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Settimo Torinese

Con Piastra, Pettirosso o granchio blu?

Dopo il pettirosso, pixellato per dispetto all’ingresso della città al posto di Primo Levi...

C'è anche il Granchio blu nel menù della festa dell'Unità

Granchio blu

E alla fine, quasi allo scadere del primo tempo, Settimo ce l’aveva fatta.

Grazie al lungimirante programma elettorale della Sindaca, il rio Freidano non solo era stato aperto restituendo alla città quel profumo di palude che l’aveva resa famosa nei secoli passati, ma grazie al collegamento con il Po e, suo tramite, al mar Adriatico, il gambero grigio di fiume considerato fino a quel momento simbolo propiziatore della città era stato sostituito dal più fotogenico ed esibizionista granchio blu. 

Già, il granchio blu era l’ultimo prodotto del marketing estivo e lei, la Sindaca, doveva assolutamente averlo per dare un tono ai suoi post ultimamente un po’ tristi e stanchi. 

Non era stato per nulla facile per quasi cinque anni riempire con il nulla quella gran quantità di spazi social che si era costruita a sua immagine e somiglianza. I primi due anni (per fortuna) c’era stato il COVID. Soprattutto nel primo periodo, quello pre vaccino, mentre la gente moriva, le pompe funebri e i cimiteri comunali facevano extra profitti e lo Stato buttava a pioggia miliardi per esorcizzare il pericolo, ognuno era libero di sparare la sua sciocchezza quotidiana. Dai droni parlanti che inseguivano i cittadini, alle decine di ordinanze contradditorie, alle innumerevoli quanto inutili iniziative locali contro il virus globale. 

Anche Settimo aveva avuto il suo momento di notorietà quando annunciò che avrebbe lavato le strade contro il COVID, o quando con ordinanza limitava a 150 metri dal domicilio la possibilità per i cani di soddisfare i propri bisogni corporali. La retorica scorreva a fiumi e con essa la possibilità di riempire i social, istituzionali e pagati con fondi pubblici, di foto e like, cuoricini, pollici rivolti verso l’alto, applausi virtuali, post stravaganti e storie di vanità confezionate e mandate in onda dal nuovo protagonismo della nuova politica. 

Mentre la gente continuava a morire, Sindaci, Governatori, Ministri e oscuri parlamentari raccontavano la loro personale guerra (anch’essa virtuale) contro il virus, spesso complicando la vita già molto provata dei cittadini. I virologi e gli epidemiologi venivano ogni sera intervistati su qualsiasi argomento, erano presentati come esperti della qualunque: dalle previsioni del tempo, alla politica, alla situazione internazionale. I politici reagivano imbucandosi nei talk show con i virologi, oppure con una propria privata produzione di video fai da te. 

Anche in questo caso Settimo conquistava una buona posizione in classifica proponendo video in streaming della Sindaca che faceva la torta di fragole, oppure isolata in casa perché aveva contratto il COVID, di innumerevoli post di ringraziamento alle “migliaia di volontari” impegnati, naturalmente a fianco della Giunta, a combattere il virus, di foto ai pacchi alimentari della Sindaca la quale, con i soldi dello Stato, faceva la carità con qualche ortaggio e molti pennarelli alle famiglie bisognose. 

Quando la paura incominciò a lasciare spazio all’insofferenza (o in alcuni casi all’incoscienza) i nostri politici locali non si fecero trovare impreparati e incominciarono a cavalcare come se nulla fosse il “liberi tutti” che cresceva nei sondaggi. 

Il segnale fu dato dalla ripresa dei video di “inaugurazioni”. La gente voleva rapidamente dimenticare e rimuovere le restrizioni di quel periodo triste e allora erano pronti allo scopo i video alle inaugurazioni dei marciapiedi, delle rotonde, dei sensi unici, dei tagli dell’erba e, solo in alcuni casi di elettori della Sindaca, di partecipazione delle “istituzioni” a funerali o ad aperture di negozi.

Ma anche le inaugurazioni erano presto finite, di cose nuove non ce n’erano più. Allora si intensificarono i post e i video di annunci. La teleferica, il nuovo metrò, la scopertura del Freidano, l’interramento della ferrovia, gli ospedali di quartiere: erano già stati usati. Visti i fallimenti di cui si era responsabili in prima persona non si potevano certamente

La teleferica, il nuovo metrò, la scopertura del Freidano, l’interramento della ferrovia, gli ospedali di quartiere: erano già stati usati. .

riproporre temi quali i servizi sanitari, la sicurezza, l’integrazione e l’accoglienza. Il tema dei trasporti era tabù perché non solo non era stato fatto nulla (abolizione pedaggio, intensificazione delle corse ferroviarie, miglioramento dei collegamenti) ma la situazione era ulteriormente peggiorata con il taglio di corse e l’aumento annunciato dei pedaggi. 

Avevano provato con gli annunci sul PNRR ma la gente era stufa di sentire quella sigla e scoprire che si sarebbero indebitati sempre di più. Buttare giù una scuola per rifarla a poche decine di metri non sembrava poi tutto quell’epocale sviluppo del Borgo Nuovo che la Sindaca continuava a raccontare. Intanto, seppur venduto come successo mondiale, era appena stato sancito che la vecchia Farmitalia (adesso OLON) continuava a stare al suo posto, al centro della città con la sua storia (questa non virtuale ma reale) di odori di minestrone andato a male, di pericolosità di stabilimento chimico (seppure per ora non attivo).

Ma ora c’era bisogno di qualche cosa di nuovo. La Sindaca si era appena ricandidata per un secondo (e ultimo) mandato. Il soccorso poteva arrivare da un’altra specie infestante e aliena: il granchio blu. Dopo il pettirosso, pixellato per dispetto all’ingresso della città al posto di Primo Levi, ora sarebbe toccato a questo predatore, divoratore seriale di fauna autoctona, a rappresentare la città. Il rosso non andava più di moda, nemmeno per la Sindaca, e allora avanti con il blu. 

L’unico a farne le spese sarà il gambero di fiume, la specie autoctona che già ne aveva viste tante e che, tutti gli anni, veniva bruciata in piazza nei riti propiziatori.

Una proposta ci sarebbe: e se il prossimo falò i cittadini di Settimo lo facessero con il granchio blu ? 

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