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24 Settembre 2023 - 10:02
Torino agli inizi del ventesimo secolo
Un paio di settimane or sono, «La Stampa» ha intervistato la novantunenne Elda Brunelli, la decana delle guide turistiche torinesi. Alla domanda se esiste una «Torino stereotipata» che non attrae più i turisti, l’arzilla signora non ha mostrato esitazioni: «La Torino magica. Se ne parlava molto quand’era vivo Rol [il noto sensitivo deceduto nel 1994], ma la verità è che oggi, all’estero, questa percezione non c’è. è una narrazione tipicamente torinese che gli stranieri si limitano ad ascoltare divertiti».
Che Torino sia «città magica» non può che costituire un problema risibile. Che dalla diffusa dabbenaggine molti ricavino – o abbiano ricavato – un utile economico, a partire dagli operatori turistici – come ammette Elda Brunelli – e dagli editori di guide strampalate, è incontestabile. Ma davvero l’antica capitale sabauda è una città dai legami particolarissimi «con la magia e l’occulto», stando ai tour operator che organizzano percorsi serali «nel lato più oscuro della città» per la modica somma di venticinque euro?
A parere dei beninformati, il capoluogo subalpino sorgerebbe in un luogo disgraziato. «Secondo gli antichi Romani, la posizione occidentale della città era infausta – si argomenta – perché a occidente il sole tramonta», cioè «termina la luce e inizia la tenebra».
Sull’irrazionalità di una simile teoria è meglio sorvolare. Non occorre essere stati nei boy-scouts per sapere che un punto risulta a est o a ovest di un altro a seconda delle coordinate che si assumono come riferimento: Torino si trova a occidente di Venezia e Milano, però è a levante di Parigi e Marsiglia. Forse Torino è più funesta di Venezia, ma meno iellata di Parigi?
In verità, il diffusissimo mito della Torino magica ha una precisa origine storico-politica. Cominciò a diffondersi attorno alla metà del diciannovesimo secolo, all’epoca dello scontro fra i governi liberali subalpini, in odore di massoneria, e la Chiesa cattolica. Dopo la libertà di culto sancita dallo Statuto di Carlo Alberto (1848), furono approvate le leggi Siccardi (con cui si abolirono le immunità ecclesiastiche) e le leggi Rattazzi (che soppressero gli ordini religiosi contemplativi). Arrestato ed espulso a causa della sua intransigenza, l’arcivescovo Luigi Fransoni morì in Francia nel 1862, dopo anni di esilio.

IN FOTO Torino, città magica
Fu nella capitale sabauda che si concepirono i progetti per sottrarre Roma a Pio IX. Allo scopo di creare imbarazzo e difficoltà fra i clericali, i governi dell’epoca si mostrarono estremamente tolleranti verso ogni genere di occultisti, chiaroveggenti e maghi.
Stupisce che Torino, agli occhi dei conservatori cattolici di tutta Europa, apparisse allora avvolta da una nube sulfurea?
Che i polemisti reazionari la definissero «sinagoga di Satana» o «vestibolo dell’inferno»?
Trasferita la capitale a Firenze (1865) e, soprattutto, annessa Roma al Regno d’Italia (1870), vennero meno i motivi della presenza di tanti sensitivi e negromanti all’ombra del campanile di San Giovanni. E il fenomeno rapidamente si sgonfiò, salvo riprendere maggior vigore negli anni Settanta del secolo scorso, mentre le lotte studentesche, i movimenti di liberazione sessuale e un nuovo anticlericalismo di matrice goliardica infiammavano la città.
No, Torino ha ben poco di magico, nell’accezione esoterica che si attribuisce al vocabolo.
Forse non sarebbe male rileggere che cosa sosteneva l’austero vescovo Massimo (quarto-quinto secolo) in materia di superstizioni.
Ammonendo i torinesi che erano convinti di aiutare la luna in difficoltà, strepitando durante le eclissi, egli osservava: «È sorprendente che l’astro sia in travaglio solo nelle ore della sera, allorché è in travaglio la vostra testa per l’abbondanza del vino bevuto. Quando le bottiglie sono vuote e sono turbati i sensi, allora turbate l’aria con le vostre strida».
Da allora sono trascorsi sedici secoli. Con scarso giovamento?
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