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Torino
30 Dicembre 2025 - 00:01
Il 26 dicembre ha debuttato al Teatro Carignano di Torino Malinconico. Moderatamente felice, spettacolo tratto dall’universo narrativo di Diego De Silva e portato in scena da Massimiliano Gallo, che ne è protagonista assoluto e firma anche la regia. Un debutto molto atteso, che segna l’approdo teatrale di uno dei personaggi più amati della narrativa italiana contemporanea: Vincenzo Malinconico, l’avvocato d’insuccesso, cronico indeciso, osservatore acuto e ironico della vita.
Accanto a Gallo, sul palco, un cast affiatato composto da Biagio Musella, Eleonora Russo, Diego D’Elia, Greta Esposito e Manuel Mazia. Le scene sono firmate da Luigi Ferrigno, i costumi da Eleonora Rella, il disegno luci da Alessandro Di Giovanni, mentre le canzoni originali sono di Joe Barbieri. Lo spettacolo è prodotto da Diana Or.i.s. e resterà in scena per la stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino fino a domenica 4 gennaio 2026.
Il progetto nasce dal desiderio di portare a teatro non solo un personaggio, ma una vera e propria voce narrante, già letteraria e poi televisiva, capace negli anni di conquistare un vastissimo pubblico. Vincenzo Malinconico è tutto ciò che normalmente non si celebra: una carriera traballante, una vita sentimentale instabile, una perenne sensazione di inadeguatezza. Ed è forse proprio per questo che risulta così vicino, così familiare, a uno spettatore che fatica a riconoscersi nei modelli vincenti, spesso prevedibili e rassicuranti.
In scena troviamo Malinconico nella pienezza delle sue attitudini di narratore e osservatore del mondo. Il suo è un lungo monologo confidenziale, un flusso di pensieri rimuginante, filosofico, irresistibilmente comico, che si rivolge direttamente al pubblico. Una comicità mai fine a se stessa, sempre votata alla riflessione: perché, come suggerisce lo spettacolo, per far ridere davvero bisogna prima convincere, parlare all’intelligenza e all’esperienza di chi ascolta.
La struttura dello spettacolo si articola in tre grandi capitoli – professione, sentimenti, famiglia – i tre campi in cui si gioca, per tutti, la partita della vita. Tre territori minati, attraversati da dubbi, fallimenti, slanci improvvisi e inevitabili ripensamenti. Ne nasce uno spettacolo essenziale e coinvolgente, dove letteratura e teatro si incontrano, e in cui il pubblico ha la possibilità di riconoscere, nella fisicità del palcoscenico, un personaggio sgangherato e irrisolto che fa ridere proprio quando si rivela sorprendentemente simile a noi.

Massimiliano Gallo e Biagio Musella in una scena
Spiega Massimiliano Gallo, regista e protagonista:
“Quello di Vincenzo Malinconico è un progetto a cui sono particolarmente legato e che ho voluto fortemente. Malinconico l’ho amato, ascoltato; ci siamo fidati uno dell’altro, e finalmente l’ho indossato e vissuto. Portarlo in scena è stato un passaggio naturale, grazie alla penna sopraffina di Diego De Silva e al mio senso dello spettacolo, dandogli corpo e anima. Ora c’è da cucirgli un abito in cui stia comodo: una scena funzionale, un amico immaginario e cinque attori che gli faranno compagnia. In video, gli interventi dei suoi amici, dei suoi amori, del suo complicatissimo mondo. Sarà una regia amorevole, sperando di farvi conoscere Vincenzo per come io lo conosco”.
Malinconico diventa così il simbolo dell’anti-eroe contemporaneo, di quella parte di noi che spesso preferiamo ignorare: fragile, contraddittoria, ironica, profondamente umana. Un personaggio nato dalla penna di Diego De Silva, già protagonista di una fortunata serie televisiva, che qui trova nel teatro una dimensione ancora più intima. La voce si fa corpo, il monologo diventa confessione, e l’esperienza scenica si trasforma in un dialogo diretto e sincero con il pubblico.
Come sottolinea Biagio Musella, uno degli attori in scena:
“Malinconico è uno di noi… è un imperfetto, quindi è stato naturale relazionarsi con lui. Viva gli antieroi! Dobbiamo puntare all’imperfezione”. Una dichiarazione che riassume il cuore dello spettacolo: la celebrazione del dubbio, della fragilità, dell’inadeguatezza come strumenti per leggere il presente.
A dare forma visiva a questo universo interiore contribuisce la scenografia di Luigi Ferrigno, concepita come un vero e proprio paesaggio mentale:
“L’idea era che Malinconico avesse tutto nella mente. Abbiamo pensato a una casa che in realtà è la sua testa: da lì nascono le scale, gli ologrammi, gli spazi in cui si proiettano i pensieri”. Uno spazio più astratto che realistico, capace di accompagnare il flusso filosofico e ironico del protagonista.
In definitiva, Malinconico. Moderatamente felice è uno spettacolo che parla a tutti noi. Racconta, con umorismo tagliente e delicato smarrimento, tutte le volte in cui ci siamo sentiti fuori posto, tutte le maschere che proviamo ogni giorno a indossare: come professionisti, genitori, amanti, amici, cittadini. E forse è proprio questo il segreto del suo successo: Malinconico non vince, ma resiste. Non offre soluzioni, ma pone domande. Non finge, inciampa. E per questo ci somiglia.
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