Cerca

Cronaca

Torino, volontari e infermieri sotto attacco: due aggressioni in una settimana nei pronto soccorso

Aggressioni al Mauriziano e al Gradenigo: 27enne fermato, 51enne minaccia infermiera con bombola d’ossigeno

Torino, volontari e infermieri

volontari e infermieri sotto attacco

Una notte che doveva finire in ospedale per una semplice assistenza si è trasformata in un film di tensione. È accaduto al Mauriziano di Torino, nel quartiere Crocetta, dove un ventisettenne originario del Gambia, in evidente stato di ebbrezza, ha dato in escandescenze aggredendo prima un volontario della Croce Rossa all’interno dell’ambulanza che lo stava trasportando, poi prendendo a calci una sedia portantina all’ingresso del pronto soccorso. La situazione, già difficile, è precipitata con l’arrivo dei Carabinieri del Nucleo Radiomobile: il giovane, lungi dal calmarsi, ha reagito con violenza anche nei confronti dei militari. L’arresto è scattato in flagranza con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato, e l’uomo è stato condotto in carcere.

Il fatto si inserisce in un quadro preoccupante che vede il personale sanitario sempre più esposto a episodi di violenza. Soltanto pochi giorni prima, il 22 settembre, un caso analogo aveva scosso il pronto soccorso del Gradenigo. In quell’occasione, un cinquantunenne italiano senza fissa dimora, al quale era stata proposta la somministrazione di metadone, si era rifiutato di accettarla e aveva reagito in modo incontrollato: minacce a un’infermiera con una bombola d’ossigeno e un pugno sferrato contro un muro di cartongesso, sfondandolo. Anche in quel caso l’intervento dei Carabinieri aveva portato all’arresto immediato dell’uomo.

Due episodi distinti, a distanza di appena una settimana, che mettono in luce la fragilità del fronte d’emergenza sanitaria. Aggressioni a medici, infermieri, volontari del soccorso e persino a strumenti di lavoro come sedie portantine o dispositivi medici mostrano un contesto sempre più carico di tensione. Situazioni in cui la componente clinica si intreccia con fattori sociali, psicologici e di disagio diffuso, rendendo il pronto soccorso il luogo dove l’urgenza sanitaria si somma al rischio di conflitti e incidenti.

Per operatori e volontari, la gestione quotidiana diventa un banco di prova complesso. Non basta più il bagaglio tecnico: servono strumenti di de-escalation, protocolli chiari per l’intervento immediato e una rete di supporto istituzionale che sappia garantire sicurezza senza trasformare l’ospedale in una zona di repressione. Gli arresti, pur necessari di fronte alla violenza, non risolvono infatti il problema di fondo: la vulnerabilità di chi, in prima linea, presta assistenza a persone spesso fragili, alterate dall’alcol, dalle sostanze o dalla disperazione.

Gli episodi di Torino rientrano in una tendenza nazionale che, negli ultimi anni, ha visto crescere sensibilmente le aggressioni al personale sanitario. Secondo i dati più recenti dell’INAIL e delle associazioni di categoria, le denunce per infortuni legati a episodi di violenza sono in aumento costante, con il pronto soccorso come scenario più colpito. A rendere il fenomeno ancora più allarmante è la sua diffusione capillare: dal Nord al Sud, le cronache restituiscono immagini di infermieri minacciati, medici aggrediti verbalmente o fisicamente, operatori volontari costretti a lavorare in condizioni di rischio.

Il nodo, sottolineano esperti e sindacati, non è soltanto repressivo. Da un lato, è necessario garantire la presenza delle forze dell’ordine nei momenti di maggiore criticità; dall’altro, occorre intervenire con misure strutturali: spazi di attesa più sicuri, formazione specifica per il personale, campagne di sensibilizzazione che restituiscano dignità e rispetto a chi lavora nelle corsie.

Il caso del Mauriziano e quello del Gradenigo, così ravvicinati nel tempo, funzionano come un campanello d’allarme per la sanità torinese e piemontese. Non si tratta solo di episodi isolati, ma della fotografia di un clima che rischia di compromettere il buon funzionamento dell’assistenza d’urgenza. Ogni aggressione sottrae tempo e risorse ai pazienti, alimenta paura tra i professionisti e crea un circolo vizioso che finisce per ricadere sulla collettività.

Non è un caso che il tema sia già arrivato al centro del dibattito politico nazionale, con proposte di legge volte a inasprire le pene per chi aggredisce operatori sanitari e a introdurre presidi di sicurezza più rigidi nei pronto soccorso. Ma la questione non si esaurisce in un aumento delle sanzioni: riguarda l’organizzazione stessa del sistema sanitario e la capacità di affrontare il disagio sociale che spesso sfocia in violenza.

In attesa di soluzioni strutturali, resta la cronaca di due notti torinesi segnate da paura e tensione. Un volontario della Croce Rossa aggredito su un’ambulanza, un’infermiera minacciata con una bombola d’ossigeno, carabinieri costretti a intervenire e due arresti. Due storie che raccontano la vulnerabilità di chi è chiamato a curare e che impongono, con urgenza, una riflessione seria sulla sicurezza in corsia.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori