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Cronaca
10 Ottobre 2025 - 09:10
Presunti pitbull fuggono dalle ex piscine del Sempione: 82enne e il suo Spritz aggrediti
Un urlo, un ringhio, poi il sangue sull’erba. È bastato un attimo, in un pomeriggio qualunque, perché la routine della passeggiata si trasformasse in paura al parco Sempione, dove un uomo di 82 anni e il suo cane, Spritz, sono stati aggrediti da due pitbull sbucati da un’area recintata ormai ridotta a rifugio per chi nel parco vive ai margini. L’episodio, avvenuto martedì pomeriggio vicino alle ex piscine del Sempione, riporta in primo piano una questione che da mesi incendia il dibattito: chi garantisce la sicurezza di cittadini e animali in aree pubbliche sempre più segnate da degrado e occupazioni abusive?
Antonello — nome di fantasia per tutelarne la privacy — stava tornando al parcheggio dopo la solita camminata quando, da un varco aperto nella recinzione, sono sbucati due cani senza guinzaglio. Prima si sono lanciati contro Spritz, poi contro di lui, che ha cercato di difenderlo. L’uomo è finito al pronto soccorso con ferite alla mano, suturate dai medici. Il cane, affidato alle cure veterinarie, è fuori pericolo. Ma la paura resta, insieme all’immagine di un parco in cui i confini fisici e sociali si sgretolano.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Verangela Marino, capogruppo di Fratelli d’Italia in Circoscrizione, ha commentato con toni duri: «Questi cani hanno già creato tanti problemi. Abbiamo segnalato più volte la loro presenza nelle piscine. E se invece di un anziano ci fosse stato un bambino? In mano a certa gente, certi cani diventano armi». Un’affermazione che fotografa il clima di esasperazione tra i residenti e rilancia la questione di una convivenza ormai fragile tra cittadinanza, marginalità e spazi pubblici.
L’area delle ex piscine non è un caso isolato. Le segnalazioni parlano di un mosaico di criticità che coinvolge l’ex Gondrand, l’area cani, vaste zone del Sempione e l’ex stabilimento Rfi alle spalle di corso Venezia. Luoghi diventati, nel tempo, rifugi per tossicodipendenti, prostitute e senzatetto, ma anche teatri di spaccio e microcriminalità. A questo si aggiungono recinzioni divelte, cantieri violati, varchi aperti e un progressivo senso di abbandono che alimenta insicurezza e tensione.
Su questo fronte, Fratelli d’Italia ha depositato un’interpellanza al sindaco, denunciando la situazione dell’area Rfi, definita “un vero e proprio Tossic Park”. Secondo i residenti, il numero di tende e baracche è cresciuto nelle ultime settimane, mentre la percezione è quella di un via vai continuo, nonostante i controlli periodici di polizia e carabinieri. Gli interventi ci sono, ma sembrano tamponare senza risolvere.
Tre nodi emergono con chiarezza. Il primo riguarda la vulnerabilità delle recinzioni: quando un confine cede, diventa un invito a varcarlo. Il secondo è la mancanza di presidio sociale e istituzionale: senza presenza costante, le aree si trasformano in zone grigie dove tutto è possibile. Il terzo è la gestione degli animali: cani forti e potenzialmente pericolosi lasciati incustoditi rappresentano un rischio oggettivo, a prescindere dalla razza.
La soluzione non passa da un solo provvedimento ma da una rete di azioni coordinate: chiusura e messa in sicurezza dei varchi, controlli regolari, illuminazione, servizi, e soprattutto una reale presa in carico delle persone che vivono nei margini. La sicurezza, qui, non è un concetto astratto ma un fatto quotidiano: reti integre, pattuglie visibili, regole chiare.
La domanda che resta, la più scomoda, è quella che risuona da martedì: «E se ci fosse stato un bambino?» È la domanda che attraversa ogni cronaca di degrado urbano, ogni emergenza ignorata, ogni varco non chiuso. Perché la città non può permettersi che un buco nella rete diventi un varco nella fiducia dei suoi cittadini.
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