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Saluggia

Corcym: «Riduciamo il personale per mantenere la sede qui». Gli esuberi sono 52. Un incontro tra l’azienda e i sindacati

Proposta di licenziamenti volontari con accompagnamento alla pensione

La Corcym produce valvole cardiache

La Corcym produce valvole cardiache

Gli esuberi annunciati negli scorsi giorni da Corcym, azienda del polo biomedicale salugese che l’anno scorso ha rilevato da LivaNova il business delle valvole cardiache, potrebbero avere meno impatto del previsto. Ad affermarlo sono i sindacati, attivi in questi giorni per tentare di trovare con l’azienda una soluzione che porti meno disagi possibili ai lavoratori. Dal canto suo Corcym ha affermato che la diminuzione del 10 per cento circa della forza lavoro (52 lavoratori:  6 impiegati, 1 quadro e 45 operai) sarebbe da interpretare come l’intenzione di continuare a investire nel polo saluggese, come spiega Alessandra Ranghetti, segretario generale di Uiltec Vercelli e Biella: «Corcym ha giustificato gli esuberi con l’aumento dei costi dell’energia, dei materiali ma soprattutto con i costi delle certificazioni europee obbligatorie per i prodotti dell’azienda. Proprio la voglia di investire in questi ultimi, sarebbe un segnale che la dirigenza crede ancora nel potenziale della sede saluggese. Ovviamente, questo è quanto affermato dall’azienda».

I 52 esuberi annunciati dovrebbero tuttavia risultare quasi del tutto indolori; sempre secondo Ranghetti, infatti, gli epurati sarebbero in gran parte in età pensionabile: «I dipendenti che potrebbero essere accompagnati alla pensione sono circa 30.

A chi avesse diritto alla pensione nei prossimi tre anni, Corcym ha proposto la disoccupazione con stipendio intero» continua il segretario Uiltec. Per i restanti esuberi, Ranghetti e gli altri sindacati puntano ai licenziamenti volontari, proposti all’azienda stessa: «Chiederemo all’azienda di accettare licenziamenti volontari anche in aree dove non sono previsti, così da salvare qualche lavoratore».

Sulla questione interviene anche Sara Pace, rsu di Femca-Cisl: «L’apertura della mobilità per 52 lavoratori, in maggioranza operai, viene a seguito di 35 mila ore di cassa integrazione fatte nel corso di quest’anno e ben 98 mila nel 2021. Le motivazioni addotte dall’azienda sulla necessità di ridurre la forza lavoro sono legate al fatto che è necessario ottimizzare l’organico per il 2023, oltre al fatto di dover contenere maggiori oneri legati all’energia e la nuova certificazione europea Mdr. A nostro avviso questa operazione di riduzione del personale non è certamente sufficiente a risolvere il problema dei costi».

Anche Maurizio Angelone di Filtcem-Cgil esterna la propria preoccupazione: «Anche se dovessimo trovare una quadra sulle uscite, la situazione non sarebbe comunque bella. Non è accettabile che nel 2023 il contenimento dei costi nelle aziende ricada sempre sui lavoratori. Si preferisce sempre lasciare a casa i lavoratori, danneggiando l’economia di questo territorio».

Christian Mazzi, ceo di Corcym, espone invece così le motivazioni legate ai futuri licenziamenti: «Siamo consapevoli delle difficoltà derivanti da questa decisione e proprio per questo, metteremo in atto tutte le possibili misure per ridurre l’impatto sui dipendenti direttamente coinvolti. Negli ultimi anni sono aumentati progressivamente i costi complessivi di produzione dei nostri prodotti e, a causa delle contingenti condizioni economiche, tale tendenza appare in costante accelerazione. Questa ottimizzazione, in aggiunta alle nostre iniziative di creazione di valore, sono passi importanti per continuare ad essere competitivi e edificare nuove e solide basi per il futuro».

Nella giornata di venerdì 25 i sindacalisti hanno incontrato i lavoratori, in un’assemblea svoltasi nei locali mensa dell’azienda. Un incontro con i vertici di Corcym si è invece svolto nella giornata di ieri, lunedì 28.

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