Cerca

Cronaca

Ci risiamo! Insulti razzisti a un giocatore di colore: il giudice sportivo punisce il club

Nuovo episodio dopo i cori a Kouadio: in due settimane due sanzioni per comportamenti discriminatori dei tifosi valsesiani

Ci risiamo

Ci risiamo! Insulti razzisti a un giocatore di colore: il giudice sportivo punisce il Borgosesia Calcio

Il calcio dilettantistico piemontese si trova di nuovo a fare i conti con un episodio di razzismo che macchia il campo più del fango e della pioggia. Questa volta al centro della vicenda c’è il Borgosesia Calcio, società vercellese militante nel campionato di Eccellenza, colpita da una doppia sanzione disciplinare: una giornata di squalifica del campo e 600 euro di ammenda. La decisione arriva dopo i fatti della gara di Coppa Italia disputata il 17 settembre contro il Borgomanero, durante la quale alcuni sostenitori valsesiani hanno rivolto cori e insulti a sfondo razziale al fantasista avversario Jean Enrico Kouadio, italiano di origini ivoriane.

Secondo quanto riportato dal referto arbitrale, il momento della degenerazione è stato il 42’ del primo tempo, subito dopo un calcio di rigore fallito dalla squadra ospite. Da quel minuto una parte della tifoseria di casa avrebbe iniziato a intonare cori offensivi indirizzati al giocatore di colore, un comportamento che il giudice sportivo ha definito “inqualificabile e del tutto inammissibile”. Da qui la sanzione, accompagnata dall’auspicio – espresso nero su bianco – che simili episodi non abbiano più a verificarsi.

La vicenda assume un rilievo ancora maggiore perché non si tratta di un caso isolato. Solo dieci giorni prima, il 7 settembre, sempre in una partita tra Borgosesia e Borgomanero ma a campi invertiti, Kouadio era stato bersaglio di un insulto altrettanto grave. In quell’occasione alcuni tifosi valsesiani lo avevano chiamato “scimmia”, termine che richiama la peggior tradizione di razzismo da stadio. L’episodio era costato alla società una multa di 350 euro e la disputa di una partita a porte chiuse.

Il ripetersi di comportamenti discriminatori in un arco di tempo così ristretto apre inevitabilmente una riflessione sulla gestione delle tifoserie e sul ruolo delle società sportive. Perché non si tratta di episodi isolati che passano inosservati: due sanzioni in due settimane fotografano un problema strutturale che non può essere liquidato come frutto dell’incoscienza di pochi.

Il calcio dilettantistico, che dovrebbe rappresentare un punto di incontro e di socialità, rischia di trasformarsi in un palcoscenico per manifestazioni che nulla hanno a che fare con lo sport. La stessa formula utilizzata dal giudice sportivo (“inqualificabile comportamento”) sottolinea come la giustizia sportiva non intenda più tollerare atteggiamenti di questo tipo, neppure nelle categorie minori.

La vicenda Kouadio è emblematica: un ragazzo giovane, con talento e passione, che si trova a subire due volte nel giro di pochi giorni lo stesso trattamento discriminatorio. Il danno non è solo personale, ma collettivo. Colpisce il giocatore, colpisce la squadra, colpisce il campionato stesso che rischia di essere ricordato non per i gol ma per le cronache di insulti razziali.

Il Borgosesia Calcio, già colpito dalle due sanzioni, si trova ora davanti a un bivio: continuare a considerare questi episodi come “colpe di pochi” oppure assumersi la responsabilità di un lavoro culturale più profondo con la propria tifoseria. Perché la lotta al razzismo nello sport non si vince solo con le multe, ma con un impegno serio sul territorio, nelle scuole, nelle società, nel dialogo tra generazioni.

Il rischio, altrimenti, è che il copione si ripeta all’infinito: insulti, referto arbitrale, multa, porte chiuse. Uno schema sterile che non cambia la mentalità e che soprattutto non protegge i giocatori. E invece la responsabilità di una società sportiva, anche dilettantistica, è prima di tutto quella di garantire un ambiente sicuro, corretto e rispettoso.

Il caso di Borgosesia non resterà inosservato. La FIGC regionale e gli organi di giustizia sportiva hanno acceso un faro e sarà difficile spegnerlo. Da qui in avanti ogni comportamento sugli spalti sarà monitorato con maggiore severità. È un banco di prova per l’intero movimento calcistico piemontese, chiamato a dimostrare che i valori di lealtà, inclusione e rispetto non sono solo slogan da esibire, ma regole concrete da difendere giorno dopo giorno.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori