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Cronaca

Senzatetto entra nei bar e pretende da mangiare: esercenti esasperati a Torino Campidoglio

Porte danneggiate, clienti spaventati e polizia intervenuta due volte in tre giorni

Senzatetto entra nei bar e pretende da mangiare

Senzatetto entra nei bar e pretende da mangiare: esercenti esasperati a Torino Campidoglio (foto di repertorio)

In piazza Risorgimento, nel quartiere Campidoglio a Torino, da tempo la scena è sempre la stessa: bivacchi sulle panchine, giacigli di fortuna sotto i portici, gruppi che stazionano per ore. Negli ultimi giorni, però, per i titolari dei locali la misura sembra essersi colmata. Un senzatetto che frequenta abitualmente la zona avrebbe iniziato a entrare nei bar pretendendo da mangiare senza pagare, fino ad arrivare – secondo quanto riferito dagli esercenti – a danneggiare le porte dei locali e a creare situazioni di tensione con i clienti.

L’uomo è un cittadino marocchino di 50 anni, senza fissa dimora, in Italia dal 2012. Le volanti della polizia di Stato sono intervenute due volte nel giro di tre giorni. Il primo intervento risale a sabato 15 novembre, quando l’uomo è stato identificato dagli agenti dopo le chiamate arrivate al numero di emergenza. Il secondo sopralluogo è avvenuto la mattina di lunedì 17 novembre, sempre in piazza Risorgimento, ma in quell’occasione gli operatori non lo hanno trovato sul posto.

Secondo il racconto dei commercianti, il senzatetto entrerebbe nei locali della piazza e pretenderebbe cibo e bevande senza pagare, insistendo in modo sempre più pressante. In almeno un caso, nel fine settimana, la situazione sarebbe degenerata: l’uomo avrebbe colpito la porta di un bar con calci, pugni e testate, costringendo i titolari a sporgere denuncia e a chiedere un intervento formale delle forze dell’ordine. Un altro negoziante, nella mattinata del lunedì, si sarebbe trovato il cinquantenne seduto all’interno del locale, e avrebbe richiesto l’intervento del 112.

Gli esercenti parlano di un clima diventato più pesante rispetto al passato. Raccontano di un contesto di bivacchi ormai strutturale, ma spiegano che negli ultimi giorni quella presenza, da tollerata, si è trasformata in una fonte di preoccupazione diretta per il lavoro quotidiano. Chi ha il locale affacciato sulla piazza sostiene di avere, in un primo momento, cercato di aiutare l’uomo con piccoli gesti di solidarietà. Poi, però, i comportamenti sarebbero cambiati, con pretese sempre più pressanti e atteggiamenti ritenuti molesti.

Alcune attività parlano di episodi in cui il senzatetto sarebbe apparso particolarmente aggressivo, soprattutto in presenza di donne, tanto da spingerli a chiedere un intervento più strutturale da parte delle istituzioni. Dal loro punto di vista, non si tratterebbe soltanto di una questione di decoro, ma di sicurezza e possibilità concreta di tenere aperto e lavorare in modo sereno. In diversi raccontano di vivere con crescente disagio l’idea che episodi simili possano ripetersi davanti ai clienti, con ricadute anche sull’immagine dei locali.

Nel racconto di chi vive la piazza ogni giorno emerge anche un altro elemento: molti commercianti ritengono che l’uomo vada aiutato, non solo allontanato. Chi ha avuto modo di osservarlo da vicino sostiene che la sua condizione non sarebbe soltanto legata alla marginalità economica e abitativa, ma sembrerebbe intrecciarsi a possibili fragilità psicologiche. È il motivo per cui, accanto alla richiesta di interventi di controllo più frequenti, qualcuno invoca anche un ruolo più attivo dei servizi sociali e sanitari.

Il caso riaccende così un tema che a Campidoglio non è nuovo: la gestione delle persone senza dimora nelle piazze e nelle vie del quartiere, il rapporto con le attività commerciali e la difficoltà di tenere insieme accoglienza, sicurezza e tutela del lavoro. Gli episodi di questi giorni in piazza Risorgimento, con due interventi della polizia in tre giorni, sono l’ultimo segnale di una frattura che rischia di approfondirsi, se non verranno trovate risposte che tengano insieme le diverse esigenze in campo.

Per ora, il punto fermo è la richiesta degli esercenti: poter lavorare senza sentirsi esposti a episodi di aggressività o danneggiamento, senza dover trasformare ogni giornata in un confronto costante con situazioni che non sono in grado di gestire da soli. Intorno, rimane il nodo più ampio della sicurezza urbana e della presa in carico delle fragilità che attraversano le città, e che, come in questo caso, emergono con forza nelle piazze dove si incrociano vite, disagi e attività economiche.

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