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Cronaca

Sei anni di ricatto a sfondo sessuale nell'Astigiano: arrestata una donna che si fingeva escort

Fingendosi escort su un sito di incontri, ha estorto 62 mila euro a un 51enne minacciandolo di diffondere foto e chat intime

Sei anni di ricatto a sfondo sessuale nell'Astigiano: arrestata una donna che si fingeva escort

Sei anni di ricatto a sfondo sessuale nell'Astigiano: arrestata una donna che si fingeva escort (immagine di repertorio)

Un ricatto silenzioso, durato sei anni e consumato a distanza. È finita con un arresto in Veneto, a Montegrotto Terme (Padova), la lunga indagine della Procura di Asti su un caso di “sextortion”, una forma di estorsione sessuale online che ha travolto un uomo di 51 anni residente nella città piemontese.

La protagonista della vicenda è una donna di 46 anni, di origine brasiliana, che per anni avrebbe ricattato l’uomo, costringendolo a versarle complessivamente 62 mila euro. Tutto era iniziato, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, su un sito per incontri a sfondo sessuale, dove la donna si era registrata fingendosi una escort. Dopo i primi contatti, avrebbe ottenuto messaggi intimi e informazioni personali dalla vittima, per poi trasformare la relazione virtuale in una trappola.

Minacciandolo di diffondere le chat e le foto ai familiari e ai colleghi di lavoro, la 46enne lo avrebbe indotto a pagamenti continui, richieste su richieste, con importi sempre più alti. Ogni volta che l’uomo tentava di interrompere la comunicazione, la donna passava alla persecuzione, inviandogli decine di messaggi e chiamate, alternando toni minacciosi e promesse di silenzio.

L’incubo è durato dal 2019 fino alla scorsa primavera, quando la vittima, ormai «stremata moralmente ed economicamente», come spiegano gli investigatori, ha trovato il coraggio di denunciare tutto alla polizia. Fino ad allora, per paura di perdere la reputazione e di vedere la propria vita privata esposta, aveva sempre ceduto al ricatto.

Le indagini sono state coordinate dal pubblico ministero di Asti e condotte dal personale della polizia giudiziaria dell’aliquota della Polizia di Stato della Procura. Gli agenti hanno ricostruito i flussi di denaro, i movimenti bancari e i contatti telefonici, scoprendo che la donna aveva utilizzato utenze intestate ad altre persone e conti esteri per far sparire le tracce.

Il lavoro degli inquirenti si è esteso fino al Veneto, dove la 46enne risiedeva. Con il supporto della Squadra Mobile della Questura di Padova, la donna è stata arrestata e trasferita nel carcere di Verona. Gli investigatori stanno ora verificando se possa aver colpito altre vittime con la stessa modalità.

Secondo gli inquirenti, la sextortion rappresenta una delle forme più subdole di estorsione digitale, perché sfrutta la vergogna e la paura di essere scoperti. Le vittime, spesso uomini adulti o professionisti, finiscono per subire per anni ricatti sempre più pesanti, senza riuscire a liberarsene.

Il caso di Asti, sottolineano dalla Procura, mostra come sia fondamentale non cedere al ricatto e rivolgersi subito alle forze dell’ordine. In Italia, negli ultimi anni, le denunce per sextortion sono in crescita: un fenomeno che, con l’espansione dei social e delle app di incontri, ha raggiunto proporzioni preoccupanti.

Per il 51enne astigiano, la denuncia ha significato la fine di un incubo. Per la donna, ora, l’accusa è di estorsione aggravata e continuata, reato che potrebbe comportare una pena fino a dieci anni di reclusione.

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