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Rette troppo alte: così la casa di riposo rischia di chiudere

La minoranza chiede un incontro al cda della Sant’Antonio Abate che aumenta le tariffe per far fronte ai rincari di luce, gas e alimenti.

Casa di riposo

Casa di riposo (foto di repertorio)

«Siamo seriamente preoccupati per il futuro della nostra Rsa: chiediamo che il consiglio d’amministrazione accetti la nostra richiesta di incontro, per confrontarci sulle iniziative utili a migliorare la gestione della struttura». Il gruppo di minoranza “Impegno per Trino e Robella” guidato da Alessandro Demichelis interviene sull’adeguamento delle rette deciso dall’amministrazione della struttura, scattato dal 1° luglio nella casa di riposo Sant’Antonio Abate.

Le maggiori spese dovute alla pandemia, e gli aumenti dei costi di luce, gas e alimenti hanno spinto il cda a incrementare le tariffe mensili del 3,8%, sulla base delle indicazioni della Giunta regionale. Gli ospiti in regime di alta e media intensità pagheranno dal mese prossimo 2160 euro (con la retta passata da 68,50 a 72 euro), quelli in media intensità 2100 euro (retta passata da 66,50 a 70) e per la bassa intensità 2040 euro (da 64,50 a 68), mentre per gli ospiti della casa di riposo la retta è salita a 1560 euro (da 48,50 a 52 euro).

I rincari inducono la minoranza consiliare a chiedere un chiarimento ai vertici dell’Asap (Azienda pubblica di servizi alla persona) Sant’Antonio Abate. «È evidente che la Regione per prima intende scaricare sugli ospiti di tutte le Rsa e sulle famiglie parte dell’aumento dei costi di gestione delle strutture, ignorando volutamente quali sono i veri costi gestionali che pesano sui bilanci delle case di riposo, aggravandoli anno per anno fino a metterne in discussione l’esistenza».

La minoranza critica anche il fatto che, sempre dal 1° luglio, i trasporti in ambulanza per visite ed esami dei non convenzionati sono totalmente a carico di ospiti e famiglie. Mentre le prestazioni per i convenzionati rimarranno a carico dell’Asl. «Questo significa - osservano - che da luglio  più di 40 ricoverati dovranno pagarsi l’ambulanza per visite ed esami esterni alla struttura, un costo finora sostenuto dalla Sant’Antonio Abate; è un’ulteriore spesa che si aggiunge all’innalzamento delle quote mensili. Come gruppo consiliare temiamo per il futuro della Rsa, in particolare sul percorso intrapreso dalla Regione che sembra portare inevitabilmente alla trasformazione della struttura da pubblica a privata». Questo, concludono dalla minoranza, «significherebbe probabilmente un ulteriore innalzamento dei costi per ospiti e famiglie, a danno delle fasce più deboli e di chi percepisce una pensione non sufficiente per far fronte a tali spese».

In un recente incontro dell’Anaste, riportano da “Impegno per Trino e Robella”, è stato ricordato che nel 2022 sono stati persi in Piemonte 400 posti letto «e 500 saranno persi nel 2023, con una perdita di 400 posti di lavoro. La sopravvivenza delle Rsa a causa dei costi alti è in discussione, non lo diciamo solo noi».

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