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12 Ottobre 2025 - 16:21
Dieci Comuni impugnano la delibera che vieta i tagli nei boschi per proteggere i chirotteri
Dieci Comuni del Canavese – Cuceglio, Agliè, Castellamonte, Bairo, Scarmagno, Vialfrè, San Martino, Perosa, Torre e Baldissero Canavese – hanno deciso di presentare un ricorso collettivo al Tar contro una delibera della Regione Piemonte dedicata alla tutela della zona speciale di conservazione Scarmagno – Torre Canavese, parte della Morena Destra d’Ivrea.
Il provvedimento regionale introduce nuove regole per la protezione della fauna e del patrimonio boschivo. Tra le principali novità, la Regione ha inserito alcune specie di pipistrelli tra quelle da proteggere e ha aggiornato lo stato delle popolazioni di altre già tutelate. La delibera stabilisce inoltre divieti estesi di taglio degli alberi, includendo quelli vivi, morti, con cavità o nidi di picchio, e persino gli alberi caduti al suolo. Le uniche eccezioni riguardano motivi di sicurezza o esigenze legate alle attività agricole.
Gli enti locali sostengono però che la decisione regionale sia illegittima. Nella delibera approvata si legge che i Comuni non sarebbero mai stati coinvolti nel procedimento di approvazione e che la Regione avrebbe ignorato gli apporti partecipativi spontaneamente forniti dalle amministrazioni. Inoltre, viene segnalato che non sarebbe stata svolta alcuna valutazione ambientale strategica, mentre la scelta di includere determinate specie di chirotteri – Myotis blythiis, Rhinolophus ferrumenquinum, Myothis bechsteini e Barbastella barbastellus – e di modificare lo stato di tutela di Myotis myotis e Myotis emarginatus sarebbe in contrasto con il principio di ragionevolezza e con la necessaria istruttoria tecnico-scientifica.
Le amministrazioni contestano anche la misura del divieto generalizzato di taglio degli alberi, giudicata eccessiva e sproporzionata rispetto agli obiettivi di conservazione. Secondo quanto si legge nel documento, tale misura non sarebbe realmente utile alla protezione dei chirotteri e risulterebbe invece pregiudizievole per le comunità locali, penalizzando la gestione ordinaria del territorio.
Gli amministratori chiariscono che la loro azione non si oppone alla tutela dell’ambiente, ma alle modalità con cui la Regione ha scelto di intervenire, considerate troppo restrittive e prive di una base scientifica adeguata. Sarà ora il Tribunale amministrativo regionale a decidere se la delibera potrà restare in vigore o dovrà essere rivista per conciliare la protezione della biodiversità con le esigenze di vivibilità e gestione del territorio.
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