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Cronaca
19 Novembre 2025 - 17:00
Arrestato in Albania il killer di Asti, Kamer Duhanxhiu. Era latitante dal 1999
Un nome che riemerge dal passato giudiziario di fine anni Novanta, un omicidio che ad Asti aveva segnato un’intera stagione investigativa, una fuga durata oltre vent’anni. Oggi, a distanza di quasi un quarto di secolo dai fatti, la latitanza di Kamer Duhanxhiu, cittadino albanese di 44 anni condannato in via definitiva a trenta anni di reclusione per omicidio e tentato omicidio, si è conclusa all’aeroporto di Tirana.
A fermarlo è stata la Polizia albanese, allertata da una segnalazione internazionale partita dalla procura della Repubblica di Asti, che da anni seguiva il caso attraverso il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia. Gli investigatori italiani avevano ricostruito gli spostamenti dell’uomo fino agli Stati Uniti, dove era stato individuato dopo un’attività di monitoraggio durata anni. Lì è scattato il passaggio decisivo: le autorità americane hanno accertato la sua permanenza illegale, procedendo all’espulsione verso il Paese d’origine.
A Tirana, il suo arrivo non è passato inosservato. Ad attenderlo c’erano gli agenti albanesi, che lo hanno immediatamente arrestato in esecuzione della richiesta italiana. Ora Duhanxhiu si trova detenuto in Albania, in attesa dell’avvio delle procedure estradizionali verso l’Italia.
Il suo nome compare negli atti dell’inchiesta condotta all’epoca dalla Squadra Mobile e dal Nucleo investigativo dei Carabinieri di Asti, coordinati dalla procura. Era il 1999 quando il duplice episodio di violenza – un omicidio e un tentato omicidio – fece scattare una complessa indagine che aveva ricostruito responsabilità, dinamiche e moventi, arrivando a un impianto accusatorio confermato poi in via definitiva. La condanna a trent’anni aveva sancito la fine del processo, non però quella della fuga. Duhanxhiu si era reso irreperibile, lasciando che la sentenza rimanesse per anni solo una realtà sulla carta.
Il suo arresto chiude un capitolo rimasto sospeso a lungo e restituisce alla giustizia italiana un condannato che aveva attraversato confini e continenti pur di sottrarsi alla pena. Ora toccherà alle autorità dei due Paesi completare la procedura, consentendo il suo rientro in Italia per scontare quanto stabilito dalla sentenza.
Il ritorno di questo caso sulle cronache conferma il peso della cooperazione internazionale nelle indagini e il ruolo decisivo del monitoraggio costante dei latitanti. Una strategia che, anche a distanza di decenni, può riportare in primo piano responsabilità penali rimaste finora senza esecuzione.

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