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Santissima Annunziata: Scuole Superiori chiuse!

Dopo mesi di ricorsi respinti, bilanci in rosso e stipendi pagati a metà, l’istituto di Rivarolo perde definitivamente le scuole superiori. Resistono infanzia, primaria e medie, ma il futuro è appeso alle decisioni del vescovo Salera e alla fiducia, sempre più fragile, delle famiglie

Santissima Annunziata, chiudono le superiori...

Santissima Annunziata, chiudono le superiori...

Contrariamente a quanto si pensa, dare brutte notizie non ci piace affatto. Qualcuno lo pensa ma non è così.  La verità è che ci tocca. E l’ultima, arrivata ieri, ha il sapore della resa definitiva: l’Istituto Santissima Annunziata di Rivarolo Canavese dice addio alle scuole superiori. È la pietra tombale su una lunga agonia che negli ultimi mesi si è consumata tra sentenze, ricorsi respinti e, soprattutto, bugie a piene mani di chi occupando certi ruoli avrebbe il dovere di dire sempre la verità.

Ad inizio anno scolastico, c’era ancora chi sperava in un rilancio: una ventina di famiglie aveva iscritto i propri figli. Ma la realtà si è imposta con la sua durezza. Uno dopo l’altro, tutti se ne sono andati. E' vero, rimangono i cicli inferiori, infanzia, primaria e medie ma una decisione vera non è ancora stata presa.

E adesso che si fa? Nulla, salvo restare in attesa...

Monsignor Daniele Salera, vescovo della Diocesi di Ivrea, proprietaria dell'edificio, proprio come avevamo anticipato in precedenti articoli,  a margine della presentazione della sua prima lettera pastorale, qualche giorno fa, ha chiarito che «il comodato d’uso gratuito con la cooperativa è stato risolto nel momento in cui il Tar, respingendo il ricorso ha confermato la perdita dello status di paritaria».

Un passaggio che non lascia spazio a interpretazioni: senza il riconoscimento ministeriale, l’istituto non può più essere considerato paritario e decade automaticamente anche il titolo che ne giustificava la gestione.

Salera non ha usato giri di parole.

«Il ricorso al Tar non andava fatto – ha detto –. Bisognava responsabilmente prendere atto, alla fine dell’anno scolastico, che si era davanti a un’esperienza che non dava più frutti e che, anzi, continuava a generare problemi. Si poteva avviare un dialogo reale prima, mettendo tutte le carte in tavola per capire cosa fare e permettere alle famiglie di prendere decisioni in maniera più distesa».

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La realtà è che non poteva andare diversamente. Nel contratto di comodato gratuito che regolava i rapporti tra cooperativa e Diocesi, la clausola chiave era scolpita a chiare lettere: “scuola parificata”. Senza parità non c’è convenzione, senza convenzione non c’è più titolo per restare dentro quelle mura.

Il Tar Piemonte, il 9 settembre, lo ha certificato con una sentenza netta: la domanda cautelare di La Risposta è stata respinta, e dal 1° settembre 2025 l’Annunziata non è più una scuola paritaria. Fine della corsa. Fine dei contributi pubblici. Fine delle convenzioni.

Non solo ha respinto il ricorso, ma ha anche messo nero su bianco che l’istituto era stato avvisato, preavvertito, messo davanti alle proprie responsabilità. Dal 13 maggio aveva un mese di tempo per sanare irregolarità gravi: docenti senza titoli, assenza di un coordinatore didattico, contratti incongruenti. Le controdeduzioni del 12 giugno, scrivono i giudici, non erano altro che un’ammissione dei problemi senza alcun rimedio concreto. Una sorta di autodenuncia, incapace di salvare il salvabile.

