AGGIORNAMENTI
Cerca
Ivrea in Azione
05 Dicembre 2023 - 07:35
Anziani dimenticati
Giovani sì, ma gli anziani? Agli anziani non ci pensa mai nessuno, eppure non hanno bisogno di chissà quali politiche e grandi tavoli. Non hanno bisogno di capire quale indirizzo scolastico intraprendere e cosa vogliono fare da grandi.
Gli anziani soffrono soprattutto di solitudine, depressione e problematiche psicologiche e sociali legate alla difficoltà di uscire di casa, fare la spesa, cucinare e andare dal medico. Sembrano essere trascurati se non hanno 100 anni o se non sono allettati.
La politica locale non ne parla. Figuriamoci quella regionale o nazionale. Totale silenzio! Eppure i nostri vecchi diventano fragili come bambini, e sarebbe nostra responsabilità politica e morale averne cura portando avanti un progetto, una visione senza trascurare le loro necessità sanitarie e assistenziali.
Le difficoltà pratiche degli anziani costituiscono il maggior pericolo; la negazione degli stimoli e del coinvolgimento sociale sono i principali fattori che portano l’anziano verso la depressione e la rassegnazione. Motivi per cui dovrebbero esistere iniziative più concrete di “integrazione”.
Sì, di “integrazione” cari lettori, una parola usata e abusata a favore della multiculturalità e dei cittadini stranieri. È assolutamente corretto, ma non dovrebbero essere escluse altre fasce e categorie che ne hanno bisogno, di supporto e di integrazione.
I comuni cadono spesso nella discriminazione verso qualcuno, senza nemmeno accorgersene. L’ideologia politica o l’appartenenza partitica a volte è già una forma di preferenza e negazione. L’ageismo si esprime anche classificando la società solamente in base alle esigenze di uno o dell’altro, senza cercare i modi migliori per includere tutti, indipendentemente dall’età.
È strano come tutte le amministrazioni che si sono succedute non abbiano parlato di questo. Dovrebbe parlarne la politica e chi in Comune si occupa di pari opportunità, sociale, sanità e welfare.
Eppure anche in questo caso si sceglie, perché la politica si fa in funzione al consenso e su certi temi ci si limita a mettere giusto due righe nel programma, per mascherare la poca sensibilità e la scarsa visione. Insomma, il me ne fotto, lo metto giusto per far contenti quel gruppo di buonisti che a parole costruiscono cattedrali e nei fatti non compiono quasi mai.
I vecchi non hanno bisogno di essere educati e indirizzati, hanno bisogno di cose molto più semplici: comunicare, condividere le loro esperienze e la loro storia, partecipare a incontri con gli altri. Hanno bisogno di non sentirsi un peso per la società, di essere considerati, ognuno con le proprie virtù e i propri limiti.
Sembra che i giovani non dovranno mai invecchiare, eppure le statistiche dichiarano che un quarto della nostra popolazione è anziana.
È surreale quanto apparentemente sembriamo volerci bene e quanto, in fin dei conti, non sappiamo che fine faremo e con chi passeremo il nostro tempo negli ultimi anni della nostra vita, ma soprattutto dove.
Viviamo in una bellissima città, a misura d’uomo, possiamo ritenerci fortunati, pensiamoci e investiamo per il nostro futuro. Se c’è un futuro sereno per i nostri vecchi, ci sarà un vero futuro per i nostri giovani.
Ciao!”
DELLO STESSO AUTORE
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.