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Cronaca

Archiviata l’indagine sul sindaco di Moncalieri: “Ferito, ma la giustizia mi ha restituito dignità”

Il gip di Torino accoglie la richiesta della Procura: chiusa dopo quattro anni l’inchiesta per tentata concussione sul sindaco Paolo Montagna

Archiviata l’indagine sul sindaco di Moncalieri: “Ferito, ma la giustizia mi ha restituito dignità”

Archiviata l’indagine sul sindaco di Moncalieri: “Ferito, ma la giustizia mi ha restituito dignità” (immagine di repertorio: Paolo Montagna)

Dopo quattro anni di attesa, Paolo Montagna, sindaco di Moncalieri, esce completamente scagionato dall’inchiesta che lo aveva travolto nel 2021. Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino, accogliendo la richiesta della Procura, ha disposto l’archiviazione del procedimento penale per tentata concussione. Le motivazioni sono nette: quanto accaduto rientra in una “normale prassi pre-elettorale”, e dunque “il fatto non costituisce reato”.

L’indagine era nata da un esposto anonimo presentato nell’autunno del 2021, poco dopo una riunione di maggioranza organizzata dallo stesso Montagna con assessori e consiglieri comunali. Al centro di quell’incontro c’era la preparazione alle elezioni per il Consiglio Metropolitano di Torino, organo politico che rappresenta i Comuni dell’area torinese e che, in base alla legge Delrio, viene eletto proprio dagli amministratori locali. Secondo l’anonimo segnalante, nel corso della riunione il sindaco avrebbe esercitato pressioni indebite sui componenti della maggioranza, arrivando — secondo l’accusa originaria — a minacciare ripercussioni politiche o amministrative nei confronti di chi non avesse seguito le sue indicazioni di voto.

L’ipotesi di reato formulata inizialmente dalla Procura era di tentata concussione, ossia il presunto tentativo di ottenere un comportamento favorevole da altri amministratori pubblici attraverso intimidazioni o abusi di potere. Un’accusa pesante, che ha avuto conseguenze immediate sulla vita politica e personale di Montagna. Nelle settimane successive all’iscrizione nel registro degli indagati, il sindaco aveva subito perquisizioni nella sua abitazione e nella sua auto, oltre al sequestro del telefono cellulare. L’inchiesta aveva avuto ampia risonanza mediatica, alimentata anche dall’anonimato della denuncia, e aveva creato un clima di sospetto intorno alla giunta di Moncalieri.

Montagna, che fin dal primo momento aveva definito l’accusa “infamante e totalmente infondata”, ha sempre negato qualsiasi forma di minaccia o pressione. In una dichiarazione diffusa allora, spiegava di aver condotto una normale discussione politica interna, “a tratti anche accesa ma mai minacciosa”. Il confronto — sosteneva — faceva parte della dialettica di una maggioranza alle prese con una scelta politica di rilievo, non certo di un atto intimidatorio. Una versione che, dopo anni di indagini e audizioni, è stata confermata dagli accertamenti della Procura, che ha chiesto l’archiviazione del fascicolo per mancanza di elementi di reato.

Nelle ultime ore il sindaco ha commentato la decisione del gip con parole che intrecciano sollievo e amarezza. «Sono sollevato — ha scritto sui social — anche se dentro di me non ho mai smesso un attimo di credere che la giustizia mi avrebbe reso giustizia. Ma non posso dire che “tutto è bene quel che finisce bene”. Non sarebbe la verità. La ferita è profonda». Un sentimento che riflette il peso dei quattro anni trascorsi sotto indagine, in una condizione di attesa e sospensione. «La certezza di aver agito correttamente, oggi finalmente riconosciuta anche dalla legge — ha aggiunto — non basta a cancellare i momenti duri: la perquisizione in casa, il sequestro del cellulare, i titoli dei giornali, i commenti infamanti di chi intendeva soffiare sul fuoco».

Ma più delle procedure e delle accuse, a ferirlo — scrive Montagna — è stato il clima di sfiducia creatosi intorno a lui, anche da parte di alcuni membri del suo stesso ambiente politico. «La cicatrice più dolorosa resta scoprire che qualcuno, tra chi mi conosceva come uomo e come sindaco, ha scelto di gettare fango sulla mia onestà nascondendosi dietro l’anonimato. E che altri, nella mia stessa comunità politica, hanno visto in questa indagine un’occasione per deridere, denigrare e isolare invece di attendere i tempi della giustizia».

Oggi, con il provvedimento di archiviazione, l’accusa di tentata concussione — nata da una riunione politica e alimentata da una denuncia senza nome — è definitivamente caduta. Il Giudice per le indagini preliminari ha accolto in pieno le conclusioni del Pubblico Ministero, sottolineando come le frasi pronunciate nel contesto di una discussione politica non potessero essere interpretate come una minaccia, ma come espressione di una normale dialettica tra amministratori eletti.

Nel messaggio conclusivo, Montagna non parla di vendetta, ma di lezione civica. «Non provo rancore né desiderio di rivalsa — scrive —. Piuttosto, sento il dovere di invitare tutti, chi ha ruoli nelle istituzioni o nei partiti, a una riflessione profonda. Quando la politica dimentica il rispetto delle persone e dei ruoli, e trasforma il confronto in fango, perde credibilità. Tutti la perdono, non solo qualcuno. E a pagarne il prezzo sono le nostre comunità, sempre più deluse, forse non a caso sempre più lontane da tesseramenti e urne».

Con la chiusura definitiva del caso, Montagna può ora tornare pienamente al suo ruolo di sindaco di Moncalieri, città che guida dal 2015 e che, anche nei momenti più difficili, ha continuato a rappresentare con equilibrio e continuità amministrativa. L’archiviazione, per lui, non è solo un atto giudiziario, ma un punto fermo in una vicenda che ha messo alla prova la fiducia personale e politica di un uomo delle istituzioni.

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