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Cronaca
17 Dicembre 2025 - 15:15
Spogliato in strada per un controllo: 15enne costretto ad abbassarsi pantaloni e slip a nord di Torino (immagine di repertorio)
Un controllo delle forze dell'ordine che doveva essere di routine e che ora è al vaglio della Procura di Torino. È questa la cornice in cui si inserisce l’episodio avvenuto nel pomeriggio di venerdì 12 dicembre in un Comune della cintura nord del capoluogo piemontese, nei pressi di un campo sportivo. Protagonista un ragazzo di 15 anni, fermato da due carabinieri mentre si trovava con un coetaneo. I genitori hanno presentato un esposto, sostenendo che il figlio sia stato sottoposto a modalità di controllo sproporzionate e umilianti. L’Arma conferma che il controllo c’è stato e annuncia verifiche interne per chiarire quanto accaduto.
Secondo quanto ricostruito, il fermo è avvenuto in strada, nella zona retrostante il campetto da calcio, un’area pubblica abitualmente frequentata da adolescenti. Il controllo, spiegano fonti dell’Arma, era finalizzato alla ricerca di armi, sostanze stupefacenti o strumenti di effrazione. L’esito è stato negativo: nulla di illecito è stato rinvenuto e, al termine delle operazioni, il ragazzo è stato affidato a uno zio. Su questi punti, al momento, non vi sono contestazioni.
È sulle modalità del controllo che si concentra l’esposto presentato in Procura dalla famiglia, assistita dall’avvocato Enrico Picco. Secondo il racconto del quindicenne, riportato dai genitori, durante la verifica sarebbe stato invitato ad abbassare pantaloni e biancheria intima in un’area pubblica e a compiere movimenti fisici, come degli squat. Un passaggio che il ragazzo avrebbe vissuto come profondamente mortificante. A rendere l’episodio ancora più delicato è la frase che uno dei militari avrebbe pronunciato durante il controllo: «Non ti devi vergognare, siamo tra uomini». Parole che, se confermate, aggiungono un elemento di forte impatto umano e simbolico alla vicenda.

L’Arma dei carabinieri ha fatto sapere di aver avviato approfondimenti interni per ricostruire con precisione tempi, luoghi e modalità dell’intervento. L’obiettivo è verificare se le operazioni si siano svolte nel rispetto delle procedure e delle cautele previste, soprattutto quando il soggetto controllato è un minorenne. In questa fase non risultano provvedimenti disciplinari, ma l’istruttoria interna servirà a chiarire se vi siano state condotte inappropriate.
Il caso riporta al centro un tema sensibile: il confine tra prevenzione e tutela della dignità personale. I controlli di polizia sono strumenti legittimi e necessari, ma quando riguardano un minore richiedono un livello di attenzione ancora più alto. Contesto riservato, proporzionalità delle azioni, linguaggio adeguato sono elementi che fanno la differenza tra un accertamento corretto e un’esperienza potenzialmente traumatica. Ed è proprio questo il nodo che ora dovranno sciogliere gli accertamenti.
Dal punto di vista giudiziario, la Procura valuterà l’esposto e le eventuali informative per stabilire se sussistano profili di rilevanza penale o se la vicenda rientri nell’ambito delle verifiche interne all’Arma. L’esito negativo del controllo non è sufficiente, da solo, a escludere criticità: ciò che sarà decisivo è capire come il controllo è stato eseguito e se fosse davvero necessario adottare modalità così invasive in un luogo pubblico.
Sul piano umano, resta il racconto di un adolescente che riferisce di essersi sentito umiliato e la reazione di una famiglia che ha scelto di rivolgersi alla magistratura. È anche per questo che la vicenda viene seguita con attenzione: non solo per accertare eventuali responsabilità, ma per chiarire se e come le prassi operative possano essere rafforzate, affinché un controllo non si trasformi, soprattutto per un minore, in un’esperienza difficile da dimenticare.

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