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Punto Rosso

Serve una mobilitazione per il diritto alla Salute

Abbiamo visto chiudere l’ospedale di Castellamonte e declassare il Pronto Soccorso di Cuorgné

Serve una mobilitazione per il diritto alla Salute

Serve una mobilitazione per il diritto alla salute. Ed una forte mobilitazione è in corso in Canavese e ha visto il 7 settembre un partecipato incontro promosso da 61 sindaci del Canavese occidentale, ma il tema era principalmente il contrasto alla scelta della Regione su dove costruire il nuovo ospedale canavesano.

Abbiamo visto chiudere l’ospedale di Castellamonte, dove oggi ci sono solo ambulatori, declassare il Pronto Soccorso di Cuorgné a Punto di primo intervento, mortificare la sanità pubblica a favore di quella privata. Abbiamo visto gli operatori della sanità costretti a lavorare in condizioni non ottimali per la legge del risparmio a tutti i costi, li abbiamo visti fare turni massacranti perché gli organici non sono completi. Abbiamo visto lavoratori a chiamata negli ospedali, medici a gettone nei pronto soccorso, medici che svolgono attività privata negli ospedali (intramoenia). Abbiamo visto cancellare la sanità territoriale. Ma di mobilitazioni di tale portata, a memoria di donna, non ne ricordo. 

 

Perché adesso questi sindaci, legittimamente s’intende, hanno deciso invece di organizzarsi e mobilitarsi con grande impatto affinché il futuro (molto futuro …) ospedale del Canavese non venga costruito nell’area Montefibre a Ivrea ma nell’area Ribes a Pavone? 

Le due zone sono praticamente limitrofe, infatti insistono su due comuni confinanti: Ivrea e Pavone. Quella scelta, Montefibre, è un’area sì con una superficie inferiore, ma già completamente urbanizzata e servita da mezzi pubblici (bus e treni), vicina al poliambulatorio Comunità e ad attività commerciali (di quelle utili agli utenti di un ospedale). Ha certo il problema delle vie di accesso, al momento punto cruciale da affrontare. L’area Ribes è molto ampia. Sono campi. Da un lato sarebbe bello avere ospedali nel verde, dall’altro sarebbe “salutare” che il verde rimanesse “verde” che già decine e decine di campi sono stati

L’ospedale ci riguarda molto, ma nell’immediato l’auspicio che tutte e tutti dobbiamo coltivare è che il territorio ragioni unito valutando quali siano le battaglie urgenti e prioritarie da portare avanti.

sacrificati al cemento (anche se un ospedale ha certo una valenza diversa rispetto all’ennesimo centro commerciale).

L’ospedale ci riguarda molto, ma nell’immediato l’auspicio che tutte e tutti dobbiamo coltivare è che il territorio ragioni unito valutando quali siano le battaglie urgenti e prioritarie da portare avanti nei confronti della Regione e del Governo nazionale perché la salute sia un diritto universale (partendo magari dal contrastare ogni forma di autonomia differenziata). 

Infatti, la sensazione è che le cittadine e i cittadini di Ivrea, del Canavese, e anche della bassa Valle d’Aosta (attuali utenti), non vedranno in questo decennio, e chissà nel prossimo, un nuovo ospedale. Continueremo invece ad assistere alla privatizzazione della salute, con il proliferare di fondi aziendali e sanità integrativa.

Continueremo ad avere liste di attesa lunghissime nel pubblico e lampo nel privato, con buona pace di una delle migliori leggi del nostro paese: la legge n. 833/78 che ha istituito il servizio sanitario nazionale e che ha sancito il concetto di salute inteso come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Per questo dobbiamo unirci e lottare.

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