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Settimo Torinese
18 Maggio 2023 - 00:32
E’ cambiato il governo e, manco a dirlo, dobbiamo cambiare la Costituzione e la Legge elettorale. I partiti e i parlamentari (per altro nessuno scelto davvero dagli elettori ma frutto di strani ed incomprensibili regole di pescaggio e ripescaggio in liste bloccate) si dedicano a ciò che riescono meglio: a mentire.
Gli elettori, quei pochi che restano e che ogni volta ci cascano (io compreso), di fronte ad una ormai siderale distanza tra loro e le scelte politiche sbandierate su TV e Social, cercano nella scorciatoia della “nuova” repubblica la soluzione ai mali della “vecchia” repubblica.
Ma la Costituzione fino ad ora è stato un boccone difficile da inghiottire e demolire da parte di ambiziosi e ignoranti leader di partito. Tutti gli assalti sono fino ad ora stati respinti al prezzo però di rendere sempre più fragile l’antica saggezza di quell’atto fondamentale e della forma di democrazia che da quell’atto trae origine.
L’ultimo a provarci in grande stile fu il più egocentrico e menzognero di tutti i politici: Matteo Renzi allora Segretario indiscusso (o quasi) del Partito Democratico.
Ve lo ricorderete certamente anche voi quel Referendum che doveva consacrare l’egocentrismo del Matteo e consegnare agli italiani una forma di democrazia simile a quella che poi si è affermata (con percorsi analoghi) in Turchia e in alcuni paesi dell’est europeo.
Le Costituzioni sono, per loro natura, frutto di compromessi tra parti diverse e fonte di equilibri, responsabilità e contrappesi tra poteri statali. Per questo sono da maneggiare con cura. Le Costituzioni assicurano stabilità perché derivano dal riconoscimento dell’esistenza nella società di parti diverse e della necessità di rappresentarle nei poteri statali.
Dopo Matteo Renzi continuiamo a sentire sempre più spesso da oscuri parlamentari (arrivati a quel seggio un po’ per caso e un po’ per intrighi interni al loro partiti) la frase: “abbiamo ricevuto mandato dai nostri elettori di cambiare la Repubblica”. La stessa frase è stata pronunciata nei giorni scorsi anche da Giorgia Meloni e da altri Ministri del nuovo governo.
Mi permetto di far notare che tale mandato non solo non è stato dato ma non poteva essere dato con una elezione politica. Dopo un lungo percorso approvativo parlamentare sarà presumibilmente un Referendum popolare che dovrà giudicare se l’equilibrio raggiunto in Parlamento sia o meno rappresentativo della maggioranza (assoluta) del popolo italiano.
Per avere un mandato preventivo sarebbe stato necessario chiedere l’elezione popolare, con un sistema proporzionale puro, di una Assemblea Costituente.
Purtroppo è reale il rischio che un Parlamento, frutto di una legge truffa (anche questa elaborata dal PD di Gentiloni - Rosato) che consente a piccole minoranze di diventare con cospicui premi elettorali maggioranze parlamentari, possa cambiare profondamente il nostro sistema democratico.
Ricordo il Referendum voluto da Renzi e da Boschi e il rischio che il Paese ha corso di veder consegnare gran parte dei poteri in capo al Presidente del Consiglio e a maggioranze parlamentari nominate da quello stesso Presidente e Segretario di partito.
Oggi la Segretaria del PD si oppone a quella proposta e alle spinte, di parte della destra, verso un sistema di tipo presidenzialista (elezione diretta del Presidente della Repubblica).
Non sono mai stato presidenzialista, nemmeno oggi lo sono, e penso che i problemi della nostra democrazia derivino non dall’insufficienza della Costituzione ma bensì dall’insufficienza della classe politica e di gran parte della classe dirigente del Paese.
Tuttavia credo che dopo lo spettacolo indecente mandato in scena dai partiti e dai parlamentari in occasione della rielezione del Presidente Mattarella possa farsi strada nell’opinione pubblica l’idea che sia preferibile l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. In tutti i casi sarebbe necessario che la Segretaria del PD riconoscesse gli errori del passato.
Ricordo a proposito che il sottoscritto, assieme ad altri e altre militanti del PD è stato prima insultato e poi espulso per aver manifestato contro il progetto autoritario di stravolgimento della Costituzione voluto da Renzi e Boschi.
Elena Piastra, sindaca di Settimo Torinese
Ricordo che l’attuale Sindaca (allora Vice) definì poco importante quel Referendum per evitare di prendere posizione (era più importante per lei assicurarsi l’appoggio delle correnti interne).
Ricordo che tutto l’attuale gruppo dirigente del PD di Settimo (ma vale anche per gli altri livelli provinciale, regionale e nazionale) considerò quella triste pagina della storia politica del Paese un tratto “costitutivo” del nuovo PD.
Senza la rilettura onesta di quella pagina, il riconoscimento degli errori e qualche tardiva scusa non credo che possa essere credibile l’opposizione del PD.
Ancora una volta andrebbe in scena la “furberia” di una classe politica senza etica pubblica che, anziché interpretare i bisogni del Paese ed elaborare le soluzioni politiche, ritiene di poter proseguire con l’inganno e le bugie senza mai pagare dazio, confidando sulla scarsa memoria del popolo e sulla crescente astensione dei cittadini dalla vita pubblica.
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