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Malasanità

Ospedale di Ivrea, il calvario di un volontario della Cri e di un paziente oncologico

Giorgio Givogre ha 71 anni e vive a San Giorgio Canavese

Ospedale di Ivrea, il calvario di un volontario della Cri e di un paziente oncologico

Volontari. Una bella parola! Lo è ancor di più se lo si diventa da pensionati. Se un bel giorno ci si alza in piedi e si comincia a pensare a come far passare il proprio tempo regalandone una parte alla collettività. Significa “amare”. Significa “passione”. Significa tante cose e sono tutte meravigliosamente “belle”. 

E’ successo anche a Giorgio Givogre, 71 anni, di San Giorgio Canavese. 

S’è messo a disposizione del Comitato locale della Croce Rossa del suo paese. Lo ha fatto con la testa e con il cuore ed è con la testa e con il cuore che quando arriva una chiamata, sale sul mezzo e punta diritto a casa di chi ha chiesto aiuto e poi verso le strutture dell’Asl. Tra le tante una: l’ospedale di Ivrea. 

“Un inferno - ci ha raccontato nei giorni scorsi al telefono - Me lo faccia dire! E’ un inferno. Tutte le volte non si capisce dove dobbiamo andare o fare manovra. Ci obbligano a fare retromarce assurde nello stesso spiazzo in cui c’è un cantiere, con i camion che vanno e che vengono…”.

Il guaio è che a loro, semplici volontari del soccorso, non è consentito dirigersi davanti al pronto soccorso limitato alle ambulanze del 118.

“Questo va bene, ma ci facciano fare un percorso che non sia delirante… - commenta - Abbiano un minimo di rispetto verso i malati, quasi tutti anziani e in carrozzina …! E quando piove? Cosa facciamo? Arriviamo entrambi bagnati. Non è così che si trattano i malati…”.

L’altro giorno era con una signora non deambulante che aveva bisogno dell’oncologia…

“Anche lì! - quasi urla Givogre - Dopo l’inferno per parcheggiare ho cominciato a cercare il reparto. Ho preso un ascensore. Poi ne ho preso un altro. Poi sono arrivato all’oncologia pediatrica ma le porte erano bloccate dall’esterno. Allora siamo tornati indietro. Poi ho chiesto ad un infermiere, poi a un’altro. Alla fine siamo arrivati, ma ho sudato sette camicie. Insomma un groviglio senza un’indicazione che fosse una, in cui è stato davvero difficile districarmi…. Immaginate uno di 71 anni che spinge una carrozzina e va su e giù per l’ospedale con il caldo che faceva… Insomma sono arrabbiato. Sono molto arrabbiato! Datemi i numeri di telefono del direttore generale, dell’assessore regionale, del governatore Cirio, del sindaco, del vicesindaco. Gli telefono io a questi qui. Gli spiego bene io qual è la situazione… ”.

Storie di ordinaria follia o, se si preferisce, di malasanità. Ne abbiamo già raccontate tante. Ne aggiungiamo una in più, nella speranza che tra gli obiettivi dell'Asl To4 per il 2023, da approvare in assemblea, se ne metta qualcuno di serio e non la solita fuffa.

“Ho letto da qualche parte che vogliono costruire un nuovo ospedale dentro la città - stigmatizza Givogre - Spero non sia vero… Questi sono matti!”.

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