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Ivrea volta le spalle alla Giornata dei Poveri

Nessuna iniziativa, nessun gesto, nessun segnale dall’amministrazione: mentre Caritas e volontari reggono il peso delle fragilità sociali, il Comune resta in silenzio e ignora una ricorrenza dal forte valore civile

Ivrea volta le spalle alla Giornata dei Poveri

Ivrea volta le spalle alla Giornata dei Poveri

La Giornata Mondiale dei Poveri, voluta da Papa Francesco per ricordare che una comunità si misura da come tratta gli ultimi, a Ivrea scivola via quasi senza lasciare traccia. Mentre la diocesi, la Caritas e i volontari continuano a sorreggere ogni giorno le fragilità del territorio, dall’amministrazione cittadina non arriva neppure un gesto simbolico. Nessuna iniziativa pubblica, nessun momento di riflessione, nessun richiamo alla responsabilità collettiva. La povertà cresce, ma l’attenzione pubblica resta ferma — immobile, come se non fosse un problema che riguarda anche il Comune.

Aumentano le famiglie che faticano a riempire il carrello, le persone sole in condizioni di precarietà, i senzatetto che affrontano l’inverno con servizi ridotti all’osso. Questo giornale racconta spesso storie difficili, talvolta drammatiche. E mentre il mondo del volontariato fa quello che può — e spesso anche di più — dal fronte istituzionale manca una visione complessiva, una cabina di regia capace di trasformare la Giornata dei Poveri in un appuntamento vero, utile, partecipato.

In molte città italiane la ricorrenza diventa occasione per incontri, raccolte alimentari, progetti nelle scuole, collaborazioni tra enti, imprese e associazioni. A Ivrea, invece, il calendario resta vuoto: nessuna iniziativa strutturata, salvo poi riempirsi la bocca di grandi parole durante occasioni ufficiali o organizzare il tradizionale pranzo di Natale per lavarsi la coscienza. Poco, pochissimo.

poveri

E c’è poi il paradosso dello spreco alimentare. Mentre tante famiglie non riescono a mettere insieme un pasto completo, la grande distribuzione continua a scartare prodotti ancora perfettamente consumabili. È un problema noto, che richiederebbe accordi e protocolli tra Comune, aziende e terzo settore. Una strategia di recupero, redistribuzione e sensibilizzazione. E quale migliore occasione della Giornata dei Poveri per lanciare azioni concrete? Ma anche su questo fronte: silenzio. Nessuna proposta, nessuna iniziativa, nessun tavolo di lavoro.

Non si chiede all’amministrazione di risolvere da sola la povertà: sarebbe ingenuo. Ma si chiede almeno un segnale. Un gesto. Un momento di confronto. La consapevolezza che il tema non può essere lasciato solo alle spalle larghe — e stanche — della Caritas e dei pochi volontari rimasti. Riguarda tutti: istituzioni, cittadini, imprese. Una città che ambisce a essere punto di riferimento culturale del Canavese non può ignorare una giornata dal valore sociale così forte senza mostrare un imbarazzo che pesa.

Ivrea avrebbe bisogno di una strategia condivisa, di un dialogo aperto tra enti, associazioni e mondo produttivo. Perché la povertà non si combatte con le buone intenzioni, ma con politiche locali, decisioni concrete e una rete che funzioni davvero. La speranza — e anche un po’ la richiesta — è che il prossimo anno questa ricorrenza non venga di nuovo archiviata senza che nessuno se ne accorga, ma diventi l’avvio di un percorso fatto di visione, responsabilità e progetti reali, capaci di restituire dignità e futuro a chi oggi vive nell’ombra.

Perché non è sufficiente consegnare una busta della spesa a chi non può permettersela. A questo serve la politica: non a fare passerelle, non a migliorare il proprio profilo pubblico, ma a costruire comunità. E a prendersi cura dei più fragili.

Ciao !!

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