Un augurio semplice, diretto, senza orpelli. Un augurio moderno. Un augurio Affidato a un video su YouTube, accompagnato da una musica discreta, quasi a voler lasciare spazio solo alle parole. È così che il vescovo di Ivrea, Daniele Salera, ha scelto di rivolgersi alla comunità in occasione del Natale, con un messaggio che evita i toni solenni e preferisce una riflessione intima, concreta, profondamente legata al senso stesso della Natività.
«Carissimi, approfitto di questo video per fare a tutti voi un augurio per un buon Natale e un felice anno nuovo», esordisce il vescovo. Un augurio che non resta però sul piano formale, ma si trasforma subito in un invito preciso: sentire il Signore vicino, cercarlo perché se ne ha bisogno, perché non se ne vuole fare a meno. Non un Dio distante, rituale, ma una presenza da riconoscere e accogliere nella vita quotidiana.
Nel suo messaggio, Daniele Salera richiama il Vangelo della Natività, ma anche la tradizione francescana. Cita Francesco d’Assisi e la sua biografia scritta da Tommaso da Celano, ricordando il desiderio del santo di avere sempre davanti a sé Gesù, di sentirlo bambino, fragile, povero, come nel presepe di Greccio. Un’immagine che diventa chiave di lettura del Natale: non potenza, non trionfo, ma vicinanza e umiltà.
Il vescovo fa poi riferimento anche agli scritti del Papa, ricordando come nulla nella vita di Gesù sia stato casuale: la nascita a Betlemme in una mangiatoia, l’esilio in Egitto, il rifiuto da parte della sua gente, fino alla morte violenta, lontano dalla sua città e fuori dalle mura di Gerusalemme. Una scelta precisa, sottolinea Salera, quella di stare dalla parte degli ultimi, di condividere fino in fondo la condizione di chi vive ai margini.
«Il Verbo, facendosi carne, ha preso proprio quella posizione: la posizione di chi è ai margini», ricorda il vescovo. Ed è da qui che nasce l’invito centrale del messaggio natalizio: se vogliamo incontrare davvero Gesù in questo Natale, dobbiamo cercarlo lì, tra gli ultimi. Non solo attraverso gesti di beneficenza o iniziative di solidarietà, ma con qualcosa di più impegnativo e più vero: il tempo, la presenza, la relazione.
«Stiamo un po’ con loro, passiamo un po’ del nostro tempo con chi ha avuto meno di noi o con chi ha bisogno di noi», dice Daniele Salera, invitando a non lasciare nessuno solo, non solo nel bisogno materiale, ma anche nell’isolamento, nell’invisibilità. È lì, conclude, che Gesù continua a scegliere di stare in mezzo agli uomini.
Un messaggio che non cerca l’applauso, che non indulge in frasi ad effetto, ma che riporta il Natale al suo nucleo più scomodo e più autentico: la povertà, la marginalità, la responsabilità personale. E che si chiude con poche parole, semplici e nette, come tutto il discorso: «Buon Natale».