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17 Novembre 2025 - 16:59
Il tema dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole torna al centro della scena politica e mediatica, e lo fa attraverso il monologo di Luciana Littizzetto, che ieri sera a Che tempo che fa ha dedicato la sua letterina al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, affrontando in modo diretto e tagliente la posizione del governo sul ruolo dei genitori nelle attività formative.
La comica ha aperto il suo intervento con un tono ironico ma incisivo, leggendo testualmente: «Illustrissimo, egregissimo, eminentissimo, altissimo, purissimo Giuseppe Valditara, emerito ministro del merito, l’altro giorno alla Camera hai preso fuoco come quei cespugli d’estate che di colpo vanno in autocombustione. Che dagli urli hai risfondato il tetto di cristallo che aveva già sfondato Meloni. Sai chi mi sembravi? Tina Cipollari quando litiga con Gemma. Mancava che dicessi Maria io esco e infatti poi sei uscito. Hai sbraitato così tanto che ora ti chiamano Valditarzan».

IL MINISTRO GIUSEPPE VALDITARA
Il cuore della letterina ha riguardato il nodo del consenso informato dei genitori per accedere ai corsi di educazione sessuale. Littizzetto ha letto: «Hai detto che nessuno vuole impedire l’educazione sessuale a scuola. Ah no? Però alle elementari non c’è più, c’è alle medie e alle superiori, ma servirà il consenso informato dei genitori. Ma come mai? Scusami eh, Val di Tarantella, non ti fidi della scuola? Non ti fidi dei professori? O ti fidi troppo dei genitori? Il che porta una seconda domanda: ma li conosci i genitori?».
Da qui la critica al divario tra il mondo degli adulti e quello degli adolescenti: «Un ragazzino può chattare con un coetaneo coreano mentre vende scarpe online in criptovalute e tu parli di consenso dei genitori. Non bastano il registro elettronico, le notifiche, le chat su WhatsApp. A questo punto facciamo direttamente entrare a scuola i genitori al posto dei bidelli».
Poi la provocazione: «Se ragioniamo così, il consenso dobbiamo chiederlo per tutte le materie. Metti che il prof di geografia fa lezione sulla forma della Terra e ci sono dei genitori terrapiattisti che non danno il consenso. Cosa fa l’alunno? Salta la lezione. E se la prof di storia ha dei genitori in classe neoborbonici? Il Risorgimento lo elimina perché a loro stanno ancora sul c*lo i Savoia?».
Il momento più profondo del monologo arriva con la riflessione sul ruolo della scuola: «La scuola non è una succursale della famiglia. È il posto dove impari che la famiglia non basta a spiegarti il mondo. E se vogliamo prevenire la violenza, forse dobbiamo cominciare proprio da lì. Dal corpo, dal sesso, dal rispetto e dal consenso. Non dal consenso dei genitori, ma dal consenso di chi il corpo lo abita e che a quell’età non è per nulla informato».
Littizzetto ha evocato la fragilità dell’adolescenza: «Stiamo parlando di preadolescenti e adolescenti con gli ormoni che fanno il riscaldamento a bordo campo. Ma ti ricordi, Valdi, come si era a quell’età? Pasticciati, in continuo divenire. Se sei donna ti spunta il seno, ti arriva il ciclo. Se sei maschio ti cambia la voce, ti tappezzi di peli, ti svegli la mattina con qualcosa che guizza nei boxer. Capisci che è la trama di un film horror?».
Nella parte conclusiva del testo, la comica ha richiamato la responsabilità degli adulti: «Lasciamo che siano preside e insegnanti, persone che vivono la scuola tutti i santissimi giorni, a scegliere chi è più adatto a parlarne. (…) L’ignoranza è pericolosa, il sapere invece ti aiuta a discernere. L’educazione sessuale e affettiva è l’unico modo per cercare di cambiare questa rotta sbilenca che ci portiamo dietro da secoli, per non trovarci l’ennesima persona dietro le sbarre e l’ennesima vittima a terra».
E la chiusura, dritta al punto: «L’educazione sessuale della scuola serve proprio a questo, a parlarne, a chiedere quello che non si sa e andare avanti. In un paese civile l’educazione di qualsiasi genere non deve far paura a nessuno. Più sai e più sei libero».
Il monologo di Littizzetto ha immediatamente acceso il confronto politico e mediatico, riaccendendo un tema che sta dividendo maggioranza e opposizione e che nelle ultime settimane ha visto un crescente coinvolgimento di docenti, associazioni, studenti e famiglie. La sua letterina, tra ironia e critica, porta ora un nuovo elemento nella discussione pubblica, costringendo il dibattito a misurarsi anche con l’urgenza educativa.

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