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Cronaca

Cento ragazzi in piazza per il 15enne aggredito ad Halloween: “Lui non deve vergognarsi di nulla”

Cori, cartelli e commozione per il ragazzo vittima di tre coetanei

Cento ragazzi in piazza per il 15enne aggredito ad Halloween

Cento ragazzi in piazza per il 15enne aggredito ad Halloween: “Lui non deve vergognarsi di nulla” (foto di repertorio)

Un pomeriggio di rabbia e solidarietà. Oltre un centinaio di giovani si sono radunati lunedì 4 novembre in una piazza del Torinese, a pochi metri dall’abitazione del quindicenne vittima di un’aggressione nella notte di Halloween, per manifestargli vicinanza e dire no al bullismo. Un gesto semplice ma potente, nato in poche ore sui social e trasformato in un abbraccio collettivo. L’inchiesta della Procura per i minorenni di Torino contesta ai tre ragazzi coinvolti sequestro di persona e violenze aggravate: un episodio che ha sconvolto la comunità e mobilitato un intero quartiere.

La madre del ragazzo, visibilmente provata, ha preso la parola davanti ai presenti. La sua voce, rotta dall’emozione, è diventata il cuore della manifestazione: «La gente deve sapere che lui non si deve vergognare di niente, loro sì. Mio figlio deve camminare a testa alta, loro a testa bassa». Parole dure, accolte da un lungo applauso e dai cori dei ragazzi, che tenevano in mano cartelli con le scritte “Basta bullismo” e “Non sei solo”.

Attorno a lei c’erano studenti, genitori, insegnanti e volontari. In tanti hanno voluto esserci per spezzare il silenzio e per ribadire che la violenza non può essere considerata una “bravata”. L’atmosfera era densa, carica di tensione ma anche di partecipazione autentica. La madre ha poi aggiunto di non aver ricevuto scuse né contatti dalle famiglie dei tre indagati: «Mi aspettavo almeno un messaggio, invece niente».

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la sera del 31 ottobre il quindicenne aveva accettato di uscire con tre conoscenti, ignaro di quello che sarebbe accaduto. Quella che doveva essere una serata tra amici si è trasformata in un incubo di violenza, un pestaggio che avrebbe lasciato segni non solo fisici. «Lui è un bonaccione, si fida di tutti», ha spiegato la madre, ricordando quanto la fiducia, quella notte, sia stata tradita.

Già la sera precedente, una decina di coetanei si erano riuniti sotto casa del ragazzo per esprimergli affetto. Ma la manifestazione di ieri ha avuto un peso diverso: cento giovani scesi in strada per ribaltare il copione di paura e vergogna, per dire che la violenza non può isolare né zittire.

L’indagine, seguita dal sostituto procuratore per i minorenni, punta a chiarire la dinamica dei fatti e il ruolo di ciascuno dei tre indagati. Gli investigatori stanno analizzando i telefoni e i messaggi scambiati nelle ore precedenti, ricostruendo i movimenti e le motivazioni di un gesto che ha scosso il territorio. Tutti e tre i ragazzi risultano già formalmente indagati e seguiti dai servizi sociali.

La mobilitazione non si è fermata alla piazza. Diversi insegnanti hanno annunciato incontri nelle scuole del quartiere per affrontare il tema del bullismo e delle violenze tra adolescenti, con l’obiettivo di trasformare la solidarietà in prevenzione. Le associazioni locali, intanto, stanno preparando una marcia simbolica per i prossimi giorni, aperta a studenti e famiglie, per riportare il dibattito su un terreno civile e pubblico.

Nel tardo pomeriggio, la piazza è tornata silenziosa. Restavano solo alcuni cartelli abbandonati e i fiori portati dagli amici. Su uno, la scritta che riassumeva tutto: “Non è lui che deve abbassare lo sguardo”.

La comunità torinese, scossa e unita, ha scelto di non restare indifferente. E di ricordare che, in una società in cui i più giovani spesso si perdono tra violenza e paura, la dignità si difende anche così: in strada, insieme, guardandosi negli occhi.

L’inchiesta della Procura per i minorenni di Torino contesta ai tre ragazzi coinvolti sequestro di persona e violenze aggravate: un episodio che ha sconvolto la comunità e mobilitato un intero quartiere

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