Cerca

Attualità

Da Torino 2006 a Milano Cortina 2026: cosa è cambiato?

Da Torino 2006 a Milano Cortina 2026: il bilancio tra boom mediatico, costi per le valli e le soluzioni per evitare l'abbandono delle infrastrutture

Da Torino 2006 a Milano Cortina 2026: cosa è cambiato?

Da Torino 2006 a Milano Cortina 2026: cosa è cambiato?

Mancano poco più di tre mesi alla cerimonia che darà il via alle Olimpiadi invernali di Milano Cortina: 17 giorni, 16 discipline e 116 gare da medaglia.

In quei giorni, saranno trascorsi esattamente vent’anni da quel “Torino 2006” che tante speranze aveva riposto nelle comunità locali, negli appassionati di sport e negli investitori. Ma qual è stato il reale bilancio per la nostra comunità?

Quali insegnamenti sono stati tratti e quali messi in pratica per ridurre le inefficienze dell’esperienza che Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto stanno per vivere sotto lo sguardo attento e critico di tutto il pianeta?

 

Olimpiadi 2006 e impatto (positivo) per Torino

La candidatura di Torino venne ufficialmente approvata dal CIO nel 1999, avendo la meglio su città simbolo degli sport invernali, come Helsinki, Klagenfurt e Sion.

La macchina organizzativa si mise immediatamente all’opera, riuscendo in un’opera immensa e di successo indubbio mediatico: le olimpiadi torinesi raggiunsero, tra dirette televisive e streaming online, ben 3,1 miliardi di persone (ben 2 miliardi per la sola cerimonia di apertura), a fronte dei 2 miliardi dell’edizione precedente, quella di Salt Lake City 2002.

Quell’ondata di dirette TV e streaming ha anticipato il modo in cui oggi viviamo lo sport: evento in TV, commenti sui social e, per molti tifosi, anche qualche giocata sulle piattaforme di scommesse estere.

L’Olimpiade del 2006 è stata l’occasione per cambiare il modo in cui il mondo vedeva il nord ovest italiano e il Piemonte in particolare: da centro industrioso e industrializzato a hub turistico e sportivo.

Nonostante un’evidente disparità di rappresentazione mediatica tra la città di Torino e le valli, così come denunciata dalle comunità montane, il turismo piemontese ha beneficiato dell’esperienza olimpica: se, nel 2000, i turisti di Torino erano 3 milioni all’anno e 8 milioni quelli di tutta la regione, dieci anni dopo, il capoluogo accoglieva 6 milioni di persone e tutto il Piemonte 12 milioni, cifra salita a oltre 15 milioni nel 2018.

Inoltre, aver ospitato i Giochi Olimpici a Torino ha generato 17,4 miliardi di euro per l’intera economia italiana, con un ritorno di investimento per la città di Torino calcolato tra 19 e 32 milioni di euro all’anno. Ma non è tutto oro ciò che luccica.

 

Olimpiadi 2006 e impatto (negativo) sulle valli

Non si può dire che i vantaggi arrivati alla città di Torino siano stati condivisi con le comunità di valle presso le quali si sono tenuti i giochi: Pinerolo, Pragelato, Sauze d’Oulx, Cesana Torinese, Sestriere e Bardonecchia hanno pagato e pagano ancora oggi le conseguenze negative delle Olimpiadi.

Anziché essere stata un’occasione per rilanciare la crescita economica il territorio, i giochi olimpici hanno generato costi elevati e una gestione post olimpica delle infrastrutture del tutto inefficiente. Per non fare che qualche esempio, la pista da bob di Bardonecchia e quella e da slittino di Cesana sono costate oltre 60 milioni di euro, ma tenerle in funzione oggi costa 2,2 milioni l’anno; idem per lo stadio del ghiaccio di Pinerolo, la pista da fondo e le altre strutture olimpiche delle valli.

Oggi, molte di queste strutture sono state declassate e non ospitano più gare ufficiali; durante i mesi invernali, i fruitori delle piste sono limitati ai pendolari del weekend e gli alberghi restano vuoti per tutta la settimana.

Il tutto da condire con un impatto ambientale che ha trasformato indelebilmente le valli piemontesi coinvolte nel progetto.

 

Milano Cortina 2026: una lezione imparata?

Un elemento che salta agli occhi nell’organizzazione di Milano Cortina 2026 è l’introduzione degli eventi diffusi come nuovo approccio sostenibile. La formula è già stata sperimentata in occasione dei mondiali di calcio Giappone e Corea nel 2002 e lo sarà anche l’anno prossimo, con la suddivisione dei match tra Stati Uniti, Canada e Messico, anche se il paragone con lo sport più diffuso al mondo probabilmente non reggerebbe ad un’analisi puntigliosa.

Il caso delle prossime olimpiadi invernali è comunque evidente: per evitare il sovraccarico territoriale delle comunità montane piemontesi e l’abbandono delle infrastrutture ad olimpiadi terminate, le aree olimpiche sono state suddivise tra i siti di Cortina, Val di Fiemme, Valtellina e Milano.

Inoltre, si è cercato di limitare la costruzione massiva di nuove infrastrutture, ovviando con l’utilizzo di strutture sportive preesistenti e con un fitto programma di nuove destinazioni d’uso a conclusione dei giochi olimpici. Esemplare il caso del villaggio di Cortina, pensato come temporaneo e ricollocabile.

Un altro punto fermo dell’organizzazione delle Olimpiadi Milano Cortina è stato quello di non imporre alle comunità montane delle strutture e delle realtà sportive che non fossero già integrate nel territorio prima dell’evento.

Questa è la teoria e, per avere un’idea di quello che sarà stato veramente dell’impatto sui territori e sulle comunità locali, si dovrà attendere la conclusione delle prossime Olimpiadi invernali. Una prima idea però è possibile farsela in riferimento alla criticatissima gestione del Cortina Sliding Center Eugenio Monti: la pista da bob di Cortina, il suo finanziamento (un milione e mezzo l’anno, per tre anni, solo dalla Regione Veneto), l’opportunità della sua realizzazione hanno fatto discutere tanto. Ne parleremo ancora a lungo, a partire dalla prossima primavera, a giochi conclusi e impianto a rischio di abbandono.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori