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Cronaca

Debiti della Diocesi di Acqui, l’appello conferma: due diligence corretta e nessuna diffamazione da "Le Iene"

La Corte d’Appello di Milano assolve i professionisti dell’ex vescovo Micchiardi e ribadisce la legittimità del lavoro giornalistico del 2016

Debiti della Diocesi di Acqui, l’appello conferma: due diligence corretta e nessuna diffamazione da "Le Iene"

Debiti della Diocesi di Acqui, l’appello conferma: due diligence corretta e nessuna diffamazione da "Le Iene" (immagine di repertorio)

La vicenda dei debiti della Diocesi di Acqui Terme si chiude anche in secondo grado con una piena conferma della correttezza della due diligence svolta dai professionisti incaricati dall’allora vescovo monsignor Micchiardi. La Corte d’Appello di Milano, Sezione Seconda Civile, ha infatti rigettato l’appello di don Giacomo Rovera, confermando la sentenza di primo grado e l’assoluzione in sede civile di Pier Domenico Garrone dall’accusa di diffamazione legata al servizio de Le Iene del 25 ottobre 2016.

Il giudice ha ribadito che i risultati della due diligence e il piano di ristrutturazione della Diocesi, elaborati dai professionisti incaricati, erano «ineccepibili» e fondati su fatti e dati reali. La decisione segue un percorso giudiziario lungo: già nel luglio 2020 il Gup del Tribunale di Alessandria aveva archiviato la querela di don Rovera, che contestava la sua rappresentazione nel servizio televisivo.

Il sacerdote lamentava di essere stato dipinto come uno dei responsabili di operazioni antieconomiche che avrebbero contribuito a generare circa 4 milioni di euro di debiti per la Diocesi. Tra le operazioni contestate compariva in particolare l’affitto a canoni molto bassi di una casa religiosa sulla Riviera ligure poi trasformata in resort, un caso finito anche all’attenzione del Vaticano.

A distanza di anni, i giudici hanno stabilito che nelle loro interviste Garrone e Vincenzo Sassi, autori degli accertamenti economici sulla Diocesi, si erano limitati a esporre in modo «imparziale e asciutto» i risultati del proprio lavoro. Il servizio realizzato da Matteo Viviani per Le Iene è stato ritenuto rispettoso dei canoni del diritto di cronaca, escludendo così la sussistenza di una lesione dell’onore del sacerdote.

La sentenza chiude un contenzioso che ha accompagnato per anni il dibattito interno alla Diocesi di Acqui e conferma la centralità dei riscontri tecnici nella documentazione del dissesto economico dell’epoca. La decisione d’appello consolida inoltre l’idea che la trasparenza e la verifica indipendente dei conti siano strumenti essenziali tanto per le istituzioni religiose quanto per l’informazione pubblica.

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