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Cronaca
10 Ottobre 2025 - 09:00
Kit del truffatore scoperto nell’Eporediese: bombolette, pettorine e targhe finte
Un arsenale degno di un film, ma pensato per truffe reali. È quanto hanno scoperto i Carabinieri della Compagnia di Ivrea, che con il supporto dei reparti specializzati del Comando Provinciale di Torino hanno messo fine a un piccolo ma ben organizzato sistema di inganni, tra false identità, targhe manipolate e strumenti per simulare interventi ufficiali. Le perquisizioni, scattate all’alba del 4 ottobre tra Montalenghe e San Giusto Canavese, hanno svelato quello che i militari hanno definito un vero e proprio “kit del truffatore”, nascosto in due abitazioni e in un’auto parcheggiata nel cortile di una delle case.
Nell’abitazione dei coniugi di Montalenghe, i militari hanno trovato in un armadio sette bombolette spray al peperoncino, mascherine chirurgiche, ricetrasmittenti con auricolari, un detector di gas falso, tesserini contraffatti con il logo dell’Arma, un berretto, guanti, pettorine catarifrangenti e mazzi di adesivi alfanumerici, probabilmente utilizzati per alterare targhe di veicoli impiegati durante i colpi. Accanto a questo, 640 euro in contanti, in banconote di diverso taglio. Il quadro si è aggravato quando, sotto il sedile posteriore dell’auto, i carabinieri hanno rinvenuto 26 monete d’argento da 500 lire di dubbia provenienza, mentre in casa è stata scoperta una pianta di marijuana alta un metro e venti, anch’essa finita sotto sequestro.
Il secondo blitz, avvenuto a San Giusto Canavese, ha portato al ritrovamento di due carnet di buoni pasto per un valore complessivo di 400 euro, anch’essi sospettati di provenienza illecita. Tutto il materiale, compreso quello con simboli riconducibili alle forze dell’ordine, è stato posto sotto sequestro per essere analizzato e confrontato con episodi di truffe a domicilio e furti in abitazione registrati negli ultimi mesi nell’area canavesana.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Ivrea e seguite dalla Stazione di San Giorgio Canavese, hanno portato alla denuncia in stato di libertà di due uomini e una donna. Tutti risultano gravemente indiziati di ricettazione, ma le posizioni si differenziano: la donna è accusata anche di detenzione ai fini di spaccio, mentre uno dei due uomini dovrà rispondere di possesso di segni distintivi contraffatti e violazione degli obblighi di una misura di prevenzione già a suo carico.
Secondo quanto trapela, i tre avrebbero potuto utilizzare il materiale sequestrato per inscenare controlli fittizi, fingendosi appartenenti alle forze dell’ordine o addetti del gas, un copione purtroppo noto e spesso usato per introdursi nelle abitazioni di anziani o cittadini vulnerabili. L’uso di ricetrasmittenti, mascherine e pettorine rafforza l’ipotesi di un’organizzazione capace di muoversi con metodo, scegliendo con cura orari e obiettivi.
Gli accertamenti proseguiranno nei prossimi giorni per verificare eventuali collegamenti con altre truffe registrate nel Canavese, in particolare quelle avvenute tra Ivrea, Caluso e Chivasso, dove nelle scorse settimane diversi residenti avevano segnalato finti tecnici del gas o sedicenti carabinieri alla porta. Le modalità operative sembrano infatti combaciare con più episodi denunciati, e non si esclude che il materiale ritrovato fosse pronto per essere riutilizzato in nuove azioni.
Gli inquirenti hanno precisato che il provvedimento nei confronti dei tre indagati rientra ancora nella fase delle indagini preliminari e che vige, per tutti, la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. Tuttavia, la quantità e la varietà del materiale sequestrato, insieme ai precedenti emersi a carico di uno degli uomini, delineano un quadro investigativo denso di indizi.
Le prossime settimane diranno se dietro quel kit si nasconde un sistema criminale più ampio, o semplicemente un gruppo improvvisato che ha tentato di replicare un copione truffaldino ormai ben rodato.
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