliere segretario dell’ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, ho vissuto la politica istituzionale h24 per cinque anni, ma quando non ero in aula ero sulle piazze. E questo dev’essere lo spirito della politica.
Non essendo stato rieletto, hai deciso di tornare al lavoro...
Faccio quello che ho sempre fatto. Da bambino dicevo di voler fare il camionista e oggi sono un autotrasportatore per scelta. La mia famiglia aveva una macelleria e un allevamento, ma oggi sono rimasto io il “vecchio” della famiglia e ho scelto l’autotrasporto come attività principale. Durante i cinque anni in Regione non ho smesso del tutto, ma l’ho lasciato un po’ di più alla famiglia. Ora sono tornato, sia sul camion che in ufficio, e questo mi permette di restare sul territorio, di osservare e capire cosa accade davvero. La politica deve partire dalla vita reale.
Ti manca la politica in Regione? Hai ancora contatti con qualcuno?
I rapporti restano, perché ho costruito legami sia a destra che a sinistra. La mia posizione era trasversale e mi ha permesso di vedere la politica vera, quella istituzionale, che va oltre le ideologie di partito. Certo, mi manca, ma la politica è sempre stata parte di me. Prima ero un autotrasportatore con l’hobby della politica, per cinque anni ho fatto il politico con l’hobby dell’autotrasporto, ora sono tornato al mio lavoro. Ma la politica è sempre lì.
Ti senti ancora con Alberto Cirio?
Sì, certo! Cirio è una persona impegnatissima, ma lo sento ancora. È la nostra punta di diamante in Piemonte e non lo dico io, lo dicono i risultati elettorali. È fondamentale per la nostra politica e per la crescita a livello europeo.
Qual è stata la battaglia che ti ha appassionato di più in Regione? C’è qualcosa che avresti voluto fare e che non sei riuscito a realizzare?
Io ho sempre fatto solo ciò che mi piaceva. Non mi sono mai imposto battaglie che non mi interessavano. Una delle cose che ho voluto con forza è stata la riapertura della ferrovia Chivasso-Asti. La ferrovia è il mezzo di locomozione del popolo e noi in Piemonte abbiamo tante linee chiuse. Sono riuscito a portare la questione in commissione trasporti e oggi la linea è attiva per scopi turistici. Nel frattempo, hanno riaperto anche l’Alba-Asti e il Casale-Mortara. Questo è stato un sogno realizzato.
Un’altra battaglia importante è stata quella per il ponte Sant’Anna di Verolengo. Ci siamo impegnati con il presidente Cirio, la Regione, la Città Metropolitana e la Provincia di Vercelli per ottenere i fondi necessari. La burocrazia ha rallentato tutto, ma il progetto ora è finanziato. A breve partiranno i bandi per la realizzazione e questa è una grande vittoria per il territorio.
C’è qualcosa che ti ha fatto soffrire in politica?
Sì, la questione del nuovo ospedale di Ivrea. È stata una battaglia difficile, perché si era creata una spaccatura tra chi voleva l’ospedale in centro e chi lo voleva in una zona agricola. Io ho sempre sostenuto la zona del Tribunale di Ivrea, perché lì si ferma un treno e l’ospedale potrebbe servire un milione e mezzo di persone, compresi lavoratori pendolari. Questa scelta ha scatenato reazioni e attacchi personali. Oggi il progetto è finanziato, ma quei momenti sono stati difficili da digerire.
A maggio dell’anno scorso ti sei candidato non solo alle regionali, ma anche come consigliere comunale a San Sebastiano da Po. Perché?
Perché San Sebastiano è un paese che ho seguito a livello istituzionale per anni. Ha sia la pianura che la collina, e ho visto con mano i problemi del dissesto idrogeologico. La mia famiglia arriva da Grana Monferrato, quindi ho un legame con quel tipo di territorio. Mi sono fatto guidare dal cuore. Io sono uno che è “ribelle per amore”, faccio le cose perché ci credo.
Gianluca Gavazza, 62 anni, ex consigliere regionale della Lega
Quanti anni hai?
Tra qualche giorno compirò 62 anni.
E per la pensione? Quanto ti manca?
L’altro giorno mi hanno detto che il primo febbraio 2028 andrò in pensione. Sul momento ero contento, poi ho pensato: “Mamma mia, tre anni passano in fretta!”. Io temo la pensione.
E con la politica? Ti vuoi pensionare anche lì?
No, perché in politica la “patente” non te la tolgono. Nell’autotrasporto a un certo punto non puoi più guidare, ma in politica puoi continuare. Quindi vedremo…
Tra due anni si vota a Chivasso per il sindaco. Il centrodestra ha un problema di leadership. Gianluca Gavazza candidato sindaco potrebbe essere un’opzione?
Io faccio politica a sensazione. Oggi dirti se tra due anni mi candiderò è impossibile. Il contesto politico sta cambiando e dobbiamo capire dove andrà il centrodestra. O si è europeisti o si è sovranisti, la divisione tra destra e sinistra ormai è superata. Quindi vedremo.
Nella tua campagna elettorale avevi il motto “#ansalcher”. Ce lo spieghi?
Sì, "#ansalcher° significa che finché non sei schiacciato dal carro, puoi ancora correre dietro e risalire. In politica conta chi è sul carro, ma anche chi ha la forza di inseguirlo. Se solo chi sta sopra ha valore, non è più democrazia, ma dittatura.
Tua figlia è consigliera comunale a Torrazza Piemonte. Le dai consigli?
Io ci provo! Ma lei è adulta e decide da sola. Ha sangue Gavazza, ma anche quello delle altre famiglie storiche di Torrazza. È una torrazzese doc e ama il suo paese.
Hai sofferto di più per la tua mancata rielezione o per il fatto che tua figlia non sia diventata sindaco?
Un figlio è un pezzo di cuore. Preferirei amputarmi una gamba piuttosto che vedere mia figlia soffrire. Quindi sono più dispiaciuto per la sua sconfitta che per la mia...
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