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Cronaca
01 Ottobre 2025 - 09:48
Falsa multa da 198 euro, allarme nel Canavese: la truffa via mail con logo PagoPa colpisce ancora
La tecnica è ormai collaudata: una mail urgente, scritta con tono ufficiale, che invita a pagare una multa per eccesso di velocità. L’intestazione sembra credibile, il logo è quello della piattaforma PagoPa, e persino il linguaggio burocratico è curato nei dettagli. Il destinatario viene indirizzato a un link dove inserire i propri dati personali e quelli della carta di pagamento. La promessa è quella di regolarizzare una sanzione stradale. La realtà, invece, è una truffa informatica con tutti i crismi.
Nelle ultime settimane, diversi episodi si sono verificati nel Canavese. Almeno due casi a Rivarolo e altri due a Pont hanno coinvolto automobilisti che, tornati dalle vacanze, hanno trovato nella propria casella di posta elettronica la notifica di una presunta contravvenzione. Tutti hanno vissuto lo stesso copione: 72 ore di tempo per pagare, la minaccia del raddoppio dell’importo in caso di mancato versamento, e la decurtazione di sei punti dalla patente. Un pressing psicologico che gioca sulla paura delle conseguenze e sull’urgenza di non perdere tempo.
La trappola non lascia scampo a chi si fida ciecamente dell’apparenza. Una delle mail arrivate a Pont Canavese prevedeva addirittura un secondo sollecito, recapitato dopo il mancato pagamento del primo. Un meccanismo che simula le procedure reali di riscossione, rendendo ancora più difficile distinguere il falso dall’autentico.
A chiarire la vicenda è stata la stessa PagoPa, che ha ribadito con una nota ufficiale come la piattaforma non invii mai direttamente richieste di pagamento via email. L’unico modo per regolarizzare un debito, spiegano i tecnici, è passare dal sito ufficiale o dagli enti creditori. Ogni comunicazione sospetta, soprattutto se invita a cliccare link non sicuri, va considerata come un tentativo di phishing.
Gli esperti sottolineano alcuni elementi che aiutano a riconoscere la truffa. Il sito autentico è raggiungibile soltanto all’indirizzo https://checkout.pagopa.it, con tanto di lucchetto accanto alla barra che certifica la sicurezza. Nelle mail false, invece, compaiono piccoli errori nell’url, lettere invertite o domini insoliti, dettagli che tradiscono l’origine fraudolenta. Altro segnale rivelatore è l’assenza di un ente creditore specifico: nelle comunicazioni reali, infatti, la multa riporta sempre la polizia locale, la prefettura o altro organismo istituzionale che ha elevato la contravvenzione.
In caso di dubbio, gli utenti dovrebbero sempre verificare la sanzione con lo Spid o la carta d’identità elettronica, collegandosi al sito ufficiale di PagoPa o a quello dell’ente creditore. Se il pagamento risulta inesistente, allora la mail è falsa. Per chi purtroppo è caduto nel tranello, resta l’obbligo di avvisare immediatamente la banca per bloccare la transazione e sporgere denuncia alle autorità.
Il fenomeno non è nuovo. Truffe simili, che sfruttano il marchio PagoPa, Poste Italiane o altri servizi digitali diffusi, si stanno moltiplicando in tutta Italia. Nel Canavese, la particolarità è stata la concentrazione di casi in poche settimane, tanto da destare allarme tra i cittadini. Le forze dell’ordine ricordano che la prudenza digitale è ormai indispensabile quanto quella fisica: non aprire link sospetti, non inserire mai credenziali in pagine non certificate, non fidarsi di solleciti di pagamento che giocano sulla fretta.
In un territorio come quello canavesano, dove molti cittadini sono poco avvezzi a controllare i dettagli tecnici delle mail, i truffatori hanno trovato terreno fertile. Ma grazie alle segnalazioni dei primi raggirati, l’inganno non è andato a segno.
Il caso resta comunque emblematico: dietro una grafica istituzionale e un linguaggio freddo, si nasconde una rete di cybercriminalità capace di muoversi con rapidità e precisione, sfruttando la fiducia dei cittadini nei servizi pubblici digitali. E se in questa occasione i danni economici sono stati limitati, il rischio per il futuro è che altri cadano in trappola. Perché, quando la truffa è confezionata bene, l’inganno può sembrare persino più reale della realtà stessa.
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