La verità, amarissima, è che non c’era più nulla da raddrizzare. Non lo era a luglio, quando gli insegnanti ricevevano soltanto acconti di stipendio. Non lo era ad agosto, quando la cooperativa ha fatto un passo indietro lasciando spazio a una cordata di imprenditori, con un bilancio in rosso di quasi mezzo milione di euro. Non lo è oggi, con classi ridotte all’osso e rette incapaci di coprire i costi reali di personale e gestione.

Per la cronaca, la Santissima Annunziata, situata in via San Francesco d’Assisi 14, è stata per decenni una scuola cattolica di riferimento a Rivarolo, con sezioni che spaziavano (anzi, spaziavano) dalla scuola dell’infanzia al liceo delle scienze umane. Dal 1997 la gestione era passata alla cooperativa “La Risposta – s.r.l. Onlus”, che aveva ricevuto l’immobile in comodato gratuito dalla Diocesi.

Negli ultimi anni, però, lo scenario si è incrinato. Le ispezioni ministeriali hanno fatto emergere gravi inadempienze: insegnanti privi di titoli abilitanti, contratti stipulati in maniera non conforme, coordinamenti didattici inesistenti. Irregolarità che hanno portato alla revoca della parità scolastica da parte del Ministero dell’Istruzione. Senza quella certificazione, l’istituto ha perso non solo i contributi pubblici ma anche il diritto a restare nella sede concessa dalla Diocesi.

Nel frattempo, si sono moltiplicati appelli, lettere e richieste d’aiuto alle istituzioni locali, regionali e ministeriali. «Così si distrugge una comunità», hanno scritto i genitori in più di un’occasione, denunciando l’incertezza che ha avvelenato l’inizio dell’anno scolastico e chiedendo soluzioni concrete per salvaguardare i propri figli.

Il vescovo ha però voluto rimarcare anche gli aspetti positivi emersi in questi mesi.

«Con il sindaco Martino Zucco Chinà ho trovato una bellissima corrispondenza, molto tranquilla nel rispetto delle nostre diversità istituzionali o ecclesiali. Il tema è stato incentrato su ciò che serviva alla scuola, perché il rischio è la perdita di due tipi di valori: una proposta di ciclo scolastico completo, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado, e l’identità cattolica della proposta, una delle poche di questo tipo nella nostra Diocesi».

E ancora: «Confrontandoci su cosa era possibile offrire, io ho recepito il fatto che se quelle famiglie avevano scelto la scuola e avessero voluto continuare con la stessa proposta nella didattica, sarebbe stato un bene trovare degli interlocutori piuttosto che arrendersi. Abbiamo letto i dati e cercato di capire se ci sono soggetti interessati a portare avanti questa esperienza».

All’inizio non c’era nessuno disposto a farsi avanti, salvo un gruppo di “volenterosi” – la cordata di imprenditori composta da Alessandro Anedda, Laura Felician, Stefano Freilone, Igino e Silvana Giudici, Maria Grazia Radicci– ha ammesso Salera. Ma la ricerca non si è fermata: «La fase esplorativa è proseguita e ora un interlocutore si è presentato e corrisponde alla cordata, se possiamo definirla così, che non era stata scelta dalla cooperativa nella sua fase assembleare, nonostante avesse tutte le caratteristiche per essere affidabile. Nei prossimi giorni di questa settimana ci auguriamo che sia possibile arrivare a un dunque».

Insomma se la cooperativa “La Risposta” si avvia verso la messa in liquidazione il futuro della Santissima Annunziata resta sospeso tra trattative, decisioni della Diocesi e soprattutto fiducia delle famiglie. Una fiducia incrinata da mesi di incertezze, ma che potrebbe ritrovare forza se davvero, come annunciato da monsignor Salera, si concretizzerà l’arrivo di un nuovo interlocutore.  Tra le tante ipotesi quella di un unicum con l'Istituto Immacolata Concezione che già opera a Rivarolo con le Suore della Carità. Chiaro a tutti che con il “nuovo” che arriva ci saranno anche delle scelte, non solo sulla gestione, ma anche sul corpo docente.

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