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Rivarolo
31 Dicembre 2022 - 16:39
Lasciamo stare, per un secondo, il tema del litigio, anche se si tratta di una questione grave e ingombrante: la ricollocazione nel centro storico del mercato cittadino, che da quasi tre anni si trova, per ragioni di sicurezza, confinato in una via periferica. Quello su cui conviene soffermarsi un attimo è proprio il litigio stesso, avvenuto tra un sindaco e un ex sindaco tra le mura di Palazzo Lomellini, sede del Comune di Rivarolo Canavese.
Ad andare all'arma bianca, l'ex primo cittadino Fabrizio Bertot, oggi in minoranza col gruppo di centrodestra Riparolium, e l'attuale primo cittadino Alberto Rostagno, che guida una maggioranza civica ma a chiara trazione Partito Democratico orientata verso il centrosinistra.
Volano parole grosse
Tra i due, lo scontro verbale si è acceso a tal punto che quasi tutti i consiglieri di maggioranza hanno lasciato l'aula in segno di protesta silenziosa contro le parole di Bertot. Che aveva iniziato ad accendere i toni con una mozione in cui parlava della "palese inadeguatezza" di Rostagno e dell'assessore al commercio Helen Ghirmu per quanto riguarda la gestione del mercato cittadino.
Un linguaggio che a Rostagno non è andato giù. C'è chi, come il consigliere di maggioranza Guido Novaria, ha parlato di linguaggio politico che ci può stare nel contesto di un consiglio comunale così diviso come quello rivarolese. C'è chi, come Rostagno, quasi tutta la Giunta e diversi consiglieri di maggioranza (eccetto Novaria) l'ha ritenuto intollerabile.
Alberto <rostagno
Bertot ci ha tenuto comunque a rincarare la dose: "Un sindaco che non accetta il dibattito è un piccolo sindaco". E sono state proprio queste parole a scatenare l'esodo della maggioranza verso l'uscita. Tranne Novaria, che è rimasto al suo posto. Resta anche l'incognita Lara Schialvino, assessore ai lavori pubblici, che non ha partecipato alla discussione sul mercato cittadino. La sua sedia è rimasta sempre vuota.
Lo scontro tra Rostagno e Bertot è continuato nella confusione generale, con gente che andava e veniva dalla sala consiliare. Uno scenario di guerra, anche se effettivamente di guerra si trattava. Sono volate parole pesantissime. Bertot non ci è andato leggero sulla questione del mercato cittadino: "I sindaci sono tenuti a risolvere i problemi, poi ce ne sono altri che dei problemi sono la causa...".
Rostagno non ci ha visto più: "Il Comune è stato commissariato per colpa tua, quindi semmai è stata la tua amministrazione la rovina di Rivarolo!". Rostagno si riferiva al commissariamento per infiltrazioni mafiose del Comune nel 2012, ai tempi dell'operazione Minotauro. All'epoca, il sindaco era proprio Fabrizio Bertot.
"Quello che posso dire - la replica velenosa di Bertot - è che io non ho ucciso nessuno". Poi l'uno-due cominciato da Rostagno: "Non ho ucciso nessuno neanche io", "Mi pare che dicano qualcosa di diverso al momento..." "Se questi sono i commenti la mia presenza qui non ha senso".
Fabrizio Bertot
Il parapiglia
Alla fine la maggioranza è rientrata, ma si è seduta in posti diversi da quelli assegnati inizialmente. Lo stesso Rostagno ha cambiato sedia e si è seduto vicino a Novaria durante il proseguimento della discussione di Bertot, che intanto, tra una frecciatina e l'altra, si schiariva la gola e cercava di terminare il discorso.
Insomma, l'ha fatta grossa. Il parapiglia della maggioranza ha scatenato l'ira del vicepresidente del consiglio comunale Roberto Bonome: "È una questione di rispetto - ha detto - ognuno è libero di uscire dall'aula ma secondo me dovreste tornare ai vostri posti".
Niente. Riparolium ha cercato di modificare la mozione cambiato quella locuzione: "palese inadeguatezza". Non è andata: dopo qualche farfugliamento e qualche tentennamento dei consiglieri di maggioranza, che confabulavano tra di loro in piedi sul da farsi, hanno abbandonato l'aula definitivamente. È rimasto seduto solo Novaria. Assenza del numero legale, stop al consiglio comunale, mozione di Riparolium persa nel nulla.
"Chicca" della discussione? Dopo gli insulti reciproci, Bertot è andato vicino a Rostagno e gli si è seduto davanti, quasi a cercare di convincerlo di qualcosa a microfoni spenti. Rostagno faceva "no" col capo, non voleva sapere di nulla, e, dopo il richiamo di Bonome a Bertot, l'ex sindaco si è alzato e ha dato una pacca sulla spalla a Rostagno.
Rostagno e Bertot che parlano a microfoni spenti
Va ammessa una cosa: chi segue la vita politica rivarolese sa quanto sia acceso il dibattito tra Rostagno e Bertot. Uno pacato e misurato, l'altro sarcastico e fuori dagli schemi, a volte pure fin troppo. Due avversari politici storici. Uno finito in mezzo a una vicenda che è stata forse il punto più basso della storia della Città, e cioè il commissariamento del Comune per mafia.
L'altro che dopo quel commissariamento ha ripreso in mano le redini della macchina amministrativa con l'obiettivo di riportare un po' d'aria fresca, ma che spesso è finito a governare la Città senza troppe idee, chiudendosi nelle segrete della Giunta anche per colpa di una maggioranza un po' pigra e svogliata, senza troppa iniziativa politica.
Della maggioranza, in aula è rimasto solo Novaria
In definitiva, però, Rostagno e Bertot sono soprattutto due politici: due figure, cioè, che dovrebbero essere abituate a reggere il peso dello scontro nei luoghi della democrazia cittadina. Spesso hanno dato prova di saper assolvere a questo compito: i due non hanno mai attaccato la stampa avversa e hanno sempre retto bene il confronto in consiglio comunale.
Questo equilibrio si è spezzato l'altra sera. Da una parte, Riparolium si è qualificato spesso e volentieri per epiteti censurabili, come quando Bertot e Aldo Raimondo paragonarono l'assessore al commercio Helen Ghirmu ad Attila. I due consiglieri hanno tirato la corda, e si è spezzata.
Ce ne andiamo? Non ce ne andiamo? Confusione in aula
Dall'altra, Rostagno e i suoi non hanno saputo rispondere per le righe, affrontando politicamente il linguaggio acceso (e fuori luogo) di Riparolium, come sarebbe stato giusto e opportuno fare. Viene da dar ragione a Novaria, che nel corso del consiglio comunale ha cercato in tutti i modi la concertazione col centrodestra per mandare ai voti la mozione sul mercato cittadino.
Non ce l'ha fatta, e la maggioranza ha perso un'occasione importante.
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