Cerca

Cronaca

Casa sull'albero usata come piazza di spaccio: cinque indagati nel biellese

Base tra cascine e case sugli alberi nella Serra morenica: indagine dei carabinieri dopo un anno di appostamenti

Boschi del Biellese

Boschi del Biellese trasformati in piazza di spaccio: cinque indagati

Nei boschi tra Sala Biellese e Zubiena, nella Serra morenica al confine con il Canavese, il silenzio aveva nascosto per mesi un traffico di droga costante e organizzato. Gli spacciatori avevano scelto una vecchia cascina abbandonata e una casetta sull’albero di proprietà comunale come basi operative, trasformandole in punti di riferimento per clienti provenienti da tutto il Piemonte settentrionale.

I carabinieri del Comando provinciale di Biella hanno smantellato la rete dopo oltre un anno di indagini condotte con intercettazioni, pedinamenti e appostamenti. Cinque persone, tra fornitori, autisti e pusher, sono state identificate e sottoposte al divieto di ritorno nel Biellese, mentre decine di acquirenti sono stati segnalati alla Prefettura come consumatori.

Nella cascina di Sala Biellese gli investigatori hanno trovato resti di bivacchi: pentole, piatti, coperte, tracce di una permanenza prolungata. A Zubiena, la piccola casa sull’albero era stata trasformata in un punto d’appoggio nascosto, ideale per preparare le dosi e ricevere i clienti. I luoghi, isolati ma facilmente raggiungibili, permettevano di muoversi senza destare sospetti e di sfuggire ai controlli, sfruttando i sentieri interni e la fitta vegetazione.

La rete, ricostruita passo dopo passo, aveva una struttura fluida ma efficiente. Gli spacciatori arrivavano dal Milanese, dove si rifornivano di cocaina, eroina e hashish, poi si stabilivano per periodi di tempo variabile nella Serra. Le consegne avvenivano a ogni ora, anche di notte, con appuntamenti fissati via telefono. I clienti erano numerosi e di profili diversi: giovani, operai, impiegati, uomini e donne, provenienti non solo da Biella ma anche dal Canavese, dal Vercellese e talvolta dal Torinese.

L’attività di spaccio era divenuta una presenza costante nella zona, tanto che alcuni residenti avevano segnalato movimenti insoliti e auto parcheggiate a lungo nei pressi dei sentieri. Le indagini hanno confermato un flusso regolare di acquirenti, con picchi nelle ore serali e nei fine settimana. I video raccolti dai militari hanno documentato incontri, scambi e fughe rapide all’arrivo delle pattuglie.

Durante le perquisizioni, i carabinieri hanno trovato sostanze stupefacenti pronte alla vendita, strumenti per il confezionamento e piccoli quantitativi di denaro. Le prove raccolte hanno permesso di delineare un sistema che, pur non appartenendo a un’organizzazione gerarchica, mostrava un grado di coordinamento elevato e un chiaro piano logistico. I fornitori si occupavano dell’approvvigionamento, gli autisti dei trasporti verso il Biellese, i pusher della distribuzione diretta nei boschi.

L’operazione ha segnato un punto importante nella lotta al microspaccio di area rurale, un fenomeno che negli ultimi anni si è spostato dalle periferie urbane alle aree boschive, considerate più sicure e difficili da monitorare. Le zone della Serra morenica, per la loro morfologia e la scarsità di controlli notturni, offrono condizioni ideali per questo tipo di attività.

Le indagini, coordinate dal Comando di Biella, proseguono per verificare eventuali collegamenti con reti di traffico più ampie attive nel Nord Italia. Gli investigatori ritengono che la rete scoperta potesse contare su appoggi esterni per lo stoccaggio e la distribuzione della droga.

Il provvedimento di allontanamento imposto ai cinque indagati mira a impedire la ricostituzione del gruppo e a restituire tranquillità a un’area che per mesi è stata segnata da un continuo via vai di persone e mezzi. L’immagine delle pentole abbandonate nella cascina e dei bivacchi tra gli alberi racconta il volto nascosto di un territorio che, per la sua posizione appartata, era diventato una piazza di spaccio insospettabile, a pochi chilometri dai centri abitati.

Ora i boschi della Serra sono tornati silenziosi, ma le tracce lasciate dal gruppo restano la testimonianza di una criminalità che si adatta, cambia forma e si sposta, sfruttando la geografia e la discrezione dei luoghi.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori