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Cronaca
14 Novembre 2025 - 22:47
Ancora una notte di tensione nel pieno centro di Torino. Un ragazzo poco più che ventenne è comparso giovedì 13 novembre davanti al giudice per la convalida dell’arresto, dopo che i Carabinieri lo hanno bloccato mercoledì 12 novembre, alle prime luci dell'alba, in un parcheggio multipiano. Le accuse nei suoi confronti non sono leggere: il giovane, un senza fissa dimora nato in Colombia e con una storia personale di fragilità, ha trasformato la struttura in un teatro di caos, culminato in un tentativo di furto ai danni di una cassa automatica e una violenta resistenza agli agenti chiamati a riportare l'ordine.
Secondo quanto emerso dal verbale dei carabinieri, è stato un addetto alla sicurezza a dare l'allarme dopo aver notato il ragazzo in azione guardando sul monitor delle telecamere di sicurezza. Il giovane è accusato di aver preso a calci una barra di accesso del parcheggio, di aver scaricato un estintore e, soprattutto, di aver danneggiato una delle telecamere di sorveglianza della struttura. Il culmine dell'azione è stato il tentativo di scuotere e danneggiare una cassa automatica nel tentativo di appropriarsi del denaro presente al suo interno.
Quando la pattuglia dei Carabinieri è intervenuta, il ragazzo ha reagito in modo aggressivo. Per questo, oltre ai reati di danneggiamento e tentato furto aggravato, è accusato anche di resistenza a pubblico ufficiale, per aver aggredito gli agenti mentre cercavano di bloccarlo e ammanettarlo.
Di fronte al giudice, è emerso un quadro personale fatto di profonde difficoltà. Il giovane è nato in Colombia nel 2004 ed è anagraficamente residente a Gravina di Catania. Attualmente, però, è un senza fissa dimora a Torino. Ha raccontato di aver ottenuto la terza media in Sicilia e di vivere grazie all'aiuto di dormitori e Caritas, cercando di ottenere una sistemazione stabile quanto meno per le notti.
L'imputato ha ammesso, davanti alla Giudice Immacolata Iadeluca, di fare uso di alcol e droghe ormai da diversi anni: marijuana e crack, nello specifico. L'imputato avrebbe, inoltre, ammesso di aver bevuto un ingente quantità di vino.
Il ragazzo ha detto di essersi già messo in contatto con il Serd di Torino grazie all’intervento del suo legale. Tuttavia, il percorso di cura non risulta ancora iniziato a causa di ritardi burocratici legati alla sua residenza anagrafica in provincia di Catania. A complicare ulteriormente la sua situazione è una misura di sicurezza alla quale è già sottoposto: l'obbligo di firma presso i Carabinieri di San Salvario, per quattro giorni alla settimana. Una misura imposta in un precedente processo, oltre che una condanna per reati simili già scontata.
Considerati i precedenti del giovane, il Pubblico Ministero ha chiesto una misura molto severa: il divieto di dimora a Torino, di fatto obbligandolo a lasciare la città.
L'avvocato della difesa ha chiesto il provvedimento opposto, l'obbligo di dimora nel capoluogo piemontese, sostenendo che il giovane non ha una vera e propria "capacità criminale" e che necessita l’immediato inizio del percorso di cure presso il Serd di via Lombardia. Inoltre, la difesa ha chiesto che fosse tenuto in considerazione il comportamento calmo e rispettoso tenuto dall’imputato per tutta la durata dell’udienza.
La Giudice ha respinto quanto chiesto dal Pubblico Ministero, optando per una misura intermedia ma più stringente rispetto al passato. È stato così disposto un nuovo obbligo di firma, che va sommarsi al precedente e che obbliga l’imputato a presentarsi presso i Carabinieri di San Salvario tutti i giorni della settimana.

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