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Cronaca
02 Novembre 2025 - 18:21
Torino, dopo gli scontri all’Einstein la città si interroga: cresce la pressione su scuola, polizia e Comune
Finita l’occupazione del Liceo Einstein di Torino, durata una settimana, gli studenti del collettivo tornano a farsi sentire con una lunga lettera diffusa sui social. Ringraziano chi si è schierato al loro fianco dopo i violenti episodi del 27 ottobre, quando un volantinaggio di un gruppo di militanti di destra davanti all’istituto di via Bologna era degenerato in scontri con gli studenti, portando all’intervento delle forze dell’ordine e all’ammanettamento di un sedicenne.

«Ringraziamo i docenti che fin da subito hanno avuto il coraggio di schierarsi al nostro fianco, al contrario del preside-sceriffo Chiauzza. Ringraziamo i genitori che si sono schierati apertamente e non in maniera scontata dalla parte della lotta, con continui comunicati e interventi di solidarietà e tanto cibo per le colazioni resistenti», hanno scritto gli studenti, che hanno voluto ricordare anche il sostegno ricevuto dal deputato Marco Grimaldi, dall’ANPI, dagli esponenti del Movimento 5 Stelle che il 31 ottobre hanno incontrato gli occupanti e dai collettivi di numerose scuole torinesi che, scrivono, «con ogni mezzo necessario» hanno espresso la loro vicinanza.
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L’occupazione, terminata venerdì scorso, è stata la risposta al clima di tensione esploso dopo l’intervento della polizia, presente con camionette e agenti in assetto antisommossa. I docenti dell’Einstein hanno reagito con un documento indirizzato al preside Giuseppe Chiauzza, nel quale si legge: «Al di là delle possibili interpretazioni sulle specifiche responsabilità degli incresciosi fatti, resta nostra convinzione che le forze dell’ordine siano ricorse a un uso eccessivo della forza e delle misure di sicurezza, giungendo a portare via in manette uno studente sedicenne. Una condotta non giustificata dal comportamento, per quanto veemente, degli studenti dell’Einstein, in buona parte minorenni».
I professori hanno definito l’episodio del 27 ottobre una «deliberata provocazione» e ribadito la loro solidarietà agli alunni «offesi e feriti da un linguaggio foriero d’odio e discriminazione».
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Anche i genitori si sono mobilitati. In una seconda lettera, firmata da oltre 200 famiglie, hanno espresso forte preoccupazione per l’accaduto e per il clima di violenza generato attorno all’istituto. La missiva, inviata non solo al preside ma anche al sindaco Stefano Lo Russo, alla Regione Piemonte e alla Questura, chiede risposte precise sulle modalità dell’intervento della polizia: «Chiediamo una spiegazione circostanziata sulle ragioni e sulla legittimità della presenza della polizia in assetto antisommossa davanti a un liceo frequentato da minorenni e sulle tutele che avrebbero dovuto essere predisposte», si legge nel testo. E ancora: «Non accetteremo che i nostri figli siano lasciati soli davanti alla violenza degli adulti o alla propaganda di gruppi che richiamano ideologie antidemocratiche».
La vicenda approderà anche in Sala Rossa, dove sarà discussa una mozione di solidarietà presentata da Claudio Cerrato (Pd), Valentina Sganga (M5s), Tiziana Ciampolini (Torino Domani), Emanuele Busconi (Sinistra Ecologista), Ludovica Cioria (Pd) e Dorotea Castiglione (M5s). Il documento esprime vicinanza alla comunità scolastica del Liceo Einstein, del Primo Liceo Artistico e del Liceo Marie Curie di Pinerolo, condanna l’uso del termine “maranza” e sollecita l’Ufficio Scolastico Regionale e la Prefettura a garantire che le scuole restino “spazi sereni e scevri da violenze”.
A una settimana dagli scontri, l’istituto di via Bologna resta un simbolo di un conflitto più ampio: quello tra il diritto alla sicurezza e il diritto alla libertà di espressione, dentro e fuori le aule scolastiche.
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