AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
19 Settembre 2025 - 16:40
BIP card, tre settimane di clic per una tessera da 3 euro: l’ultima beffa firmata GTT
A Torino il vero viaggio non è in autobus, ma dentro il sito di GTT.
Dito puntato sul Biglietto Integrato Piemonte, la mitica BIP card, nata come prodotto della Regione a valere per tutti gli operatori di trasporto pubblico.
In teoria doveva semplificare la vita dei viaggiatori, unificare sistemi, rendere più facile la mobilità. In teoria. Perché nella pratica, soprattutto a Torino e nell’area metropolitana, dove la maggior parte dei trasporti passa da GTT, la tessera è diventata il simbolo del disastro: la plastificazione dell’inefficienza, il lasciapassare che tutti devono avere ma che nessuno riesce a ottenere senza sacrificare tempo, nervi e dignità.
Perché la regola è chiara: senza tessera, niente abbonamento. Non solo annuale o mensile, ma neppure un misero settimanale. Sette giorni di viaggio, eppure serve il tesserino. E qui la prima risata amara: il pezzo di plastica costa appena 3 euro, ma per averlo bisogna scalare la burocrazia come fosse il K2.
La procedura online è una barzelletta. Funziona “bene” solo per chi deve sostituire una card già esistente e, per di più, se compra un abbonamento annuale. Tutti gli altri, quelli che davvero avrebbero bisogno di flessibilità e immediatezza, si arrangino. Il sistema regionale è rigido e antiquato, ma è GTT a trasformarlo in un incubo quotidiano: o sei già dentro, oppure resti fuori.
L’alternativa? Prenotare un appuntamento in un Centro di Servizi GTT. Facile a dirsi. Il portale online è una roulette russa: slot sempre pieni, nessuna disponibilità, finestre che si aprono e si richiudono come miraggi nel deserto. Una cittadina, dopo tre settimane di tentativi quotidiani online, ce l’ha fatta: appuntamento fissato. Tre settimane a cliccare ogni giorno sul sito, tre settimane a guardare la scritta “nessuna disponibilità”. Tre settimane per pagare 3 euro e poter dire: ora posso fare un abbonamento settimanale.
È un paradosso che rasenta la crudeltà burocratica: obbligare a usare una tessera che non si riesce a ottenere, costringere i cittadini a inseguire appuntamenti fantasma per poter pagare. Altro che servizio pubblico: sembra la caricatura di una truffa ben congegnata.
Nel frattempo, GTT si riempie la bocca con la “grande innovazione” Tap&Go: con la carta bancaria si può comprare il biglietto urbano singolo. Una trovata di facciata, buona per i turisti che prendono due volte il tram in una settimana. Ma per chi ogni giorno deve spostarsi tra Torino e i comuni della cintura, serve a nulla. È come offrire mezzo bicchiere d’acqua a chi non beve da una settimana.
Così la BIP card, nata come “biglietto unico del Piemonte”, diventa l’emblema della divisione: tra chi ha avuto la fortuna di riuscire a ottenerla e chi rimane intrappolato in un limbo digitale. Modernità sulla carta, inefficienza totale nei fatti.
E mentre i cittadini aspettano, cliccano e si innervosiscono, i problemi restano gli stessi: autobus che non passano, corse tagliate senza preavviso, metropolitana ferma per guasti improvvisi. Un mosaico di disservizi che trasformano Torino in un girone dantesco. La BIP card non è che l’ultimo tassello, ma un tassello che pesa come un macigno, perché mostra l’abisso tra la propaganda e la realtà.
Il messaggio che passa è devastante: se vuoi usare i mezzi pubblici, preparati a soffrire. Non basta avere la volontà, serve anche resistere a un calvario burocratico che scoraggia e allontana. E così, invece di incentivare la mobilità sostenibile, GTT sembra fare di tutto per riportare la gente in macchina. Perché alla fine, dopo settimane di attesa, molti cittadini rinunciano: meglio l’auto, meglio la bici, meglio qualsiasi cosa che dover supplicare per una tessera da 3 euro.
La verità è che i disservizi GTT non nascono con la BIP card. Chi viaggia a Torino lo sa bene: autobus che prendono fuoco in mezzo alla strada, come accaduto più volte negli ultimi anni; corse soppresse senza preavviso, con gli studenti lasciati alle fermate a congelare d’inverno o a boccheggiare d’estate; la metropolitana che si blocca all’improvviso, costringendo centinaia di persone a risalire in superficie e a inventarsi soluzioni alternative. Per non parlare degli scioperi lampo, che piovono come temporali improvvisi e paralizzano l’intera città.
In questo contesto, la BIP card sarebbe dovuta essere almeno un segnale di modernità, un piccolo passo verso un sistema più semplice e integrato. Invece è diventata la ciliegina sulla torta avariata. Una tessera obbligatoria ma introvabile, una procedura semplice sulla carta ma impossibile nei fatti, una tecnologia che invece di aiutare complica.
E qui scatta l’ironia amara: in una città che ospita musei, fiere internazionali e università, non si riesce a rilasciare in tempi ragionevoli una tessera elettronica da 3 euro. Ci vogliono tre settimane di tentativi quotidiani, un clic dietro l’altro, per conquistare il diritto di poter pagare. Perché questo è il punto: non stiamo parlando di un privilegio, ma del diritto di pagare un abbonamento.
Alla fine, la morale è chiara: la BIP card è regionale, ma a Torino il disastro ha un nome e un cognome: GTT.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.