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Televisione
13 Novembre 2025 - 11:45
Corona: "De Laurentiis mi chiede 600 mila euro". Il caso scuote la prima serata
Un foglio notificato dal tribunale, una cifra che fa rumore e una manciata di frasi pronunciate con quella ironia cupa che è ormai il marchio di fabbrica di Mauro Corona. Nello studio di «È sempre Cartabianca», lo scrittore ha raccontato in diretta di aver ricevuto una richiesta di 600 mila euro nell’ambito del suo contenzioso con Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli. Un annuncio che ha subito riacceso il dibattito sul rapporto – sempre più fragile – tra libertà di critica e limiti della parola pubblica.
Il racconto è arrivato senza preavviso, in un passaggio che ha portato il clima in studio dall’ironia alla tensione. «Mi è arrivata una comunicazione dal tribunale. De Laurentiis mi ha chiesto 600 mila euro di danni, andrò in galera e bòn», ha detto Corona, mentre si rivolgeva a Bianca Berlinguer. Poi la stoccata: «Lavoravo già con lei, ma i soldi li chiede solo a me?». La conduttrice ha replicato sorpresa – «Pensavo fosse finita e invece persevera» – e Corona ha rincarato: «Persevera e mi ha chiesto 600 mila euro… Ranucci si lamenta per 150 mila euro. A me è giunta dal Tribunale questa richiesta di risarcimento, non so a lei. Guardi, sono il solito disgraziato. Penso che andrò in galera e bòn».
Parole amare, pronunciate con la consueta dose di iperbole, ma che riportano al centro una vicenda che non nasce ora. Il 23 gennaio 2024 Corona aveva già affrontato l’argomento, dichiarando di sentirsi «avvilito» dall’azione legale. «Non capisco perché questo uomo potente se la prenda con un poveraccio come me. Questa querela rasenta il ridicolo. In tv bisogna stare attenti a ogni parola. Mi sto stancando, è probabile che molli tutto e torni nella grotta», aveva detto in quell’occasione. Fino alla provocazione finale, l’invito a «sfidarlo a duello», che aveva fatto il giro dei social.

Oggi la vicenda assume un altro peso, perché ai toni televisivi si sovrappone una richiesta di risarcimento che, per importo e contesto, segna uno spaccato preciso dell’attuale clima mediatico. Corona appare sospeso tra la sfida e la rassegnazione, ma il suo racconto mette in evidenza un aspetto più ampio: il confine tra satira, critica e offesa si è fatto più sottile, e ogni parola in studio sembra vivere sotto la minaccia del giudizio di un tribunale.
Dagli stralci riportati non emergono dichiarazioni della controparte, né dettagli sulla natura specifica delle contestazioni. Il procedimento resta nelle sue sedi formali, e quel vuoto informativo contribuisce a dare alla vicenda un alone di incertezza, alimentato dai toni polemici dello scrittore. La questione, però, non riguarda soltanto lui. I riferimenti a Ranucci e ai suoi «150 mila euro» sono parte di un discorso più grande: l’idea che la tv generalista sia diventata un campo dove ogni frase può trasformarsi in un caso, dove la spontaneità rischia di costare cara.
L’impressione è che lo scontro non sia più soltanto tra un volto televisivo e un imprenditore di primo piano, ma tra due mondi – quello del talk e quello delle aule giudiziarie – che si sfiorano sempre più spesso. Il diritto di critica esiste, la satira è protetta, ma entrambi vivono dentro limiti precisi, e l’errore di tono, il giudizio troppo marcato, la frase non filtrata possono trascinare un dibattito in studio dentro un contenzioso formale.
Il caso Corona–De Laurentiis diventa così un episodio emblematico, una lente su un sistema in cui il peso delle parole si somma a quello delle querele, e dove la linea tra libertà espressiva e responsabilità giuridica sembra destinata a essere ridisegnata di continuo. Mentre si attende di capire come procederà il confronto nelle sedi competenti, resta una certezza: la prossima puntata di questa storia non si giocherà solo davanti alle telecamere.
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