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Cronaca

Dehor abbandonato trasformato in rifugio notturno: il degrado a Torino

Nel tratto tra via Cherubini e piazza Respighi il dehor di un bar chiuso diventa dimora improvvisata e provoca timori per sicurezza e decoro

Dehor abbandonato

Dehor abbandonato trasformato in rifugio notturno: il degrado a Torino

Nel tratto di via Cherubini che conduce verso piazza Respighi, nel quartiere Barriera di Milano, da giorni si sta consumando una scena che molti residenti definiscono ormai insostenibile. Il dehor di un bar pasticceria chiuso da tempo, lasciato incustodito e senza protezioni, è stato trasformato in un rifugio notturno da parte di un gruppo di persone che lo ha occupato stabilmente, sistemando materassi, coperte e diversi oggetti personali all’interno della struttura. Un’immagine che non sorprende soltanto per la precarietà del contesto, ma per il crescente senso di insicurezza che sta generando nel quartiere.

Il dehor, rimasto lì dopo la cessazione dell’attività commerciale, è diventato un punto vulnerabile: uno spazio esposto, privo di manutenzione, che si presta a occupazioni temporanee e conflittualità tra chi lo usa come riparo di fortuna. Residenti e passanti lo notano ogni giorno, e più di qualcuno racconta di aver cambiato marciapiede per evitare discussioni o movimenti sospetti. La questione, tuttavia, non riguarda soltanto la presenza di persone senza fissa dimora, ma anche il rischio concreto che situazioni di degrado possano degenerare in forme di violenza o risse, come già accaduto nelle ultime ore.

Secondo la segnalazione arrivata alle istituzioni, nella serata precedente si sarebbe verificato un momento di tensione quando altri soggetti hanno tentato di introdursi nella struttura, scontrandosi verbalmente con chi già occupava il dehor. Un episodio che fa emergere una dinamica chiara: quel piccolo spazio inutilizzato è diventato un territorio conteso, un rifugio improvvisato che può trasformarsi rapidamente in un luogo di conflitto.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia ha dichiarato di aver inviato documentazione fotografica al presidente di Circoscrizione affinché si attivi presso gli uffici competenti. L’obiettivo è ristabilire decoro e sicurezza in un tratto di quartiere che negli anni ha già vissuto momenti difficili, tra occupazioni, sporcizia e criticità legate alla convivenza in uno dei territori più complessi della città. La richiesta è chiara: rimuovere il dehor o comunque intervenire strutturalmente per evitare che resti accessibile, prevenendo ulteriori episodi che possano mettere in agitazione residenti e commercianti.

Il punto più critico riguarda l’abbandono materiale della struttura. Lasciare un dehor alla portata di chiunque, senza barriere né controllo, significa di fatto creare un riparo facilmente sfruttabile da gruppi diversi, che si alternano o si contendono lo spazio. È un problema che non riguarda solo Barriera di Milano: in molte città italiane il tema dei locali chiusi e delle strutture lasciate a se stesse è diventato centrale nel dibattito sul decoro urbano. Quando un esercizio commerciale smette di esistere, lascia dietro di sé un pezzo di città senza custodia: uno spazio che può diventare ricettacolo di situazioni rischiose, soprattutto in zone già fragili.

Barriera di Milano resta uno dei quartieri più esposti a fenomeni di microcriminalità, disagio sociale e occupazioni irregolari. La presenza di un dehor inutilizzato, aperto e facilmente accessibile, aggiunge uno strato ulteriore di vulnerabilità. I cittadini raccontano di aver segnalato più volte la situazione, chiedendo che si intervenga anche per evitare che il marciapiede venga occupato in modo permanente, trasformando un servizio commerciale in uno spazio di marginalità.

La speranza, come dichiarato dal capogruppo di Fratelli d’Italia, è che si possa agire «nel più breve tempo possibile» per evitare che la situazione degeneri oltre. Il timore condiviso è che si passi da una convivenza difficile a episodi più gravi, che possano coinvolgere anche chi semplicemente abita, lavora o attraversa quel tratto del quartiere. La sensazione di insicurezza, infatti, è già palpabile, soprattutto nelle ore serali.

Il caso riporta al centro un tema più ampio: il destino delle strutture inutilizzate negli spazi urbani. Dehor, edifici abbandonati, serrande chiuse da mesi o anni non sono mai elementi neutri. Diventano contenitori di ciò che la città non riesce più a gestire: povertà estrema, fragilità, tensioni sociali. E quando questo avviene in aree densamente popolate come Barriera di Milano, l’impatto sulla qualità della vita è immediato.

Il quartiere, che da anni convive con criticità strutturali, chiede interventi rapidi e capacità di prevenzione. Un dehor rimosso o messo in sicurezza non risolve i problemi più profondi, ma elimina almeno una delle condizioni che oggi favoriscono scontri, tensioni e timori diffusi. La cittadinanza chiede che gli spazi pubblici o para-pubblici tornino a essere luoghi ordinati, non rifugi improvvisati né punti di conflitto.

Nel frattempo, la situazione continua a essere monitorata: l’obiettivo dichiarato è impedire che quell’angolo tra via Cherubini e piazza Respighi diventi teatro di nuove degenerazioni. Per ora resta un segnale forte, lanciato dai residenti e raccolto dalle istituzioni: un quartiere può sopportare molto, ma non l’abbandono.

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