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Una provincia che si va progressivamente spopolando

Il saldo negativo nati-morti non viene compensato dagli immigrati: nel 2008 gli abitanti erano oltre 180 mila, ora si sono ridotti a 166 mila

Culle sempre più vuote

Culle sempre più vuote

VERCELLI. (r.v.) - Se in Italia il numero di abitanti è sostanzialmente stabile (da un decennio oscilla tra i 59 e i 60 milioni), e in Piemonte è in leggero calo (negli ultimi dieci anni è sceso da 4,4 a 4,2 milioni), il dato della provincia di Vercelli è in costante decremento da tre lustri. Nel 2008 eravamo oltre 180 mila, a fine 2021 siamo scesi a 166 mila: la popolazione cala di circa mille unità all’anno. Il fenomeno riguarda il capoluogo come i centri minori (solo Moncrivello, per stare agli ultimi tre anni, rimane stabile), le località della bassa come quelle della Valsesia: un progressivo spopolamento, causato dal saldo negativo nascite-decessi, che l’afflusso di immigrati non riesce ad arginare. In città e paesi sono sempre di più le case vuote, sfitte o abbandonate, il patrimonio edilizio residenziale esistente è ampiamente sottoutilizzato, eppure molti Comuni continuano ad approvare Piani Regolatori che prevedono ulteriore consumo di suolo per nuove aree fabbricabili.

Il capoluogo, in particolare, perde abitanti (più di 1500 solo negli ultimi tre anni) sebbene si stia ormai caratterizzando come città-dormitorio: sempre più persone che lavorano a Torino o a Milano, ma che non sono in grado di acquistare o affittare casa in queste città, vengono ad abitare a Vercelli - dove i prezzi al metro quadro sono notevolmente più bassi, sia per le vendite che per le locazioni - e quotidianamente si spostano in treno per raggiungere il posto di lavoro: vanno via al mattino presto e tornano alla sera. Questo pendolarismo in uscita si ripercuote anche sul commercio: nel centro storico - popolato, di giorno, pressoché solo da anziani, badanti, bambini in tenerissima età e disoccupati - sono sempre di più le saracinesche abbassate, e ogni settimana si registrano nuove chiusure. 

Vi è poi un pendolarismo “settoriale” al contrario, che riguarda l’Università: la stragrande maggioranza di studenti e docenti dell’Upo non risiede a Vercelli, ma vi si reca per lezioni ed esami e rincasa - magari in altre province piemontesi, o in Lombardia - in serata.

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