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14 Febbraio 2023 - 00:11
Anni trenta del Novecento. Boscaioli a Mezzi Po (allora Mezzi di Gassino)
Per secoli, la stragrande maggioranza dei piemontesi si dedicò alla coltivazione dei campi e all’allevamento del bestiame. La vita in campagna richiedeva non pochi sacrifici. In piedi alle prime luci dell’alba, tenaci e laboriosi, i contadini conoscevano l’arte di bastare a se stessi e alla terra.
Connesse con l’attività agricola erano numerose attività di cui a malapena si serba memoria. Gli stessi mutamenti delle colture nel corso dei secoli determinarono l’affermazione o il declino d’importanti mestieri: la mondariso, il boscaiolo, il canapaio, ecc.
La raccolta del fieno nei terreni della cascina Rattera di Settimo Torinese
Alla tradizione più tipicamente locale, a Settimo Torinese, appartiene la figura del gamberaio cioè del pescatore di gamberi. In passato, i piccoli crostacei abbondavano nelle rogge del territorio. I settimesi li catturavano mettendo in atto le tecniche più diverse.
Nel tardo Medioevo e ancora in età moderna è documentata una particolare consuetudine. Ogni pescatore era tenuto a consegnare settimanalmente cento gamberi al castellano, dalle calende di maggio alla festa di San Michele, cioè dal primo giorno di maggio al 29 settembre.
Consuetudini non troppo diverse si riscontrano altrove, ad esempio a Brandizzo. I gamberi fluviali venivano generalmente lessati e serviti con salse piccanti oppure con olio e aceto, anche se alcuni li preferivano arrostiti sulla pietra.
Non meno diffuso era il mestiere del bealaro. Con questo termine, in Piemonte, si indica la persona incaricata di attendere a un canale d’irrigazione (la «bialera») e di vigilare affinché l’acqua venga equamente ripartita fra tutti gli utenti. In territori attraversati da numerosi rivi, il bealaro svolgeva una funzione di grande rilievo per le comunità.
I canapai coltivavano e raccoglievano la canapa. Generalmente la semina aveva luogo all’inizio della primavera, mentre la raccolta si effettuava verso la fine di luglio o nelle prime settimane di agosto, a seconda delle condizioni climatiche. Con la canapa si producevano lenzuola, biancheria di ogni genere, sacchi, canovacci e cordami.
I bachicoltori allevavano i filugelli, cioè i bachi da seta. Molto diffusa tra le famiglie contadine della zona di Settimo Torinese, ma anche nel vicino Canavese, l’attività era collegata alla coltivazione del gelso, delle cui foglie si alimentano i preziosi lepidotteri. I settimesi facevano commercio dei bozzoli durante la fiera primaverile (la fiera di Santa Croce), istituita in seguito alle regie patenti del 14 marzo 1848.
Né mancavano i viticoltori. Durante il Medioevo, i vigneti erano coltivati anche nelle aree pianeggianti, benché non pochi inconvenienti ostacolassero la coltura della vite (ad esempio le gelate invernali); inoltre il vino prodotto era di scarsa qualità. Fu solo tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento che si registra l’irreversibile declino della viticoltura nelle aree pianeggianti; successivamente la fillossera spazzerà via le vigne.
Un po’ dappertutto, molti allevatori di bestiame erano anche malgari, cioè vendevano latte, burro, ricotta, tomini e altri formaggi freschi di loro produzione. Le mucche si mungevano due volte al giorno, prima dell’alba e durante il pomeriggio, in orari leggermente variabili a seconda della stagione
Pure il mestiere del taglialegna era esercitato nei piccoli paesi di un tempo, quando boschi di alto fusto, selve e macchie spontanee ricoprivano una parte considerevole del territorio lungo la sponda sinistra del Po e dei suoi affluenti. I taglialegna procuravano tronchi per l’edilizia e le falegnamerie, nonché legna da ardere.
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